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Home » Lifestyle » Thailandia, isola felice dove il tema dell’identità di genere non si discute, si vive e basta

Thailandia, isola felice dove il tema dell’identità di genere non si discute, si vive e basta

Nel paese asiatico la parità fra generi è un dato consolidato, che si vive giorno per giorno. La chirurgia per la riassegnazione di genere, fra le più evolute, ispira il turismo medicale. Se sorteggiate per il servizio di leva, le persone transgender ora possono chiedere l'esonero, ma c'è chi come Naritsara, spera di essere arruolata

Elisa Serafini
17 Maggio 2021
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Thailandia, le finaliste a Miss International Queen 2020

Transfobia? In Thailandia non esiste da trent’anni. E in Italia?

Lavorano in banca, nei centri commerciali, al mercato, negli uffici finanziari. Sono integrate, apprezzate, ammirate: le persone transgender in Thailandia fanno parte della società “ordinaria”, sono considerate persone comuni.
Una fotografia di normalità che è essa stessa anomalia, in un mondo governato da discriminazioni e pregiudizi di cui sono spesso vittime le persone che LGBTIQ.

Il Regno di Thailandia è considerato da molti un’isola relativamente felice per le persone transessuali e per chi non si identifica nel genere assegnato alla nascita.

L’identità di genere, nel Paese, è un tema considerato persino superfluo, non se ne parla: si vive.
La differenza culturale con l’occidente e altri paesi si vive anche nel mondo dello spettacolo, aspiranti “Miss Tiffany” competono nel più importante concorso di bellezza per persone transgender del mondo, organizzato dal 1984 in Thailandia, uno show seguitissimo in tutto il Paese.

Partecipano persone che non si riconoscono nel sesso maschile assegnato alla nascita, e non è necessario aver completato un percorso medico di transizione, un tema che è oggi dibattito in Italia, all’interno della discussione delle modifiche sulla legge contro l’omotrasnfobia.

Persone transgender e servizio militare: un dibattito di buon senso

Oltre alla competizione di Miss Tiffany, le persone transgender fanno parlare di sé ogni anno al via degli arruolamenti militari, gestiti nel Paese tramite un sorteggio in cui vengono estratti cittadini nati uomini tra i 21 e i 26 anni.
Tra i cittadini estratti capita frequentemente che vi siano persone transgender, che, dopo anni di dibattito, finalmente oggi possono chiedere l’esclusione dal servizio militare (le foto delle file di uomini nelle caserme insieme alle ragazze transgender fanno ogni anno il giro del Paese), ma accade anche che qualcuna richieda di poter sostenere il servizio militare, è il caso di Naritsara, studentessa della provincia di Phutsanulok che  tuttora sta combattendo per poter essere arruolata.

Chirurgia e assistenza ospedaliera per la riassegnazione di genere

La Thailandia è considerata il luogo più avanzato per poter accedere ai trattamenti che riguardano la riassegnazione di genere. Il Paese è pioniere nel turismo medicale (oltre 300.000 turisti-pazienti ogni anno) e la riassegnazione di genere è una delle prestazioni ricercate da pazienti occidentali.
La qualità dell’intervento rappresenta infatti tutto per la persona transgender: un intervento mal riuscito potrebbe costringere il paziente a subire numerosi altri interventi correttivi, aumentando stress e costi nei pazienti.

Alessandro, italiano: “Qua conta chi sei e le scelte le fai”

Alessandro (nome di fantasia) è un cittadino italiano, ha effettuato parte dei suoi interventi in Thailandia, con assegnazione di genere maschile (da femminile). Ha trovato un Paese inclusivo e avanzato e ha deciso anche di investire acquistando una casa e un’attività commerciale anche per questa ragione: “in Thailandia non importa se sei uomo, donna, transgender, queer, l’importante è chi sei e le scelte che fai”.
Una lezione che viene da lontano, ma che riguarda anche il nostro Paese.

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  • "Ho provato a far cantare Chiara Ferragni, ma non sono riuscito a portarla sul palco" ha scherzato Gianni Morandi. 

"Ve lo risparmio ragazzi, non è proprio il mio forte" ha risposto l
  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
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Chirurgia e assistenza ospedaliera per la riassegnazione di genere

La Thailandia è considerata il luogo più avanzato per poter accedere ai trattamenti che riguardano la riassegnazione di genere. Il Paese è pioniere nel turismo medicale (oltre 300.000 turisti-pazienti ogni anno) e la riassegnazione di genere è una delle prestazioni ricercate da pazienti occidentali. La qualità dell’intervento rappresenta infatti tutto per la persona transgender: un intervento mal riuscito potrebbe costringere il paziente a subire numerosi altri interventi correttivi, aumentando stress e costi nei pazienti.

Alessandro, italiano: "Qua conta chi sei e le scelte le fai"

Alessandro (nome di fantasia) è un cittadino italiano, ha effettuato parte dei suoi interventi in Thailandia, con assegnazione di genere maschile (da femminile). Ha trovato un Paese inclusivo e avanzato e ha deciso anche di investire acquistando una casa e un’attività commerciale anche per questa ragione: “in Thailandia non importa se sei uomo, donna, transgender, queer, l’importante è chi sei e le scelte che fai”. Una lezione che viene da lontano, ma che riguarda anche il nostro Paese.
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