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Home » Lifestyle » “Montare mobili è un lavoro da donne”. La storia di Silvia e Sarah, le amiche tuttofare di Milano

“Montare mobili è un lavoro da donne”. La storia di Silvia e Sarah, le amiche tuttofare di Milano

Lavoravano insieme in un ristorante, poi la pandemia ha costretto l'attività a chiudere. E così Silvia Scalzi e Sarah Wilson hanno iniziato un po' per gioco e un po' per necessità a fare lavoretti nelle case dei milanesi grazie al sito Taskrabbit: "Quando ci vedono arrivare, le donne si sentono molto più sicure"

Nicolò Guelfi
13 Marzo 2022
Silvia e Sarah, le due amiche tuttofare di Milano

Silvia e Sarah, le due amiche tuttofare di Milano

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Venti anni insieme, prima come amiche, poi come cuoche e infine come tasker. Silvia Scalzi e Sarah Wilson sono due signore sulla cinquantina. La prima è nata a Cremona, mentre la seconda a Londra ed entrambe vivono e lavorano a Milano. Da sempre appassionate di lavori manuali e bricolage, le due si sono ritrovate, un po’ per gioco, un po’ per necessità, ad iscriversi al sito Taskrabbit, attraverso il quale hanno iniziato la loro attività di tasker, ovvero tuttofare, senza avere idea del successo che avrebbero riscosso.

Sarah Wilson e Silvia Scalzi, le due amiche tuttofare

L’arrivo della pandemia e la chiusura del ristorante

In origine le due donne lavoravano insieme nel ristorante “Dicocibo” di via Cecchi a Milano. Con l’arrivo della pandemia e il conseguente lockdown però l’attività è stata costretta a una temporanea chiusura, cosa che Silvia e Sarah non hanno accettato con rassegnazione stando con le mani in mano. Proprio il 25 marzo, in occasione del suo compleanno, Silvia scopre, tramite una pubblicità, Taskrabbit, un sito dedicato a far incontrare persone bisognose di aiuto per dei lavoretti e con persone adatte a svolgerli. 

Dai mobili Ikea al giardinaggio, Silvia: “Non ne potevamo più di stare a casa”

Le due si tuffano nell’avventura “perché non ne potevamo più di stare a casa”, racconta Silvia. Decidono di specializzarsi in lavori come il montaggio di mobili Ikea, riscuotendo un grande successo. “Ad oggi abbiamo portato a termine oltre 200 consegne”, ci racconta Sarah. Le due affermano anche di essere brave nel giardinaggio, ma in realtà le loro qualità sono tante e trasversali. Ad esempio, Silvia ritiene che in questo mestiere sia importante capire le persone: “La psicologia è importante. Puoi capire dal tipo di lavoro che andrai a fare che tipo di persona chiede il nostro aiuto. A volte sono persone d’affari che non hanno tempo, altre volte ragazzi che sono andati da poco a vivere da soli e non sanno come fare”. “A volte ci troviamo ad entrare nelle case più belle e ricche di Milano, altre volte andiamo nella periferia da persone meno abbienti. Capire chi si ha di fronte aiuta moltissimo”, continua Sarah.

Silvia e Sarah lavoravano in un ristorante a Milano. Poi è arrivata la pandemia, e hanno iniziato a fare lavoretti nelle case a Milano

“Per molti il nostro è un lavoro da uomini”

Tradizionalmente, è idea diffusa che i lavori manuali siano anche ‘lavori da uomini‘. Vedersi arrivare due donne ha generato in più di un caso un senso di straneamento e perplessità. “Molti pensavano che io fossi solo la segretaria”, afferma Sarah. In realtà, superata la sorpresa, la cosa ha mostrato anche lati positivi: “Le donne si sentono più sicure quando ci vedono arrivare – racconta Silvia – però ci chiamano anche tanti ragazzi giovani e si stupiscono della velocità nel portare a termine il servizio e dell’abilità nell’usare gli strumenti di lavoro. Ci chiamano anche tanti stranieri in Italia per studio o per lavoro, quando vedono che Sarah è di Londra”. Le due sono state le prime donne ad iniziare l’attività di tuttofare su Taskrabbit in Italia, ma nei mesi successivi hanno incoraggiato altre donne a farlo, motivandole e dando loro supporto. A dimostrazione che non c’è motivo per cui una donna non possa fare un lavoro che gli altri reputano maschile.  

