Tik Tok e il potere di unire: la storia delle gemelle georgiane che si sono ritrovate

Due sorelle vittime di un sistema di adozioni illegali in Georgia si ritrovano dopo 19 anni grazie ad un video postato sui social

di LISA GIORNI -
28 novembre 2023
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Ano Sartania e Tako Khvitia sono due ragazze di 21 anni, sorelle, addirittura gemelle. Fin qua niente di strano, se non fosse che le due non lo sapevano e non si sono mai incontrate, almeno fino al 2021, quando grazie al famoso social diffusissimo tra i giovani, Tik Tok, le allora 19enni finalmente si ritrovano. Le due ragazze erano finite in un giro di adozioni illegali in Georgia che ha portato alla loro separazione appena nate.

L'Incontro

L'incredibile vicenda che ha fatto ritrovare le due sorelle ha inizio così: un'amica di Ano le invia un video su Tik Tok con protagonista una ragazza in uno studio di tatuaggi, chiedendole perché si fosse tinta i capelli di blu. La giovane dice all'amica che quella ragazza non è lei ma, incuriosita da quella coetanea che le somiglia in maniera impressionante, inizia a cercare tra i followers dell'account dello studio, senza risultato. Ano non si arrende e decide di utilizzare Facebook pur di ritrovare la sua sosia. Posta quindi lo screenshot su un gruppo del social. Questa volta è un amica di Tako che lo nota e immediatamente glielo invia. Le gemelle riescono finalmente ad entrare in contatto e si danno appuntamento alla fermata della metro di Rustaveli, nel centro della capitale della Georgia, Tiblisi.
 
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La separazione delle due gemelle

Se la storia dell'incontro tra le sorelle rasenta l'inverosimile non è da meno la vicenda che ha portato alla loro separazione appena nate. È il 20 giugno 2002 ci troviamo in un ospedale di una piccola città del loro stato d'origine, Kirtski. Aza Shoni dà alla luce due gemelle ma a causa di complicanze durante il parto entra in coma per qualche giorno. Nel frattempo il marito della donna, Gocha Gakharia, con cui aveva già tre bambini, che aveva sostenuto durante la gravidanza che le figlie non erano sue, decide di disconoscerle. Quando Aza si risveglia dal coma, il medico corrotto la informa che le bambine non sono sopravvissute dopo il parto. Lei distrutta dal dolore si fida del dottore. A questo punto le neonate vengono vendute dal padre a due famiglie diverse, vivranno in due città della Georgia, una a Tiblisi, capitale dello Stato, e l'altra a Zugdidi, in Mingrelia, sul mar Nero. Le due bambine cresceranno circondate dall'amore delle famiglie adottive.

Le adozioni illegali in Georgia

Questa vicenda accende i riflettori su un tema controverso, quello delle adozioni illegali in Georgia. Tamuna Museridze, decide di farsi portavoce della causa, anche lei è una bambina venduta, lo ha scoperto dopo la morte della madre adottiva e sta ancora cercando i suoi genitori biologici. La donna ha deciso di fondare il gruppo Facebook "Vedzeb" ("Sto cercando") di cui fanno parte 230mila membri per aiutare i neonati venduti nel paese a ritrovare i genitori biologici.
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Le sorelle Ano e Tako

La fondatrice di "Vedzeb" denuncia un sistema corrotto, di cui fanno parte medici, giudici, notai che si sono arricchiti vendendo oltre 100mila bambini tra il 1950 e il 2006. Dopo la caduta dell'URSS tanti neonati sono stati adottati da famiglie negli Usa, in Canada e in Europa per decine di migliaia di dollari. Tamuna Museridze racconta: "Il primo caso risolto risale al 1981. Ci scrive un ragazzo, Gia, alla ricerca della madre biologica. La madre adottiva gli aveva svelato che l’aveva ottenuto dietro compenso da una ginecologa di un ospedale della capitale. Abbiamo trovato questa donna, l’abbiamo affrontata, le abbiamo detto che sapevamo tutto. Lei ha confessato". Un altro caso è quello del corpicino di un neonato apparentemente senza vita consegnato ai genitori che distrutti dal dolore lo seppelliscono. Qualche anno dopo la piccola tomba viene aperta e all'interno vengono ritrovati soltanto sassi e rami. A settembre 2022 il ministero degli Interni convoca l'organizzazione fondata da Tamuna Museridze per un incontro sul tema delle adozioni illegali nel paese. La fondatrice di "Vedzeb" spiega: "Mi hanno comunicato di aver avviato un’indagine, da allora non ne ho più saputo nulla".