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Home » Politica » Alessandro Zan: “Mettiamo fine a violenze e discriminazioni: il decreto porterà l’Italia nell’Europa dei diritti e della democrazia”

Alessandro Zan: “Mettiamo fine a violenze e discriminazioni: il decreto porterà l’Italia nell’Europa dei diritti e della democrazia”

Il padre del decreto contro violenza e discriminazione per ragioni di sesso e orientamento sessuale attende che il Parlamento passi al voto. "Il problema non si risolverà il giorno dopo l’approvazione, ma, come ogni legge, farà cultura. L’obiettivo deve essere formare nuove generazioni inclusive e solidali verso tutte le differenze".

Luigi Caroppo
17 Maggio 2021
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Alessandro Zan, quarantasette anni, padovano,  laurea in Ingegneria, deputato del Pd, non molla di un centimetro. In continua mobilitazione tra Montecitorio, dirette video, dibattiti dal vivo, manifestazioni in piazza, post su facebook, incontri e interviste. Tv, radio, giornali, web: ogni strumento è sfruttato per vincere le fake news sulla sua proposta di legge. La famosissima e altrettanto contestatissima legge Zan su “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” per estendere la portata normativa della Legge Mancino. L’iter normativo del ddl Zan è iniziato nel 2018 e non è finito.

Da sempre a sinistra (Ds poi Sel, poi Pd) e già presidente di Arcigay Veneto, Zan ha come obiettivo più alto della sua legge “formare nuove generazioni inclusive e solidali verso tutte le differenze”.

Alessandro Zan alla Camera dei deputati

Onorevole, tutti dovremmo essere contro le discriminazioni. Invece che succede in questa Italia che sui diritti si divide troppo spesso?
“Perché ancora troppe forze politiche non guardano all’Europa avanzata dei diritti e della democrazia, ma all’Europa di Orban e Duda, cioè a Polonia e Ungheria, che hanno fatto della compressione dei diritti delle donne e della comunità lgbt+ una bandiera dell’azione governativa. Non è un mistero che Salvini e Meloni guardino a quei modelli politici. Questa legge servirà anche a questo, a collocare l’Italia tra gli stati più avanzati nell’UE, non tra i più retrogradi”.

 

A chi le ripete “ma la legge esiste già” cosa risponde?
“Che non è così. La legge Reale-Mancino tutela condizioni personali, come l’etnia o la nazionalità, che sono ascritte all’essere umano, che sono in ognuno di noi. È dunque una legge contro i crimini d’odio che colpisce un essere umano in quanto tale, solo perché esiste. Ecco perché va estesa anche ai crimini fondati sul genere, sull’orientamento sessuale, sul sesso, sull’identità di genere e sulla disabilità delle vittime. Sono caratteri insiti in ognuno di noi, esattamente come lo è l’etnia. È una legge che esiste in tutti gli stati europei avanzati, e noi siamo in ritardo di decenni”.

 

Secondo lei quale tipo di Paese sta emergendo, dal livello del dibattito politico in corso sul suo ddl?
“L’Italia è un Paese che sui diritti deve fare ancora molta strada. In Francia una legge contro l’omotransfobia fu approvata dalla destra di Chirac ormai nel lontano 2004, qui invece chi si oppone ne fa ancora una bandiera di parte, ideologica, solo per racimolare qualche consenso elettorale in più. Credo sia semplicemente vergognoso inventare montagne di fake news su questo tema e speculare così sulla vita e sulla dignità delle persone per un tornaconto politico. Estendere diritti non significa toglierne ad altri”.

 

La legge su divorzio e quella sull’aborto dettero una svolta la Paese. Crede che anche la sua legge lascerà il segno?
“Io semplicemente mi auguro che, una volta approvata, tuteli chi ancora non lo è. Il bollettino quotidiano di episodi di violenza e discriminazione deve finire. È chiaro che il problema non si risolverà il giorno dopo l’approvazione, ma, come tutte le leggi, farà cultura. L’obiettivo deve essere quello di formare nuove generazioni inclusive e solidali verso tutte le differenze. Solo a quel punto questa battaglia sarà vinta”.

 

A chi le dice che è minata la libertà di espressione cosa risponde?
“Noi stiamo estendendo la legge Reale-Mancino, che punisce i crimini per odio razziale, etnico o religioso, ai crimini commessi per il genere, il sesso, l’identità di genere, l’orientamento sessuale e la disabilità delle vittime. Una legge che esiste da più di 40 anni e ha una giurisprudenza consolidata, la quale ha chiarito che in alcun modo la libertà di espressione viene minacciata. Faccio un esempio: un prete in chiesa sarà sempre libero di dire che un matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna. Ovviamente si tratta di una libera opinione, che io non condivido, ma totalmente legittima. Altra cosa è augurare il rogo alle persone omosessuali. Quello è incitamento all’odio. Ci deve essere un bilanciamento tra la libertà di espressione e la tutela della dignità delle persone. Come ha ricordato il Presidente della Repubblica in occasione dell’ultima giornata internazionale contro l’omofobia ‘le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale costituiscono una violazione del principio di eguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana’. Ecco che la libertà di espressione non può mai degenerare in discriminazione”.

