La street art che unisce: il museo a cielo aperto di Tor Marancia, a Roma

Riqualificazione urbana, vivibilità e bellezza estetica: l’effetto della street art può essere multiplo. Il quartiere romano di Tor Marancia ne sa qualcosa. Qui, il progetto “Big city life” ha rivitalizzato e valorizzato l’ambiente per chi lo vive e chi lo visita

di GIOVANNI PIEROZZI -
22 febbraio 2024
La street art di Tor Marancia

La street art di Tor Marancia

Siamo nel quartiere Ardeatino, a sud del centro di Roma. Possiamo già chiamarla periferia, ma nella capitale affermare con certezza quanto è lontano un posto rispetto ad un altro e le distanze che li dividono si rivela sempre molto complicato. Tor Marancia è una zona urbana rinomata nella città per vari motivi: si trova a metà strada di un’arteria urbana tra le più importanti della città, via Cristoforo Colombo, che dalle Terme di Caracalla conduce fino al Palazzo della Civiltà Italiana, nel quartiere Eur. Molti romani la chiamano semplicemente “la Colombo”.

Nei suoi pressi inoltre si trovano alcuni siti archeologici di primaria importanza, come le catacombe di San Callisto, quelle di San Sebastiano e di Domitilia. Nelle vicinanze inoltre è presente un luogo ben più triste e sacro per la storia recente del nostro paese, il Mausoleo delle Fosse Ardeatine. Insomma, potremmo definire Tor Marancia una zona di passaggio per raggiungere posti e siti storici, culturali e artistici conosciuti in tutto il mondo.

Ma forse non tutti sanno che nel cuore del quartiere è presente un sito artistico anch’esso di primaria importanza. È vero, fuori dalle più importanti rotte culturali della città in termini di cosa vi è esposto. Se parliamo di Roma infatti la prima cosa che ci viene in mente è la storia di cosa ci hanno lasciato l’Impero Romano e il ventennio fascista, le raccolte dei Musei Vaticani, le Scuderie del Quirinale, i Musei Capitolini e via dicendo. E invece a Tor Marancia dal 2015, grazie al progetto Big City Life, è presente un’altra idea di opera artistica, unica nel suo genere.

Il museo condominiale

Si tratta del Museo Condominiale di Tor Marancia, una raccolta di 22 murales ideati e realizzati in poco più di un mese da altrettanti street artists provenienti da 10 paesi del mondo, che colorano e danno vita alla borgata romana. Le opere sono state realizzate sulle facciate vuote di 11 palazzine, circa 140 metri quadrati per singola opera, trasformando completamente la vita dei residenti e l’identità del rione, divenuto un vero e proprio museo a cielo aperto, fruibile 24h e sette giorni su sette. Secondo varie stime questo luogo insolito quanto speciale accoglie circa 20.000 visitatori ogni anno tra singoli arrivi e le gite scolastiche.

Il successo di questa iniziativa è stato talmente importante che addirittura la Bbc ha realizzato un documentario sul progetto Big City Life. Su Trip Advisor invece ha recensioni tra le migliori dei siti artistici cittadini.

Le opere

Tutte e 22 hanno un significato e un fascino particolari, differenziandosi per tema e soggetti rappresentati. Tra le tante, particolarmente affascinanti sono quelle dell’artista australiano Guido Van Helten, Io sarò, oppure l’opera Distanza uomo natura dell’artista filippino Jerico, o ancora Il ponentino, opera del portoghese Pantonio. Un mix unico di significati ed estetica, che rendono Tor Marancia per tutti i gusti, ma non solo. Questa può essere un effetto poco distinguibile nell’immediato, ma che con gli anni si è vista più che irrompere nel panorama rionale, ovvero il concetto di riqualificazione urbana. Un successo artistico ma anche culturale e soprattutto sociale.

Questi murales hanno reso più vivibile queste vie e piazze, hanno fatto sentire le persone meno abbandonate a sè stesse e più orgogliose di vivere il quel luogo. La qualità della vita non può che migliorare in questi casi, ed è per questo che di esperienze artistiche come quella di Tor Marancia nelle nostre città ce ne dovrebbero essere molte di più, soprattutto nei luoghi di periferia e più degradati.

L’idea sulla street art

Inoltre salirebbe molto più la considerazione che la società ha della street art, un’esperienza a noi insolita, dato il nostro consolidato patrimonio artistico nazionale sparso in tutte le città del paese. Ma con un difetto: è un’arte statica, immobile, spesso racchiusa nei centri cittadini, lì dove tutto è iniziato. La street art invece scorre veloce per le vie dei quartieri, sulle facciate degli edifici, sui muri che dividono le arterie urbane. Un’arte che riqualifica i luoghi, vi porta persone, crea curiosità, migliora la vita. Tor Marancia ne è uno degli esempi.

La street art inoltre racconta il presente. Spesso infatti gli artisti tendono a prendere spunto dagli eventi attuali, personalità di spicco, luoghi simbolo di tutto il mondo, che riportano in modo spesso allegorico, difettoso, per esprimere dissenso e protesta. Dare insomma un messaggio e non fermarsi all’estetica dell’opera. E’ un po' difficile pensare che questo tipo di espressione artistica possa prendere forza in una città come Roma, simbolo prediletto dell’arte religiosa. E invece Tor Marancia dimostra che se si vuole lo spazio si trova, soprattutto fuori dai centri cittadini, ricolmi di arte sacra.

Basti pensare che nel corso degli anni, e dopo il 2015 soprattutto, per la quantità e la qualità di esposizioni permanenti e opere ormai fissate sul cemento, tante testate giornalistiche arrivavano a paragonare Roma a Berlino, capitale per antonomasia della street art. Un’arte giovane che ha ancora tantissimo da dire, in termini sia estetici che di messaggio sociale e culturale. Insomma, la street art non lascia da soli.