Scurati, i sindaci di sinistra fanno proprio il monologo cancellato dalla Rai: “Sarà letto dai palchi delle celebrazioni per il 25 aprile”

L’appello è stato lanciato dal primo cittadino di Bergamo, Giorgio Gori, e accolto subito dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, e da altri colleghi. “La Rai ha deciso di censurarlo? I cittadini lo ascolteranno nelle nostre piazze”

di TERESA SCARCELLA
20 aprile 2024
Stop a Scurati su Rai3, era previsto un monologo sul 25 aprile

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Se non ha trovato spazio in Rai, lo troverà sui palchi delle città italiane, di quelle amministrate dalla sinistra sicuramente. Il testo che lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto fare su Rai3, cancellato, è l’ennesima bufera che si abbatte sulla televisione pubblica e sul governo. Ora diventa spada affilata nelle mani dell’opposizione. 

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Scurati “cancellato” su Rai3 per il monologo sul 25 aprile. Serena Bortone lo legge in diretta. L’azienda: “Nessuna censura, questioni economiche”

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L’appello lanciato dal sindaco di Bergamo, Giorgio Gori (Pd), ai suoi colleghi di tutta Italia di leggere il monologo di Scurati dal palco delle proprie città, in occasione delle celebrazioni della festa della Liberazione, ha trovato subito le prime adesioni e probabilmente ne troverà altre nelle prossime ore. 

“Ho una proposta per i miei colleghi sindaci: il 25 aprile – ha scritto Gori sui social – dai palchi delle nostre città, leggiamo tutti il discorso che Antonio Scurati ha dedicato a questa ricorrenza. La Rai ha deciso di censurarlo? I cittadini lo ascolteranno nelle nostre piazze”.

A rispondere presente, tra i primi, sono stati i sindaci di Bellizzi (Salerno) Domenico Volpe, che ha risposto allo stesso post sui social con un “Pienamente d'accordo. Ad un atto di censura si risponde con un gesto di libertà civile”; e di Firenze, Dario Nardella: “Ancora aria di regime irrespirabile. Il testo integrale di Scurati censurato dalla Rai lo leggeremo il 25 aprile in piazza della Signoria a Firenze, medaglia d'oro al valor militare per la lotta la nazifascismo”.

Laddove i primi cittadini non alzino subito la mano, ci pensano i consiglieri comunali a sgomitarli. Come accade a Napoli, dove Gennaro Acampora, capo gruppo del Partito Democratico nel consiglio comunale partenopeo, consiglia al sindaco Gaetano Manfredi di accodarsi. "Mi associo in pieno alla proposta lanciata in queste ore e la rivolgo ufficialmente al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e che spero si diffonda a macchia d'olio in tutta l'Italia democratica”, dice.

Il testo di Scurati

Intanto, in attesa che il monologo diventi simbolo e manifesto di una fetta di Italia per il 25 aprile (sempre che non ci sia un cambio di programma in Rai), ecco qui di seguito il testo.

Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L'onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l'ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all'ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. 

Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell'infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania. 

In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l'omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.

Queste due concomitanti ricorrenze luttuose - primavera del '24, primavera del '44 - proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così.

Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell'ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l'argomento in campagna elettorale la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l'esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola »antifascismo« in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”