Silvia Scalzi monta un mobile per la cameretta di un bambino

“Il lavoro più impegnativo? Montare un mobile senza toccarlo”

Le commissioni sono le più varie e il bello è che ogni task è una sorpresa da scoprire e una sfida da superare. Alla domanda su quale sia stato il lavoro più impegnativo da portare a termine, Silvia risponde ironicamente: “Una volta una persona ci ha chiesto di montare un mobile bianco senza toccarlo. Temeva che avrebbe potuto sporcarsi”. Invece, su quale sia il lavoro che dà loro maggior soddisfazione, la risposta è chiara: “Le task che ci danno più soddisfazione sono le camerette dei bambini: i genitori ci chiamano la mattina quando i piccoli sono a scuola, così al ritorno trovano la sorpresa. Riceviamo spesso infatti le fotografie dei bambini felici”.

Il lavoro più difficile richiesto a Silvia e Sarah? “Montare un mobile senza poterlo toccare”

“Ogni lavoro è una sorpresa e una lezione”

Spostarsi di frequente in una città come Milano permette di venire in contatto con le situazioni più diverse. Portare a termine i lavori, assieme a conoscere le persone, ha lasciato molti insegnamenti: “Abbiamo imparato tantissimo. Ogni volta è una lezione, ci confrontiamo sempre dopo un lavoro – racconta Silvia –. Ogni task è una sorpresa e uno scoglio da superare. Bisogna risolvere le difficoltà in modo pratico, ma anche psicologico. A volte ci mettiamo d’accordo con il cliente e arriviamo a cambiare le sue perché le persone si fidano della nostra esperienza. Qualsiasi lavoro, alla fine, consiste nel lavorare con le persone”. 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Mani d”oro (@manidorogirls)

Le due donne dichiarano ormai di essere diventate complementari, Silvia è più fisica, approfitta di questi lavoretti per staccare la spina dai pensieri, mentre Sarah è più mentale, vivendo la lettura delle istruzioni e gli incastri di viti e bulloni come un puzzle 3D. Le disavventure delle due vengono raccontate anche sul loro profilo congiunto su Instagram, Mani D’Oro Girls, in cui foto di mobili ben montati si alternano a piatti sfiziosi, preparati dalle mani esperte di due donne che da anni lavorano nel campo della ristorazione e che hanno deciso di rimettersi in gioco nonostante le difficoltà del periodo, rimboccandosi le maniche.

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Venti anni insieme, prima come amiche, poi come cuoche e infine come tasker. Silvia Scalzi e Sarah Wilson sono due signore sulla cinquantina. La prima è nata a Cremona, mentre la seconda a Londra ed entrambe vivono e lavorano a Milano. Da sempre appassionate di lavori manuali e bricolage, le due si sono ritrovate, un po’ per gioco, un po’ per necessità, ad iscriversi al sito Taskrabbit, attraverso il quale hanno iniziato la loro attività di tasker, ovvero tuttofare, senza avere idea del successo che avrebbero riscosso.
Sarah Wilson e Silvia Scalzi, le due amiche tuttofare

L'arrivo della pandemia e la chiusura del ristorante

In origine le due donne lavoravano insieme nel ristorante “Dicocibo” di via Cecchi a Milano. Con l’arrivo della pandemia e il conseguente lockdown però l’attività è stata costretta a una temporanea chiusura, cosa che Silvia e Sarah non hanno accettato con rassegnazione stando con le mani in mano. Proprio il 25 marzo, in occasione del suo compleanno, Silvia scopre, tramite una pubblicità, Taskrabbit, un sito dedicato a far incontrare persone bisognose di aiuto per dei lavoretti e con persone adatte a svolgerli. 