 

Perché ha presentato questo disegno di legge? Cosa ha provocato in lei la necessità di una nuova normativa?
“La necessità di questa norma viene da lontano. La prima proposta in merito fu presentata nel 1996, 25 anni fa. Questo è il sesto tentativo. Però, a differenza delle altre volte, ormai è chiaro che una legge contro l’odio non è più rinviabile ed è opportuna, per utilizzare lo stesso termine del Presidente della Corte Costituzionale Coraggio. Il parlamento si deve finalmente assumere la responsabilità di far fare al Paese questo traguardo di civiltà”.

 

Ha vissuto sulla sua pelle fin da giovanissimo cosa vuol dire essere discriminato come ha raccontato a ‘Vanity fair’.
“L’incultura dominante ruba ai giovani Lgbtq+ i momenti dei primi amori, delle prime infatuazioni. Momenti che non tornano più”.

 

Alessandro Zan

Fedez dal palco del concertone del Primo maggio e relative polemiche ha aiutato a capire di più?
“Fedez va ringraziato per aver squarciato quel velo di ipocrisia sul palco del Primo Maggio. È stato un gesto di coraggio. Quelle frasi dei vari esponenti leghisti omofobi sono davvero terribili e pericolose e devono assumersi le proprie responsabilità. Mi preoccupa piuttosto il silenzio di Salvini nei confronti di questi signori. Oltre a Fedez, vanno anche ringraziate tante artiste e tanti artisti che nel corso di questi mesi si sono esposti a favore di questa battaglia come Elodie, Tiziano Ferro, Levante. Il loro aiuto è stato prezioso per avviare questa enorme mobilitazione della società civile”.

 

Tempi tecnici e ostruzionismo. Quali tempi ci sono per l’approvazione?
“La legge è stata finalmente calendarizzata in Senato, dopo l’ostruzionismo del senatore Ostellari che ha usato le sue prerogative di presidente di Commissione per ostacolare l’inizio della discussione, invece di essere super partes come impone il suo ruolo e garantire il funzionamento della Commissione stessa. Staremo a vedere già dai prossimi giorni se Ostellari, che si è anche autonominato relatore, continuerà con questa azione di ostruzionismo. Se così fosse, le senatrici e i senatori che sostengono la legge – che ricordo, sono la maggioranza – sono pronti a portare direttamente in Aula il provvedimento e sbloccare così la situazione. Io spero che la legge possa essere discussa e approvata il prima possibile, con una discussione serena e franca, ma che dia la certezza di dare finalmente questa legge all’Italia”.

