Neymar con la maglia del Brasile. Il Psg lo paga 500 mila euro al mese per essere gentile con i tifosi
Aver scoperto che il calciatore
Neymar viene pagato dal Paris Saint Germain
mezzo milione di euro al mese “per essere
gentile con i tifosi”, come da clausola nel contratto, ha creato non poco imbarazzo nel mondo del calcio. Altrettanto, sulle tribune. Quanto vale per il talento brasiliano
salutare i tifosi? Al
Paris Saint Germain costa più o meno di un autografo? E il
sorriso alla curva a fine partita è incluso nei 500mila al mese? Al di là della facile ironia che il cosiddetto “bonus etico”, che vale a Neymar
6 milioni e mezzo a stagione, può scatenare, quel che è certo è che almeno per il momento – come scrive la Bbc - questo contratto choc sta facendo impazzire le valutazioni economiche di qualsiasi altro giocatore. Anche perché, se la gentilezza si può pagare, quanto vale? “Essere gentili è molto più di un semplice formalismo, della cortesia e della buona educazione. Significa lavorare allo sviluppo di una vera e propria predisposizione interiore e si traduce nella capacità di gestire in modo sano ed equilibrato i rapporti interpersonali”. A
farsi pagare la gentilezza, ma per insegnarla, da gennaio di quest’anno in Italia ci pensa una scuola: la
Scuola di Comunicazione Gentile. Sulla carta, un’accademia dove imparare a essere comunicatori gentili: sistematicamente. In
classe da studenti, in
rete da utenti, al
lavoro da colleghi, leader, sottoposti e nella restante galleria di relazioni interpersonali. Nata dall’idea di
Adele Iasimone, Genny Di Filippo, Emanuela Amadio e
Stefano Colarelli, la scuola propone infatti specifici corsi di formazione e progetti alle scuole, alle aziende con attività di team building, ma anche ai singoli, per insegnare l’arte della gentilezza e proporre un metodo per esserlo in ogni occasione.
A scuola di comunicazione gentile
Il metodo della Gentile nasce da un progetto, tenuto a gennaio dai fondatori - tutti educatori - in una
IV e V liceo della scuola abruzzese
Marie Curie Giulianova su
cyberbullismo e fake news: “Da bando dovevamo
educare i ragazzi al digitale e fare luce su quello che è l’
hate speech in rete, per contrastarlo. Ragionando sul progetto, abbiamo provato a invertire la tendenza: invece che focalizzarci su questi fenomeni, abbiamo proposto ai ragazzi una soluzione, ossia la possibilità di abituarsi a comunicare con gentilezza ed empatia. Volevamo infatti non solo contrastare, ma evitare sul nascere fenomeni del genere”. Dalla teoria – continua
Adele Iasimone, tra le fondatrici della Scuola, storica dell’arte e formatrice - “per metterlo in pratica, abbiamo lavorato sulla consapevolezza dei ragazzi, sottoponendo alla classe alcuni esempi di cyberbullismo con le annesse conseguenze. Li abbiamo fatti ragionare sul linguaggio che utilizzano tutti i giorni. Si sono accorti che in alcune
situazioni o chat esageravano. Abbiamo fatto in modo che capissero meglio l’online, i social, gli strumenti che utilizzano. Tanto che alla fine abbiamo costruito insieme un sito internet, stilando - nell’interrogarsi sulle parole da usare - un manifesto della classe per comunicare in maniera gentile”.
Le 10 dritte + 1 per comunicare con gentilezza
Difficilmente lo cala dall’alto, perché il metodo della Gentile si basa – sia in classe sia in azienda – sulla
co-progettazione, ma l’accademia ha stilato un suo
manifesto in 11 punti o “Le 10 dritte + 1 per comunicare con gentilezza”, che vi presentiamo: Fonte: Il manifesto della Comunicazione Gentile, https://www.comunicazionegentile.it/ “La gentilezza ha attraversato i secoli ed è sempre cambiata. Per noi ha delle basi oggettive: si attua nel momento in cui ti poni verso l’altro con rispetto, fiducia e accoglienza. Se sei predisposto a queste caratteristiche fondamentali, sei già un passo avanti nella gentilezza. Poi, c’è anche l’aspetto soggettivo: la gentilezza dev’essere
personalizzata perché ciò che io reputo gentile può non esserlo per qualcun altro: ed è per questo che nei nostri progetti ci concentriamo molto sulle parole”, spiega a Luce! sempre Iasimone. “L’altro,
condividere, amicizia, grazie, per favore, includere: sono sicuramente alcune delle parole della gentilezza”, dice
Genny De Filippo, anche lei educatrice e docente in comunicazione. “Mentre la domanda fondamentale da farsi per essere gentili durante una relazione è chiedersi sempre
chi c’è dall’altra parte”.
Il dizionario delle parole gentili
Se ve lo state chiedendo: no. La
scuola non fornisce un manualetto di bon ton per essere gentili in ogni occasione (anche se
Luce! ha ottenuto delle espressioni gentili da utilizzare in alcuni casi particolarmente ostici), perché - come ci spiegano le fondatrici - “la gentilezza non è la panacea di tutti i mali o la risposta a situazioni che dipendono da mancanza di responsabilità individuale”. Detto questo, però, un cambiamento riesce comunque a generarlo: “La gentilezza produce fiducia, crea consenso, include, non esclude e rende le
comunicazioni più efficaci: scegliere di essere gentili è sempre la scelta giusta. Il modo in cui diciamo le cose influenza l’esito della conversazione e potrebbe aiutarci anche in situazioni difficili, magari quando abbiamo commesso un errore”.
Cinque domande ostiche, cinque buoni consigli (leggi l'articolo)
Per continuare a familiarizzare con le parole e far apprendere un linguaggio gentile, la Scuola ha in cantiere un Dizionario della Gentilezza, da proporre come offerta formativa nelle scuole: “Uno lo realizzeremo noi, per metterlo a disposizione anche dei docenti; l’altro lo faremo realizzare dalle classi: dalle voci del dizionario fino alla stampa o la rilegatura”. In attesa che il dizionario sia dato alle stampe, ecco le
cinque domande scomode da porre con gentilezza, che la Scuola di comunicazione gentile ha scritto
per Luce!