Un
podcast che racconta storie di ragazze e ragazzi che hanno trovato
rifugio in case di accoglienza segrete, dopo aver vissuto sulla propria pelle discriminazione e violenza. Le storie del progetto "
Refuge LGBT", iniziativa per sostenere e aiutare i più deboli. È un progetto realizzato da
Lucky Red, per gettare luce su tutti i problemi nascosti che si trova ad affrontare la comunità Lgbt. Lucky Red è una società indipendente che produce e distribuisce film. Fondata da Andrea Occhipinti, non è solo un’impresa commerciale: se si guarda il suo listino, ci si accorge che da sempre difende e promuove il
cinema d’autore – dai fratelli Dardenne a Sorrentino, da Lars von Trier ad Haneke – e il lavoro di registi che esplorano il
mondo queer.
Il podcast: Chiara Francini voce narrante
Adesso Lucky Red ha inaugurato un podcast, "Refuge LGBT".
Sei episodi da 25 minuti, che si possono ascoltare su Spotify, Amazon Music o Apple Music, e sono narrati dalla voce di
Chiara Francini. "Mi è sembrato un progetto toccante, fatto di tante verità che dovevano essere ascoltate", dice l'attrice fiorentina, la voce narrante del podcast. "Penso che siano
storie preziose. Ascoltare quelle parole, quel dolore, quelle cadute e quelle rinascite, mi ha dato enorme forza – chiarisce ancora –. In troppi casi ci sono persone giovanissime d’età che subiscono
violenza fisica e verbale a causa del proprio orientamento sessuale. E in troppi casi quella violenza è perpetrata proprio in famiglia, luogo di naturale protezione e cura". "Le case d’accoglienza – dice Chiara, da sempre schierata a sostegno della comunità Lgbtqia – sono indispensabili, per non abbandonare a se stesse tutte quelle persone che proprio
in famiglia vivono violenze a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere".
Chiara Francini è la voce narrante del podcast di Lucky Red
Il progetto Refuge LGBT
Il progetto Refuge LGBT è stato fondato da Fabrizio Marrazzo nel 2016. Dispone di due case di accoglienza protette in località segrete, che ospitano, fino a quando è necessario,
otto giovani della comunità e quattro persone trans, tutti vittime di discriminazione e violenza. Il podcast racconta storie di ragazzi e ragazze che, per il loro orientamento sessuale o per la loro identità di genere, sono stati costretti alla fuga e hanno trovato accoglienza e protezione grazie al progetto "Refuge". Alla realizzazione del podcast ha collaborato invece
Emiliano Reali, scrittore che ha raccontato le difficoltà delle persone transgender nel romanzo "Bambi. Storia di una metamorfosi", pubblicato da Avagliano editore, e ha collaborato al "Manuale di studi LGBTQIA+" curato dai professori Fabio Corbisiero e Salvatore Monaco, in uscita per UTET. "Sono stato coinvolto nel progetto perché occorreva una persona che
conoscesse il mondo Lgbt+ dall’interno e avesse dimestichezza con le dinamiche giovanili che lo abitano", spiega Reali.
Lo scrittore Emiliano Reali
"Mi trovavo in un terreno per me nuovo, lontano dai racconti o dai romanzi. Non mi era mai accaduto di scrivere la sceneggiatura di qualcosa che va ‘ascoltato’ e non ‘visto’. L’esperienza è stata strana, bella e coinvolgente".
Le storie
In "Refuge LGBT" si racconta la storia di
Denis, figlio di una prostituta che lo offre ai suoi clienti. Di
Nanà, che si sottopone, per volontà della madre, a invasive
cure psichiatriche per ‘curare’ il suo amore per una ragazza.
Di Ariel, condotto da un esorcista dopo essere stato sorpreso a indossare biancheria femminile. Di Rosario, a cui il padre fa bruciare i piedi, per impedirgli di fuggire. Ma non c’è solo la denuncia degli abusi e delle sofferenze: c’è
l’indicazione di una via d’uscita. Strutture e associazioni che possono aiutare giovani in fuga. Reali non si rivolge solo ai giovani, ma anche ai loro genitori. "È molto bello quando un genitore affianca e supporta la propria figlia o il proprio figlio – dice – nel suo percorso di scoperta e di accettazione di sé, o di transizione. Sentirsi amato e non, al contrario, un ‘errore’ aiuta moltissimo, in un percorso che resta comunque complicato. Non illudiamoci che oggi la situazione, che pure è cambiata rispetto al passato, sia idilliaca. Altrimenti, non assisteremmo ancora ai casi di dolorosissimi suicidi adolescenziali, per colpa dell’
omo/bi/trans fobia: e strutture come ‘Refuge’ o il ‘Gay Center’, che aiutano persone in difficoltà, non sarebbero necessarie. I
genitori che non amano i loro figli, che arrivano a picchiarli e segregarli in casa, violentandone la psiche, sono solo delinquenti ignoranti che avranno sulla coscienza ferite e menomazioni delle quali i loro figli non si libereranno mai", conclude Reali.