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Silvia e Sarah lavoravano in un ristorante a Milano. Poi è arrivata la pandemia, e hanno iniziato a fare lavoretti nelle case a Milano

"Per molti il nostro è un lavoro da uomini"

Tradizionalmente, è idea diffusa che i lavori manuali siano anche 'lavori da uomini'. Vedersi arrivare due donne ha generato in più di un caso un senso di straneamento e perplessità. “Molti pensavano che io fossi solo la segretaria”, afferma Sarah. In realtà, superata la sorpresa, la cosa ha mostrato anche lati positivi: “Le donne si sentono più sicure quando ci vedono arrivare – racconta Silvia – però ci chiamano anche tanti ragazzi giovani e si stupiscono della velocità nel portare a termine il servizio e dell’abilità nell’usare gli strumenti di lavoro. Ci chiamano anche tanti stranieri in Italia per studio o per lavoro, quando vedono che Sarah è di Londra”. Le due sono state le prime donne ad iniziare l’attività di tuttofare su Taskrabbit in Italia, ma nei mesi successivi hanno incoraggiato altre donne a farlo, motivandole e dando loro supporto. A dimostrazione che non c’è motivo per cui una donna non possa fare un lavoro che gli altri reputano maschile.  
Silvia Scalzi monta un mobile per la cameretta di un bambino

"Il lavoro più impegnativo? Montare un mobile senza toccarlo"

Le commissioni sono le più varie e il bello è che ogni task è una sorpresa da scoprire e una sfida da superare. Alla domanda su quale sia stato il lavoro più impegnativo da portare a termine, Silvia risponde ironicamente: “Una volta una persona ci ha chiesto di montare un mobile bianco senza toccarlo. Temeva che avrebbe potuto sporcarsi”. Invece, su quale sia il lavoro che dà loro maggior soddisfazione, la risposta è chiara: “Le task che ci danno più soddisfazione sono le camerette dei bambini: i genitori ci chiamano la mattina quando i piccoli sono a scuola, così al ritorno trovano la sorpresa. Riceviamo spesso infatti le fotografie dei bambini felici”.
Il lavoro più difficile richiesto a Silvia e Sarah? "Montare un mobile senza poterlo toccare"

"Ogni lavoro è una sorpresa e una lezione"

Spostarsi di frequente in una città come Milano permette di venire in contatto con le situazioni più diverse. Portare a termine i lavori, assieme a conoscere le persone, ha lasciato molti insegnamenti: “Abbiamo imparato tantissimo. Ogni volta è una lezione, ci confrontiamo sempre dopo un lavoro – racconta Silvia –. Ogni task è una sorpresa e uno scoglio da superare. Bisogna risolvere le difficoltà in modo pratico, ma anche psicologico. A volte ci mettiamo d’accordo con il cliente e arriviamo a cambiare le sue perché le persone si fidano della nostra esperienza. Qualsiasi lavoro, alla fine, consiste nel lavorare con le persone”. 
 
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Le due donne dichiarano ormai di essere diventate complementari, Silvia è più fisica, approfitta di questi lavoretti per staccare la spina dai pensieri, mentre Sarah è più mentale, vivendo la lettura delle istruzioni e gli incastri di viti e bulloni come un puzzle 3D. Le disavventure delle due vengono raccontate anche sul loro profilo congiunto su Instagram, Mani D’Oro Girls, in cui foto di mobili ben montati si alternano a piatti sfiziosi, preparati dalle mani esperte di due donne che da anni lavorano nel campo della ristorazione e che hanno deciso di rimettersi in gioco nonostante le difficoltà del periodo, rimboccandosi le maniche.
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