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
Alessandro Zan, quarantasette anni, padovano,  laurea in Ingegneria, deputato del Pd, non molla di un centimetro. In continua mobilitazione tra Montecitorio, dirette video, dibattiti dal vivo, manifestazioni in piazza, post su facebook, incontri e interviste. Tv, radio, giornali, web: ogni strumento è sfruttato per vincere le fake news sulla sua proposta di legge. La famosissima e altrettanto contestatissima legge Zan su “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” per estendere la portata normativa della Legge Mancino. L’iter normativo del ddl Zan è iniziato nel 2018 e non è finito. Da sempre a sinistra (Ds poi Sel, poi Pd) e già presidente di Arcigay Veneto, Zan ha come obiettivo più alto della sua legge “formare nuove generazioni inclusive e solidali verso tutte le differenze”.
Alessandro Zan alla Camera dei deputati
Onorevole, tutti dovremmo essere contro le discriminazioni. Invece che succede in questa Italia che sui diritti si divide troppo spesso? “Perché ancora troppe forze politiche non guardano all’Europa avanzata dei diritti e della democrazia, ma all’Europa di Orban e Duda, cioè a Polonia e Ungheria, che hanno fatto della compressione dei diritti delle donne e della comunità lgbt+ una bandiera dell’azione governativa. Non è un mistero che Salvini e Meloni guardino a quei modelli politici. Questa legge servirà anche a questo, a collocare l’Italia tra gli stati più avanzati nell’UE, non tra i più retrogradi”.   A chi le ripete “ma la legge esiste già” cosa risponde? “Che non è così. La legge Reale-Mancino tutela condizioni personali, come l’etnia o la nazionalità, che sono ascritte all’essere umano, che sono in ognuno di noi. È dunque una legge contro i crimini d’odio che colpisce un essere umano in quanto tale, solo perché esiste. Ecco perché va estesa anche ai crimini fondati sul genere, sull’orientamento sessuale, sul sesso, sull’identità di genere e sulla disabilità delle vittime. Sono caratteri insiti in ognuno di noi, esattamente come lo è l’etnia. È una legge che esiste in tutti gli stati europei avanzati, e noi siamo in ritardo di decenni”.   Secondo lei quale tipo di Paese sta emergendo, dal livello del dibattito politico in corso sul suo ddl? “L’Italia è un Paese che sui diritti deve fare ancora molta strada. In Francia una legge contro l’omotransfobia fu approvata dalla destra di Chirac ormai nel lontano 2004, qui invece chi si oppone ne fa ancora una bandiera di parte, ideologica, solo per racimolare qualche consenso elettorale in più. Credo sia semplicemente vergognoso inventare montagne di fake news su questo tema e speculare così sulla vita e sulla dignità delle persone per un tornaconto politico. Estendere diritti non significa toglierne ad altri”.   La legge su divorzio e quella sull’aborto dettero una svolta la Paese. Crede che anche la sua legge lascerà il segno? “Io semplicemente mi auguro che, una volta approvata, tuteli chi ancora non lo è. Il bollettino quotidiano di episodi di violenza e discriminazione deve finire. È chiaro che il problema non si risolverà il giorno dopo l’approvazione, ma, come tutte le leggi, farà cultura. L’obiettivo deve essere quello di formare nuove generazioni inclusive e solidali verso tutte le differenze. Solo a quel punto questa battaglia sarà vinta”.   A chi le dice che è minata la libertà di espressione cosa risponde? “Noi stiamo estendendo la legge Reale-Mancino, che punisce i crimini per odio razziale, etnico o religioso, ai crimini commessi per il genere, il sesso, l’identità di genere, l’orientamento sessuale e la disabilità delle vittime. Una legge che esiste da più di 40 anni e ha una giurisprudenza consolidata, la quale ha chiarito che in alcun modo la libertà di espressione viene minacciata. Faccio un esempio: un prete in chiesa sarà sempre libero di dire che un matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna. Ovviamente si tratta di una libera opinione, che io non condivido, ma totalmente legittima. Altra cosa è augurare il rogo alle persone omosessuali. Quello è incitamento all’odio. Ci deve essere un bilanciamento tra la libertà di espressione e la tutela della dignità delle persone. Come ha ricordato il Presidente della Repubblica in occasione dell’ultima giornata internazionale contro l’omofobia 'le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale costituiscono una violazione del principio di eguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana'. Ecco che la libertà di espressione non può mai degenerare in discriminazione”.   Perché ha presentato questo disegno di legge? Cosa ha provocato in lei la necessità di una nuova normativa? “La necessità di questa norma viene da lontano. La prima proposta in merito fu presentata nel 1996, 25 anni fa. Questo è il sesto tentativo. Però, a differenza delle altre volte, ormai è chiaro che una legge contro l’odio non è più rinviabile ed è opportuna, per utilizzare lo stesso termine del Presidente della Corte Costituzionale Coraggio. Il parlamento si deve finalmente assumere la responsabilità di far fare al Paese questo traguardo di civiltà”.   Ha vissuto sulla sua pelle fin da giovanissimo cosa vuol dire essere discriminato come ha raccontato a ‘Vanity fair’. “L’incultura dominante ruba ai giovani Lgbtq+ i momenti dei primi amori, delle prime infatuazioni. Momenti che non tornano più”.  
Alessandro Zan
Fedez dal palco del concertone del Primo maggio e relative polemiche ha aiutato a capire di più? “Fedez va ringraziato per aver squarciato quel velo di ipocrisia sul palco del Primo Maggio. È stato un gesto di coraggio. Quelle frasi dei vari esponenti leghisti omofobi sono davvero terribili e pericolose e devono assumersi le proprie responsabilità. Mi preoccupa piuttosto il silenzio di Salvini nei confronti di questi signori. Oltre a Fedez, vanno anche ringraziate tante artiste e tanti artisti che nel corso di questi mesi si sono esposti a favore di questa battaglia come Elodie, Tiziano Ferro, Levante. Il loro aiuto è stato prezioso per avviare questa enorme mobilitazione della società civile”.   Tempi tecnici e ostruzionismo. Quali tempi ci sono per l’approvazione? “La legge è stata finalmente calendarizzata in Senato, dopo l’ostruzionismo del senatore Ostellari che ha usato le sue prerogative di presidente di Commissione per ostacolare l’inizio della discussione, invece di essere super partes come impone il suo ruolo e garantire il funzionamento della Commissione stessa. Staremo a vedere già dai prossimi giorni se Ostellari, che si è anche autonominato relatore, continuerà con questa azione di ostruzionismo. Se così fosse, le senatrici e i senatori che sostengono la legge - che ricordo, sono la maggioranza - sono pronti a portare direttamente in Aula il provvedimento e sbloccare così la situazione. Io spero che la legge possa essere discussa e approvata il prima possibile, con una discussione serena e franca, ma che dia la certezza di dare finalmente questa legge all’Italia”.
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