Filippo Buonaccorsi, o Callimaco (in latino Philippus Callimachus Experiens, in polacco Filip Kallimach, nato Filippo Buonaccorsi) è stato un umanista e scrittore italiano, naturalizzato polacco, appartenente alla corrente filosofica dell'Umanesimo. San Gimignano nel ‘400 era alla fine della sua storia gloriosa di centro propulsore: entrata nell’area medicea, stava diventando un luogo di provincia, ma ancora restava qualcosa della passata aura. Non era rimasto in auge il celebrato zafferano medievale, che ora cercano in ogni modo di riprodurre. Nemmeno se la passava meglio l’industria del vino: Filippo Buonaccorsi (1437-1496) decise, quindi, che avrebbe dovuto trasferirsi a Roma per poter entrare dalla porta principale nel mondo grande della cultura e dell’entertainment a cui mirava come argomento primo della sua vita.
Gayissimo, effeminato, amava essere chiamato con nomi di donna; da subito trovò ospitalità nella casa vicino al Colosseo di Pomponio Leto, assai ospitale con i bei ragazzi di provincia. I suoi epigrammi latini spiegano senza infingimenti i suoi amori: Antonio Lépido era il suo phrygius amor, ossia il suo bel tesoro, mentre Lucio Fazini, che in seguito avrebbe ricoperto il ruolo di vescovo di Segni, aveva l’aggraziato nomignolo di Lucidus Phosphorus, ossia il portatore di luce. Nel 1468 la sua dulcis vita romana finì di colpo, perché si ritrovò coinvolto in uno scandalo a fosche tinte, venne costretto all’esilio immediato. Anche perché, nella perquisizione in casa, vennero trovati poemi che inneggiavano clamorosamente all’omosessualità, attitudine che alla corte papale era diffusa assai, ma si doveva tenere segreta. Invece, Callimaco-Buonaccorsi diceva che i ragazzi erano l’unica sessualità possibile, e che a quindici anni erano già vecchi, da sostituire con altri efebi, bellissimi e perfetti.