Da romani conquistatori a “pigri effemminati”: Petronella Wyatt smonta il maschio italiano

La scrittrice e giornalista britannica ribalta l’immagine del macho del Bel Paese, asserendo che questi abbia “smarrito del tutto le sue radici latine”. Una narrazione tossica e irreale

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
7 luglio 2024
Un soldato romano

Un soldato romano

Pigri, effeminati e femministi”, così definisce i maschi italiani la giornalista e scrittrice britannica Petronella Wyatt. Una frase tranchant usata come apertura di un articolo che ha fatto il giro del mondo dopo essere stato pubblicato dall’autorevole quotidiano Telegraph, suscitando giustificata perplessità e immediate ondate di polemiche.

Secondo Wyatt, nota per aver avuto una relazione con Boris Johnson, famoso quanto controverso ex Primo Ministro inglese, l’80% per cento degli italiani sono ‘femminucce’ e indolenti avendo smarrito del tutto le loro radici latine. “Forget Tacito and Cicero”, dimenticatevi di Tacito e Cicerone, dichiara la giornalista, sicura non solo che ormai i moderni discendenti non incarnano più quel prototipo di uomo ma che il loro Dna da antico romano sia andato totalmente smarrito. Una vera e propria orgia di banalità e sciocchezze di basso conio che culminano nella conclusione “Che maschi sono se si dedicano con troppa dedizione alle pulizie come delle donnette e non sanno più nemmeno fare l’amore?”.

"Pigri, effemminati e femministi": questa la descrizione degli uomini italiani della giornalista inglese
"Pigri, effemminati e femministi": questa la descrizione degli uomini italiani della giornalista inglese

Gli stereotipi machisti infranti male da Petronella Wyat

Insomma le uscite originali – per usare un eufemismo – della 56enne vorrebbero colpire nel segno ma fanno cilecca per difetto di stile e di mira. Infatti prendersela con il maschio italiano con l’accusa che possa aver perso alcuni requisiti di ‘machismo’ da commedia all’italiana anni Sessanta, che non rappresenti più il ‘gallo cedrone’ in tutta la sua imponente quanto ridicola burbanza, ha poco senso, anzi non ne ha nessuno in un mondo in totale e perenne trasformazione. Per rincarare la dose la nostra editorialista fa mostra di una cultura tanto vasta quanto raccogliticcia: “Forse non sono i personaggi latini di grande statura i loro avi, ma gli schiavi di questi, o addirittura i barbari invasori come i Goti e i Franchi”. Un delirio del pensiero allo sbaraglio, che la porta a chiedersi dove siano andati a finire i miti alla Marcello Mastroianni, uomini ‘veri’ che vanno al sodo senza tanti complimenti e contorsionismi dialettici.

“Un italiano che non sa più cos’è fare bene l’amore è come Atene senza il Partenone”. Profetessa dei luoghi comuni e teorica dello stereotipo eretto a filosofia di vita, si avventura in analisi storico sociologiche da operetta: “Solo l’influenza asburgica è riuscita a dare un certo ordine all’Italia, perché tranne che per la Toscana rinascimentale, quel Paese non è riuscito a distinguersi in nulla”.

Chi è l’autrice 

Petronella Wyat (Instagram)
Petronella Wyat (Instagram)

A questo punto è lecito chiedersi chi è Petronella Aspasia Wyatt. Ebbene si tratta di una donna londinese di 56 anni la cui celebrità, se così si può dire, è unicamente legata al fatto di aver avuto una relazione piuttosto turbolenta con il futuro primo ministro Boris Johnson, che all’epoca era direttore dello Spectator dove la stessa lavorava. Un classico.

Un rapporto conflittuale con un uomo definito in molte occasioni mentitore seriale e fedifrago per natura. Un ‘macho’ vero, insomma. Uno di quelli di cui la signora si sente probabilmente orfana, magari dopo qualche ipotetica, cocente delusione subita nel nostro Bel Paese. E adesso, faretra in spalla, non esita a scoccare strali contro la ‘femminilizzazione’ del latin lover da pellicola cinematografica.

I commenti sui social non sono mancati di certo e le reazioni non sono state delle più contenute: “Che la smetta di scrivere queste fesserie…Idiozie miste a nostalgia per il machismo tossico, certo che con tipe come questa anche gli anglosassoni non devo passarsela molto bene…”.

Questo per omettere la caterva di insulti diretti, dai quali ovviamente ci dissociamo perché il rispetto non deve comunque mai mancare. Ma una domanda sorge spontanea: il Telegraph così noto per la sua apertura e il progressismo come può decidere di pubblicare simili perle? Mistero, perciò come nei film dei bei tempi amati dalla nostra ineffabile Petronilla, scodelliamo un finale ad effetto: “Gli Italiani moderni si preoccupano della cultura quanto i soldati di Mussolini.” Anche di questo ce ne faremo una ragione.