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Home » Politica » Cirinnà: “Fermare l’odio contro omo, trans e bisexual: lo Stato dica che sta dalla parte delle vittime, non degli aggressori”

Cirinnà: “Fermare l’odio contro omo, trans e bisexual: lo Stato dica che sta dalla parte delle vittime, non degli aggressori”

La parlamentare che legò il nome alla legge sulle unioni civili del 2016 si schiera per il Ddl Zan: "Non sarà limitata la libertà di espressione, né è vero che la distinzione maschio/femmina sarà ritenuta eccezione alla fluidità". "Orientamento sessuale e identità di genere superano il concetto di 'sesso': è giustificata una norma ad hoc"

Domenico Guarino
17 Maggio 2021
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La senatrice del Partito Democratico, Monica Cirinnà

5 anni  fa, l’11 maggio 2016, la Camera dei deputati approvò la legge sulle unioni civili, passata alla Storia come “Legge Cirinnà“, in omaggio al nome della parlamentare che aveva promosso  e difeso strenuamente quella normativa, fino al vari definitivo, tutt’altro che scontato.

Oggi Monica Cirinnà è senatrice del Partito Democratico e con la stessa dedizione di allora  sta sostenendo vigorosamente il Ddl Zan, combattendo  con gli stessi avversari di allora.

L’abbiamo intervistata.

Perché è importante questa legge? Quale passo in avanti fa compiere alla  nostra società?
“Questa legge dice con chiarezza alle vittime di odio che la Repubblica è dalla loro parte e non dalla parte degli odiatori. E’ una legge che riconosce la dignità delle persone e la protegge dalla discriminazione e dalla violenza, sia con strumenti penali che con strumenti culturali. Credo sarà un importante fattore di crescita per la nostra comunità”.

Alcuni giuristi (tra gli altri  l’ex ministro della giustizia Giovanni Maria Flick)  accusa il Ddl di insistere troppo su definizioni che potrebbero generare confusione (genere, identità sessuale  etc), laddove basterebbe rifarsi all’articolo 3 della Costituzione, che già vieta le discriminazioni basate sul sesso. Cosa risponde a questa osservazione?
“Con rispetto dissento, questa volta, dal presidente Flick. Stiamo parlando di norme penali, è necessario definire nel miglior modo possibile le fattispecie di reato e fornire ai giudici strumenti sufficienti per identificare i moventi d’odio. Limitarsi a fare riferimento al “sesso” avrebbe il risultato di negare riconoscimento ad altre importanti dimensioni della personalità, che non possono essere ridotte al sesso, come orientamento sessuale e identità di genere. Di fronte a questa sfida di riconoscimento non possiamo tirarci indietro. E credo che il ddl Zan l’abbia raccolta nel modo più adeguato: lo dimostra anche il dossier del Servizio studi del Senato che non formula alcun rilievo tecnico-giuridico”.

Tra le accuse anche quella di portare nelle scuole una discussione che rischia di far saltare completamente una distinzione maschile/femminile che quasi verrebbe intesa come un’eccezione alla regola della ‘fluidità’ e dell’identità mutevole. Cosa ne pensa?
“Penso che sia una enorme fake news. Tanto più grave perché ha l’obiettivo di creare angoscia e paura, evocando spettri inesistenti. Il Ddl prevede soltanto che nelle scuole possano essere organizzate iniziative in occasione della Giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia, per promuovere – cito – la cultura del rispetto e dell’inclusione. E che ciò venga fatto nel pieno rispetto dell’autonomia scolastica e del patto di corresponsabilità scuola-famiglie”.

Altra obiezione riguarda il fatto che la legge limiterebbe la libertà di opinione, ad esempio, per quello che riguarda la questione dei matrimoni omosessuali, o delle adozioni, o addirittura dell’utero in affitto. Dove passa il confine tra libera espressione del pensiero e discriminazione?
“Il confine è molto chiaro, e l’articolo 4 del ddl lo enuncia espressamente, proprio per fugare ogni dubbio. Si è e si resta liberi di dire ciò che si pensa; non si è e non si sarà liberi di offendere la dignità altrui, con pensieri o parole che determinino – e cito ancora – il concreto pericolo di compimento di atti discriminatori o violenti”.

