Bahja Pool Party è un evento è promosso tramite sito dedicato (Bahja.it) e apposite pagine Instagram e Facebook nelle quali si spiega che “
Bahja pool party è un evento per tutte le donne musulmane che desiderano passare un’estate in piscina in piena libertà“. All’atto pratico, sabato 8 luglio l’acquapark di Limbiate, in Brianza, sarà riservato all’evento che promette alle donne in
burkini di trascorrere una “giornata di sole libere dagli sguardi indiscreti”.
Le reazioni
Una notizia che ha scatenato non poche reazioni polemiche, fra le quali quella dell'eurodeputata della Lega,
Isabella Tovaglieri: "Apprendiamo con sconcerto - scrive in una nota la parlamentare europea, membro della commissione Diritti delle donne e parità di genere del Parlamento europeo, che si scaglia contro l’iniziativa. "Non possiamo più accettare l’alibi della discriminazione e dell’integrazione difficile, quando sono gli stessi immigrati musulmani a volersi isolare dalla società in cui hanno scelto di vivere, perpetuando usi e costumi incompatibili con i nostri, che stridono con le conquiste e con i diritti faticosamente raggiunti dalle donne in Occidente", le sue parole.
Party in piscina per donne musulmane, scoppia il caso a Limbiate
Cos'è il Bahja Pool Party
L’evento è promosso con un sito dedicato ( Bahja.it) e su apposite pagine social, nelle quali si spiega che "
Bahja pool party è un evento per tutte le donne musulmane che desiderano passare un estate in piscina in piena libertà. Una fantastica giornata di sole donne all’insegna del divertimento, libere da tutte le preoccupazioni". Nelle pagine web dedicate alla promozione dell’evento si sottolinea anche l’assenza di edifici alti nelle vicinanze, oltre al divieto assoluto di fare foto o video all’interno della struttura e la presenza di sole bagnine donne, così da poter uscire dalla vasca "con il
burkini senza imbarazzo" e di poter "conciliare la bellezza e l’orgoglio del jihab con il bisogno di svago". Il Bahia pool party è un evento per il quale sono già iniziate le prevendite con un costo di 39 euro a persona e ridotto a 15 euro per le bambine fino a 9 anni. "A lasciare sgomenti è infine la possibilità di acquistare il biglietto ridotto per le bambine dai 5 ai 9 anni, che in questo modo vengono indottrinate prematuramente e in modo subdolo, anche attraverso un’occasione di svago, alla segregazione e alla sottomissione", prosegue nella sua nota l’europarlamentare europea. Intanto dal Comune il sindaco Antonio Romeo spiega di non sapere nulla di questo evento, sottolineando: «Che si tratta di un appuntamento organizzato all’interno di una struttura privata".
Il precedente francese
È durata meno di 10 giorni in Francia lo scorso anno l'ordinanza del consiglio cittadino di
Grenoble che consentiva alle
donne di indossare il burkini nelle piscine della città. Doveva entrare in vigore primo giugno, ma non fece in tempo. Il
tribunale amministrativo decise infatti di sospenderla qualche giorno prima (mercoledì 25 maggio 1922), ritenendo che gli autori di questo nuovo regolamento avessero "seriamente minato il principio di neutralità del servizio pubblico". Insomma, che la laicità dello Stato deve sempre prevalere sulla libertà delle donne musulmane di indossare il costume tradizionale per accedere ai luoghi di svago pubblici.
Nelle piscine di Grenoble, in Francia, le donne non possono usare il burkini
Il provvedimento, che avrebbe consentito, tra le altre cose, alle donne di fede islamica di indossare negli impianti pubblici il costume intero che lascia scoperti solo il volto, le mani e i piedi, era stato sostenuto dalla maggioranza del sindaco ecologista di Grenoble, Eric Piolle, anche se era passato con una maggioranza risicata (29 voti a favore, 27 contro e due astensioni). La decisione del consiglio comunale aveva fatto seguito alle proteste portate avanti tre anni prima da un’associazione di cittadine musulmane, che avevano organizzato manifestazioni e “gesti di disobbedienza civile” contro un divieto definito “discriminatorio” nei loro confronti. In molte città francesi, nel corso degli anni ma soprattutto dopo l'attentato terroristico di Nizza del 2016, ad opera di un fondamentalista islamico, erano state emesse ordinanze che vietavano alle cittadine musulmane di indossare il velo e il burkini nelle spiagge e nelle piscine cittadine, in una sorta di fobia collettiva contro tutto ciò che richiamava il credo religioso.