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Roccella contestata al Salone del libro di Torino 2023: nessuna violenza, archiviate le denunce alle attiviste

La ministra era lì per presentare il suo libro “Una famiglia radicale” quando è stata interrotta da attivisti e femministe di Extinction Rebellion, Non Una Di Meno e Fridays for Future. Le denunce scattate poi per violenza privata, sono state archiviate dalla Procura di Torino

20 aprile 2024
Attiviste contestano ministra Roccella al Salone del libro 2023

Attiviste contestano ministra Roccella al Salone del libro 2023

Nessuna violenza, nessuna intimidazione. Era solo dissenso quello manifestato l’anno scorso, al Salone del libro di Torino, dalle attiviste di Extinction Rebellion, Non Una Di Meno e Fridays for Future nei confronti della ministra Eugenia Roccella. La Procura ha archiviato le denunce, 23, per violenza privata scattate subito dopo. 

I fatti dello scorso anno

La ministra alla famiglia, natalità e pari opportunità era al Salone del libro per la presentazione del suo libro 'Una famiglia radicale'. Ma non appena la ministra ha iniziato a parlare, un gruppo di attivisti e femministe che era tra il pubblico ha iniziato a urlare, sedendosi per terra ed esponendo cartelli con le scritte “Fuori lo stato dalle mie mutande”, “Sul mio corpo decido io”, di fatto interrompendo la ministra Roccella. Il tentativo di stimolare un confronto con i manifestanti è scemato subito. 

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La ministra Eugenia Roccella contestata da attivisti e femministe al Salone del libro di Torino

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L’archiviazione

La Procura di Torino ha deciso di archiviare le 23 denunce. Per i giudici: “Non c’è traccia di condotte implicitamente o esplicitamente minacciose, violente o intimidatorie poste in essere dalle manifestanti” e “non è stato posto in essere nessun comportamento latamente minatorio, se non intonare cori e sovrastare con la propria voce la voce dei relatori”.

"È passato un anno, Torino tra qualche settimana ospiterà - afferma Extinction Rebellion che in questi giorni è tornata in piazza per il clima - il G7 Energia, clima e ambiente. Mentre l'Italia annuncia l'ennesimo piano di investimenti in combustibili fossili in Africa, si parla già di zona rossa e di intere città militarizzate. Non sembrano essere i ministri coloro a cui viene tolta la parola. E questa vicenda ne è l'ennesima conferma”.

"L'inserimento del finanziamento alle associazioni antiabortiste nel decreto Pnrr - proseguono i movimenti - rafforza le motivazioni di quella protesta, l'evidenziare lo squilibrio tra il potere di chi legifera sul corpo delle donne e lo sfruttamento del pianeta e chi ha solo la propria voce e il proprio corpo per esprimersi”.