Solo uomini che parlano di aborto a Porta a Porta Ma la redazione: "Abbiamo invitato anche le donne"

La replica del programma. Nella puntata in onda in seconda serata su Rai1 sette uomini hanno affrontato il discorso interruzione di gravidanza e consultori

di MARIANNA GRAZI
19 aprile 2024
La puntata di "Porta a Porta" di giovedì 18 aprile

La puntata di "Porta a Porta" di giovedì 18 aprile

A chi conosce la serie animata Bojack Horseman non può sfuggire il parallelismo con ciò che è successo ieri sera su Rai1: una trasmissione televisiva in cui si parla di un tema prettamente femminile (a dir la verità esclusivamente) come l’aborto prevede come ospiti, opinionisti, esperti del settore, soli uomini.

Tanto che, vista la bufera di polemiche che non accenna a sgonfiarsi, è intervenuto prima l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti dell’emittente, auspicando in una nota che “Non deve più accadere che in un grande network come la Rai, che guida le campagne ‘No women no panel’ e ‘50:50 in Italia’, si vìolino così palesemente le policy che la stessa Azienda ha approvato. Mancando di rispetto alle donne che vivono in Italia. Abbiamo chiesto all'Azienda di prendere tutti i provvedimenti del caso, perché non avvenga mai più”, poi persino la presidente Marinella Soldi, la quale ha scritto a Bruno Vespa in merito alla puntata, richiamandolo al ruolo fondamentale del servizio pubblico in particolare su un tema così sensibile e che chiama in causa direttamente il corpo delle donne”.

Un richiamo che non va giù al conduttore, il quale a stretto giro replica: “Non può essere insensibile alle presenze femminili chi, da direttore del Tg1, affidò a tre donne la conduzione delle 13.30. Al di là della circostanza specifica – specifica Vespa –, che credo di aver ampiamente chiarito, ho ricordato che la reputazione di Porta a Porta nasce dall'ospitare politici molto rappresentativi. Ebbene ci sono soltanto 5 donne (Pd e M5S) su 18 presidenti, vicepresidenti e presidenti dei gruppi parlamentari dei primi 5 partiti. In ogni caso faremo il possibile per garantire alle donne il ruolo che meritano”.

La puntata profetica di Bojack Horseman

La scena in onda sul primo e principale canale della tv di Stato, dicevamo, non è sfuggita agli spettatori e ai più attenti ha ricordato la gag della serie animata – che dovrebbe far ridere, ma anche riflettere –, in cui si vedono personaggi maschili discutere di aborto: “Ma il concetto della libertà di scelta per le donne non è andato oltre? Abbiamo un gruppo di uomini bianchi con il papillon per parlare dell’aborto”, diceva il conduttore del talk show.

Uomini che parlano di aborto 

A “Porta a Porta”, storico talk show di seconda serata condotto da Bruno Vespa, si è affrontato  il tema caldo del dibattito politico e pubblico attuale, ovvero l’interruzione volontaria di gravidanza, oltre a quello delle recenti discussioni intorno al contestato emendamento al PNRR, presentato da Fratelli d’Italia, per far entrare nei consultori le associazioni del terzo settore (già previsto nella legge 194), che da molti è visto come un’ulteriore apertura verso le associazioni anti abortiste perché convincano le donne che chiedono la procedura a ripensarci.

“Pro Vita nei consultori”, opposizione all’attacco dell’emendamento di FdI

Certo, i temi trattati durante la diretta sono stati tanti, ma proprio per questo, conoscendo la scaletta della puntata, fa riflettere (oltre che aver scatenato una bufera di polemiche) il fatto che nessuna donna sia stata coinvolta come ospite o comunque in collegamento (se non un’ostetrica, vista esclusivamente di spalle mentre lavora al computer) per intervenire su una questione di salute riproduttiva femminile, che riguarda la libertà di scelta delle donne.

La replica: “Nessuna donna invitata era disponibile”

Dalla redazione del programma in mattinata hanno fatto sapere che in realtà “gli inviti per la trasmissione politica di giovedì 18 aprile sono stati fatti nei giorni precedenti al manifestarsi della polemica. Essendo prevista la presenza del Partito democratico, avevamo invitato tre donne parlamentari del Pd (sostituite alla fine dall'onorevole Zan per la loro indisponibilità) e una direttrice di giornale, anch'essa indisponibile”.

