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"Io, judoka d'oro a Pechino, gareggiai a Londra mentre aspettavo Leonardo. Ma per Zoe ho rinunciato alla terza Olimpiade" #atletaemamma

di ENRICO SALVADORI -
9 maggio 2021
Quintavalle

Quintavalle

Giulia Quintavalle con il marito Orazio D'Allura e i bimbi Leonardo e Zoe

Una grande atleta capace di portare all’Italia una medaglia d’oro olimpica nel judo a Pechino 2008 ma anche una grande mamma e una dirigente nazionale del Coni. Tutto questo è Giulia Quintavalle, l’esempio di come si possa fare bene tutto. Vale a dire continuare ad altissimi livelli una carriera straordinaria, vestendo i panni di tecnico sia in palestra che nel consiglio nazionale del Coni oltre che far crescere bene un bambino e una bambina e svolgere il ruolo di moglie. Giulia Quintavalle è una donna realizzata che continua a migliorarsi, perché una medaglia d’oro olimpica lo rimane per tutta la vita. Anche nella sfida con le incombenze di tutti i giorni. Che sono tante.   Tecnico di judo, mondo che ha rappresentato la tua vita, come la tua vita ora sono Leonardo e Zoe. “Il bimbo, Leonardo, ha otto anni, Zoe ne ha quattro. Questo anno e mezzo è stato durissimo perché allo scoppio della pandemia sono rimasti a casa e già la scorsa primavera ho conseguito l'abilitazione come maestra elementare e di asilo. Come se le cose da fare fossero poche. Leonardo quest’anno è guarito dal Covid, la piccola ora è in quarantena perché c’è un caso nella sua classe. Non è facile farli stare tranquilli perché il Covid ha sconvolto la loro esistenza, oltre alla nostra. Per fortuna ho un piccolo giardino ma immagino le difficoltà di  coloro che hanno bambini e debbono affrontare questa emergenza in un appartamento minuscolo”. In ogni caso riesci a conciliare tutto. “Fondamentale è avere una famiglia che ti sostiene, che ti supporta sia a livello emotivo che a livello materiale, condividendo quello che fai. Mio marito, Orazio D’Allura, è stato judoka ad alto livello come me ed è cresciuto con i valori dello spirito di sacrificio che gli atleti hanno più di altri. Poi, posso contare su genitori molto premurosi e presenti”. Prima, la conquista della medaglia d’oro olimpica che fece impazzire tutta l’Italia e avvicinarla a uno sport non popolarissimo. . Poi, il ruolo mamma. E’ stata una scelta voluta? “Io vinsi l'oro nel 2008 e partecipai ai Giochi di Londra 2012 quando ero incinta di Leonardo da un mese e non lo sapevo. Il primogenito è nato nel marzo 2013, nel 2014 ho ripreso a gareggiare perché il mio grande sogno era arrivare a Rio 2016 e centrare il traguardo di tre Olimpiadi. Nel judo si può gareggiare sino a 35 anni e non volevo avere rimorsi. Poi ho cominciato a capire che facevo molta fatica per rientrare nel ranking delle migliori dieci della mia categoria, la posizione che avevo sempre occupato. In gara, sentivo di non esser più io. Al primo posto nei miei pensieri c’era solamente il mio bimbo e molto più indietro l’obiettivo di migliorarsi e coronare un sogno. Ecco perché a gennaio 2016 ho detto stop alle gare”.

Giulia Quintavalle con il primogenito Leonardo e il marito Orazio D'Allura

Prima i risultati, poi la maternità. Ma non è stato un calcolo. “Dopo le Olimpiadi di Londra ci siamo sposati. Il desiderio mio e di mio marito era di avere figli. Volevo conciliare tutto, ma ho capito che non era più possibile”. Tania Cagnotto, mamma e campionessa, non si è ancora fermata. “L'ammiro tantissimo. Deve essere considerata un esempio per tutte le ragazze che fanno sport. La dimostrazione tangibile che un figlio non è ostacolo per l’attività agonistica ma è una gioia. E’ bello sapere che quando gareggi, a casa hai i tuoi primi tifosi, i più appassionati, che sono i tuoi figli”. La vicenda della pallavolista Lara Lugli citata per danni dalla sua società perché incinta è stata dolorosa. Una pagina buia. Ma il Coni, di cui fai parte, già dal 2018 ha adottato un provvedimento importante per la tutela delle atlete in gravidanza “Il caso di Lara Lugli mi ha toccato perché ho vissuto la maternità da atleta e l’arrivo di un bambino anche per le sportive deve essere una gioia e non un motivo di discriminazione. E mi auguro che ci sia profonda attenzione su questo tema, perché è ingiusto penalizzare chi sceglie di diventare mamma. Comunque va sottolineato che dal 2018 esiste un fondo maternità di 1000 euro mensili per dieci mesi che rappresenta un traguardo storico, frutto del lavoro della Commissione atleti del Coni di cui faccio parte. E’ stato un segnale forte per salvaguardare il diritto alla maternità.  Spero che tante atlete siano a conoscenza che possono accedere a questo strumento”. La tua vita professionale resta intensa, con impegni in palestra e dietro la scrivania. “Sono istruttrice al Kodokan Cecina, nel Livornese, a pochi chilometri da Rosignano dove sono cresciuta e dove vivo. Con me lavora anche mio marito Orazio D’Allura, come me atleta delle Fiamme Gialle. Poi, sono fiera dell'incarico di rappresentante dei tecnici nel Consiglio nazionale del Coni. E’ un ruolo molto gratificante, segno che stai lavorando bene e puoi dare un grande apporto al massimo ente dello sport italiano come mi ha chiesto espressamente il presidente Giovanni Malagò. C’è un confronto costante con lui, con gli atleti, con i presidenti delle varie federazioni ed è una crescita sia a livello umano che lavorativo”. Un augurio a tutte le mamme per la Festa della mamma. “Il momento è difficile ma noi mamme siamo abituate a lottare, a superare tutti gli ostacoli e a vincere. Non soltanto noi che siamo state atlete. La mamma è la mamma. E’ il punto di riferimento che c’è sempre, è la persona che ti risolve tutti i problemi, che ti aiuta in ogni frangente. Ha sempre un passo in più. L’augurio a tutte le mamme è quello di essere sempre così e di non mollare”.