Quando giovedì 23 gennaio la tanto attesa legge sul matrimonio egualitario in Thailandia è entrata in vigore, e centinaia di coppie di uomini e di donne hanno ottenuto il certificato che attesta la loro unione, le loro nozze, il poliziotto Pisit "Kew" Sirihirunchai sperava di essere tra i primi a sposare il suo storico compagno, Chanatip "Jane" Sirihirunchai. E così è stato: sono stati la sesta coppia a registrare la loro unione in uno dei centri commerciali più eleganti della capitale Bangkok, durante un evento organizzato dai funzionari cittadini per celebrare questa importante conquista legale.
In tutto il Paese sono state centinaia le persone che hanno coronato il loro sogno, tra in sorrisi e lacrime di gioia per un momento che avevano desiderato a lungo. È stato uno spettacolo di colori e costumi, con i funzionari distrettuali che hanno organizzato feste, cabine fotografiche e cupcake gratuiti. Addirittura, si legge sulla BBC, in un distretto di Bangkokil primo matrimonio registrato ha ricevuto in regalo biglietti aerei. “La bandiera arcobaleno sventola alta sulla Thailandia”, ha scritto su Facebook la prima ministra Paetongtarn Shinawatra dal Forum Economico Mondiale di Davos.
Gli attivisti per i diritti Lgbtq+ speravano di superare le 1.448 registrazioni di nozze entro la fine della giornata, un numero simbolico che richiama la clausola 1448 del Codice Civile thailandese, che definisce il matrimonio.
Pisit e Chanatip
“Eravamo pronti da tempo – ha spiegato Pisit alla BBC locale, raccontando che da 7 anni sta con il compagno –. Stavamo solo aspettando che la legge si adeguasse e ci sostenesse”. Desiderosi di formalizzare la loro relazione, avevano chiesto alle autorità locali di redigere una lettera d'intenti, firmata da entrambi, in cui si impegnavano a sposarsi: mancava solo il riconoscimento legale, ciò che aspettavano di più: "Questa legge è perfetta per noi. Protegge i nostri diritti”, aggiunge.
Infatti finora nei documenti ufficiali Pisit e Chanatip erano registrati come fratelli, un escamotage legale per far sì che fossero riconosciuti come una famiglia. Un certificato di matrimonio garantisce ora alle coppie LGBTQ+ gli stessi diritti di qualsiasi altra: fidanzarsi, sposarsi, gestire i beni comuni, ereditare e adottare figli. Inoltre, possono prendere decisioni mediche per il partner in caso di malattia o incapacità, e godere di benefici finanziari, come la pensione governativa. “Vogliamo costruire un futuro insieme, una casa, un piccolo business, magari un caffè”, ha concluso Pisit, elencando tutto ciò che la nuova legge permette.
Un lungo cammino per i diritti LGBTQ+
La legge, approvata in entrambe le camere del Parlamento a giugno dell'anno scorso e ratificata dal re thailandese a settembre, rappresenta un enorme passo avanti per i diritti LGBTQ+. La Thailandia rimane un'eccezione in Asia nel riconoscere l'uguaglianza matrimoniale: solo Nepal e Taiwan hanno legalizzato le unioni tra persone dello stesso sesso. Anche in questo Paese però, nonostante la nota tolleranza verso la comunità arcobaleno, è stato necessario un lungo e costante impegno per ottenere questo riconoscimento legale.
“Abbiamo aspettato questo giorno per 18 anni, il giorno in cui tutti possono riconoscerci apertamente, senza doverci nascondere”, ha detto Rungtiwa Thangkanopast, 59 anni, che si sposerà con la sua partner a maggio. Dopo un matrimonio combinato con un uomo gay, deceduto, e la nascita di una figlia attraverso la fecondazione in vitro, Rungtiwa ha iniziato a gestire uno dei primi pub lesbici di Bangkok, dove ha incontrato Phanlavee, 45 anni, la sua compagna. Nel 2013, le due donne hanno tentato di sposarsi ufficialmente nel distretto di Bang Rak, noto come "Città dell'Amore" ma furono respinte e derise.
Cambiamenti culturali
Col tempo gli attivisti e i gruppi di sostegno sono riusciti a convincere il governo a considerare una riforma delle leggi matrimoniali, sebbene un colpo di stato militare nel 2014 abbia rallentato il progresso. L'approvazione finale è arrivata solo un decennio dopo, grazie all'ascesa di partiti progressisti che hanno dato voce al cambiamento. Oggi, la legge elimina termini legati al genere come uomo, donna, marito e moglie dal Codice Civile, sostituendoli con "individuo" e "coniuge". Nonostante ciò, rimangono sfide: le leggi sulla surrogazione, l'uso del genere preferito nei documenti ufficiali e altre normative necessitano ancora di aggiornamenti. "Con questa legge, la nostra famiglia è finalmente legittima", ha detto Rungtiwa.