Ottant’anni. Ottant’anni dalla chiusura di quello che è stato uno dei capitoli più drammatici e vergognosi della storia umana. In occasione dell’ottantesimo anniversario della liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz, a Milano è apparso il nuovo murale dell’artista contemporaneo aleXsandro Palombo.
La Memoria contro il negazionismo
Per celebrare questo particolare anniversario nell’avvicinarsi al Giorno della Memoria, il 27 gennaio, lo street artist ha voluto rendere omaggio a Edith Bruck, tra gli ultimi testimoni italiani della Shoah, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti. La scrittrice e poetessa ebrea nel 1944, quando aveva 13 anni, venne deportata ad Auschwitz e poi in altri campi tedeschi e fu miracolosamente liberata insieme alla sorella nell’aprile del 1945.
Nell’opera Bruck appare sotto due grandi finestre con vetri rotti e inferriate arrugginite, da cui si scorge un vecchio muro di mattoni. La scrittrice indossa la divisa a righe dei lager mentre con tenacia stringe tra le mani la bandiera d’Israele che le copre le spalle con la grande stella blu di David. Sopra di lei campeggia la scritta, atroce simbolo di quel terribile momento storico: “Arbeit macht frei” (Il lavoro rende liberi). Palombo vuole porre l’accento sul significato di queste parole, che rappresentano il più grande inganno della storia, un forte richiamo all’attenzione verso le nuove generazioni, sempre più vulnerabili alla propaganda negazionista. L’opera intera è un viaggio verso il dramma, un invito alla riflessione per aggrapparsi alla Memoria, contro i rischi dell’oblio che il trascorrere del tempo porta con sé.
“Anti-Semitism, History Repeating”
In questi giorni, inoltre, la Fondazione Museo della Shoah di Roma ha acquisito un’altra sua opera, un monito contro l’antisemitismo che raffigura Liliana Segre e Sami Modiano. “Anti-Semitism, History Repeating” che ha fatto il giro dei media internazionali dal New York Post al Jerusalem Post, dal tabloid inglese The Telegraph fino all'emittente televisiva americana Fox News, era stata ripetutamente deturpata con azioni antisemite e poi del tutto rimossa.
Negli ultimi mesi l’artista aveva celebrato questi due altri grandi testimoni e, dopo gli atti di vandalismi, con l’acquisto da parte della Fondazione Museo ha trovato una nuova sede, collocata davanti al complesso monumentale del Portico d’Ottavia, nello storico ghetto ebraico, sotto la targa che ricorda il rastrellamento del 16 Ottobre 1943.
“Quando abbiamo appreso la notizia dello sfregio al murales a Milano, siamo stati sopraffatti dall'indignazione – ha dichiarato il presidente Mario Venezia –. Un gesto vile e insensato che non solo colpisce l'arte, ma tenta di ferire il cuore stesso della Memoria. Ma non ci siamo arresi a questa violenza simbolica. Abbiamo trasformato la rabbia in un atto di bellezza e resistenza, prendendo contatto con l'artista, che ha saputo reinventare l'opera e realizzarne una nuova versione a Roma, presso la Casina dei Vallati, sede museale della Fondazione. Questo murales è la nostra risposta: una ferita che si rimargina, un simbolo che torna a vivere più forte di prima, perché la Memoria non può essere imbrattata”.
In un momento storico in cui si assiste a un antisemitismo dilagante ovunque, l’arte diventa un potente veicolo per non dimenticare, per coltivare la memoria dei fatti libera da qualsivoglia schieramento, unico scudo possibile per proteggersi dalla macchina dell’odio e del negazionismo che, grazie ai social, travolge tutto e tutti.