“In ogni caso l'aborto è stato solo uno degli otto temi trattati nella trasmissione di ieri – prosegue la nota –. Gli altri sette erano la guerra, Meloni a Bruxelles, il ricorso del governo contro l'Emilia-Romagna sul fine vita, la discussione sulla foto di Berlinguer nella tessera del Pd, il 5 in condotta e i sondaggi preelettorali. Come sa la stessa interessata, fin dalle 9.47 (prima che uscissero le agenzie con le reazioni polemiche) avevamo valutato la presenza dell'onorevole Sportiello (Movimento 5 stelle) per i Cinque Minuti di oggi, ma la tensione internazionale successiva all'attacco israeliano all'Iran ci costringe ad occuparci di questo. Sarà nostra cura, naturalmente, tornare sul tema alla prima occasione utile”.

Mansplaning e quote rosa assenti 

Si è trattato, ne più ne meno, di un chiaro esempio di mansplaing, ovvero quell’atteggiamento paternalistico e saccente con il quale – citando la Treccani – alcuni uomini pretendono di rappresentare e spiegare alle donne il loro stesso punto di vista e ciò che è lecito o non è lecito che le donne facciano. E quale miglior argomento se non quello che divide l’Italia, la possibilità o meno di scegliere se avere un figlio o non averlo, di decidere sul proprio corpo libera da qualsiasi condizionamento esterno che non sia puramente sanitario e finalizzato alla sua salute. Se si parla di autodeterminazione femminile, nel nostro Paese l’uomo si sente ancora in dovere di intervenire. Non uno, non due, in questo caso addirittura sette!     

Nella stessa giornata in cui, poi, l’attenzione pubblica e non poche critiche erano state attirate dalla presentazione (con tanto di foto rimbalzata sui siti e sui media di informazione) delnuovo consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), composto da dieci uomini, come anche il precedente. È vero, più volte anche sul nostro sito abbiamo rivendicato il fatto che non è il genere a dare valore o meno a una persona, che le quote rosa sono un correttivo obsoleto e poco equo ma ancora indispensabile, che la posizione apicale o comunque direttiva di una persona deve essere data dalle sue capacità e conoscenze, indipendentemente che si tratti di un uomo o di una donne o altr*. 

Ma certo, escludere completamente le donne da qualsiasi ente, istituzione, dibattito o discussione che sia su temi esclusivamente femminili non ci sembra né logico né, soprattutto, giusto. 

Le critiche 

Viste le immediate reazioni indignate sui social durante la puntata di “Porta a Porta”, mentre la presidente Meloni ieri è tornata a difendere l’emendamento per i consultori e la piena applicazione della legge sull’ivg, anche il vice premier Matteo Salvini ha voluto dire la sua, cercando di sanare quel solco tra società civile e governo sul tema che sembra sempre più profondo. “L'ultima parola sull'aborto spetta alle donne, sempre e comunque”, ha detto il leader della Lega.

Ma questo, nonostante la legge 194, non è accaduto finora (vedi l’obiezione di coscienza in costante crescita, i sempre più grossi ostacoli che si trova ad affrontare chi chiede di accedere alla procedura), né prevedono che accada invece le opposizioni, che prendono spunto proprio dalla brutta scenetta andata in onda su Rai1 per rilanciare l’attacco all’esecutivo. “Sette azzimati uomini a parlare di aborto e consultori: ieri sera a Porta a Porta, sul canale principale della tv pubblica, è andata in onda la rappresentazione precisa dell'ideologia di Governo (e non solo) – dichiara Ilenia Malavasi, deputata del Pd della commissione affari sociali – nessuna donna coinvolta su temi che riguardano la salute riproduttiva femminile e la libertà di scelta. A un certo punto ne hanno messa una, in video, un'ostetrica, ripresa di spalle. E questo è quanto”. 

Le fa eco la collega dem Cecilia d’Elia: “Quello a cui stiamo assistendo è la concretizzazione dell'Italia della presidente Meloni: una sola donna al comando, le altre scompaiono, mentre di continuo viene messa in discussione la loro libertà di scegliere sul proprio corpo, di essere o non essere madri, di lavorare e affermarsi. [...] Del resto – prosegue D'Elia – lo abbiamo visto con l'uso spregiudicato del servizio televisivo pubblico, e il ritorno alla grande dei manel, nonostante il memorandum ‘No women no Panel’, che dovrebbe impedirli. Ieri, ad esempio, a Porta a Porta, su Rai 1, con solo uomini invitati a parlare, Vespa ha pensato di poter discutere di aborto. Gravissima la scelta del nuovo Consiglio di amministrazione dell'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, ovvero l'organo, controllato dal Ministero della Salute, che è l'autorità competente per l'attività regolativa dei farmaci, che si è insediato ieri. Tutti uomini”.