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Home » Lifestyle » Comunicare la disabilità: il Premio “3 dicembre – Paolo Osiride Ferrero”

Comunicare la disabilità: il Premio “3 dicembre – Paolo Osiride Ferrero”

L'iniziativa della Consulta per le persone in difficoltà con il master in Giornalismo 'Giorgio Bocca' dell'Università di Torino e la la media partnership dell'agenzia Ansa. Candidature entro il 30 marzo

Redazione
12 Marzo 2023
Nasce il premio giornalistico "3 dicembre - Paolo Osiride Ferrero"

Nasce il premio giornalistico "3 dicembre - Paolo Osiride Ferrero"

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Un riconoscimento per chi, attraverso il suo lavoro, promuove i temi della disabilità, dell’inclusione sociale e dell’accessibilità. Si tratta del Premio Giornalistico “3 dicembre – Paolo Osiride Ferrero”, nato dall’iniziativa della CPD (Consulta per le persone in difficoltà), in collaborazione con il Master in Giornalismo ‘Giorgio Bocca’ dell’Università di Torino e con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, della Città di Torino, della Regione Piemonte e la media partnership dell’agenzia Ansa.

Il premio

La Cdp, consulta per le persone in difficoltà

Oltre ai tre temi portanti, l’iniziativa si propone di raggiungere sei goal fondamentali (in due ambiti trasversali), contenuti all’interno dell’Agenda della Disabilità, il progetto ideato da CPD e Fondazione CRT: abitare sociale, sostenere le famiglie, vivere il territorio lavorare per crescere, imparare dentro e fuori la scuola, curare e curarsi. Il premio si rivolge a giornalisti o persone attive nel mondo della comunicazione, che si sono distinte nel la realizzazione di inchieste o nella redazione di articoli, testi, pubblicazioni, servizi o programmi, video, radio e web, dedicati a questi argomenti, realizzati tra il 1 gennaio 2022 e il 30 marzo 2023. È possibile concorrere per tre categorie: il ‘Premio 3 dicembre – Paolo Osiride Ferrero’, destinato al miglior articolo (cartaceo od online), servizio giornalistico, inchiesta di approfondimento, programma radiofonico, televisivo od online, reportage fotografico; la menzione speciale ‘Associazione Angelo Burzi’, alla miglior opera letteraria e di storytelling; la menzione speciale in partnership con AccessiWay (start up specializzata nell’abbattere le barriere digitali) al miglior contenuto web e social. La cerimonia di premiazione si terrà a Torino il 6 giugno 2023.

La giuria e il comitato scientifico

A giudicare i partecipanti (qui il regolamento e tutte le info necessarie) ci sarà una Giuria, presieduta dal direttore dell’Ansa Luigi Contu, con il coordinamento di Fabrizio Vespa, e composta da giornalisti locali e nazionali: Stefano Arduini, Andrea Di Consoli, Giuseppe Gandolfo, Carlo Giacobini, Alessandro Giuli, Paola Grauso, Alberto Manzo, Antonella Mariani, Maria Teresa Martinengo, Lorenzo Montanaro, Tiziana Platzer. Questa sarà affiancata da un Comitato Tecnico Scientifico, composto da: Caterina Bima, Francesca Bisacco, Marco Borgione, Andrea Catizone, Marcello De Angelis, Marco Ferrando, Giovanni Ferrero, Pierumberto Ferrero, Maurizio Montagnese, Filippo Vecchio e Giovanna Perino.

Chi era Osiride Ferrero

Paolo Osiride Ferrero

Osiride Ferrero, morto nel luglio del 2017, è stato per vent’anni segretario e presidente della Consulta per le persone in difficoltà, ed ha lungo coordinato la rete di associazioni torinesi impegnate ad aiutare le persone disabili. Da piccolo fu colpito dalla poliomielite, ma questo non gli impedì di sviluppare un talento unico e un’autentica passione per la musica, tanto da arrivare anche a vincere il concorso del coro della Rai come tenore. Un ruolo che mantenne fino agli inizi degli anni Novanta, quando invece decise di dedicarsi a migliorare concretamente la vita di chi ne aveva bisogno. Attivista per i diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, è stato promotore e protagonista di numerose battaglie, fra cui quella delle barriere architettoniche, che gli sono valse anche la nomina di Cavaliere della Repubblica Italiana.

 

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
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Paolo Osiride Ferrero
Osiride Ferrero, morto nel luglio del 2017, è stato per vent'anni segretario e presidente della Consulta per le persone in difficoltà, ed ha lungo coordinato la rete di associazioni torinesi impegnate ad aiutare le persone disabili. Da piccolo fu colpito dalla poliomielite, ma questo non gli impedì di sviluppare un talento unico e un'autentica passione per la musica, tanto da arrivare anche a vincere il concorso del coro della Rai come tenore. Un ruolo che mantenne fino agli inizi degli anni Novanta, quando invece decise di dedicarsi a migliorare concretamente la vita di chi ne aveva bisogno. Attivista per i diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, è stato promotore e protagonista di numerose battaglie, fra cui quella delle barriere architettoniche, che gli sono valse anche la nomina di Cavaliere della Repubblica Italiana.  
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