Perché mettere la disabilità all’interno di questa legge non, mettiamo, le discriminazioni o i reati  compiuti in ragione di altre caratteristiche della vittima, ad esempio l’età?
“La scelta del ddl Zan prende atto di una realtà in cui l’odio colpisce pesantemente alcune caratteristiche personali. Le statistiche – penso al rapporto di Vox sull’odio online – ci mostrano che al vertice della piramide dell’odio c’è la misoginia, seguita a ruota da transfobia, omolesbobifobia e abilismo. Donne, persone LGBT+ e disabili sono indicati come destinatari d’odio da proteggere anche da numerosi atti internazionali ed europei. Su questa scia si colloca e agisce il ddl Zan”.

E a chi dice che oggi abbiamo ben altri problemi (pandemia) rispetto a questo, anche perché i numeri non svelerebbero l’esistenza di una emergenza legata alla violenza contro gay lesbiche, trans etc?
“Rispondo anzitutto che la buona politica deve essere in grado di fare più cose contemporaneamente e che, soprattutto, il benessere delle persone si assicura anche riconoscendone la dignità, proteggendola dalle discriminazioni e dalla violenza. Sui numeri dico: attenzione, le statistiche sono sottodimensionate proprio perché non esiste il reato! E poi, mi scusi: se anche le aggressioni fossero poche, questa sarebbe una giustificazione per non intervenire? Non saremmo comunque di fronte a una gravissima violazione della dignità, indipendentemente dai numeri?”.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
La senatrice del Partito Democratico, Monica Cirinnà
5 anni  fa, l’11 maggio 2016, la Camera dei deputati approvò la legge sulle unioni civili, passata alla Storia come “Legge Cirinnà“, in omaggio al nome della parlamentare che aveva promosso  e difeso strenuamente quella normativa, fino al vari definitivo, tutt'altro che scontato. Oggi Monica Cirinnà è senatrice del Partito Democratico e con la stessa dedizione di allora  sta sostenendo vigorosamente il Ddl Zan, combattendo  con gli stessi avversari di allora. L'abbiamo intervistata. Perché è importante questa legge? Quale passo in avanti fa compiere alla  nostra società? "Questa legge dice con chiarezza alle vittime di odio che la Repubblica è dalla loro parte e non dalla parte degli odiatori. E’ una legge che riconosce la dignità delle persone e la protegge dalla discriminazione e dalla violenza, sia con strumenti penali che con strumenti culturali. Credo sarà un importante fattore di crescita per la nostra comunità".
Alcuni giuristi (tra gli altri  l’ex ministro della giustizia Giovanni Maria Flick)  accusa il Ddl di insistere troppo su definizioni che potrebbero generare confusione (genere, identità sessuale  etc), laddove basterebbe rifarsi all’articolo 3 della Costituzione, che già vieta le discriminazioni basate sul sesso. Cosa risponde a questa osservazione? "Con rispetto dissento, questa volta, dal presidente Flick. Stiamo parlando di norme penali, è necessario definire nel miglior modo possibile le fattispecie di reato e fornire ai giudici strumenti sufficienti per identificare i moventi d’odio. Limitarsi a fare riferimento al “sesso” avrebbe il risultato di negare riconoscimento ad altre importanti dimensioni della personalità, che non possono essere ridotte al sesso, come orientamento sessuale e identità di genere. Di fronte a questa sfida di riconoscimento non possiamo tirarci indietro. E credo che il ddl Zan l’abbia raccolta nel modo più adeguato: lo dimostra anche il dossier del Servizio studi del Senato che non formula alcun rilievo tecnico-giuridico". Tra le accuse anche quella di portare nelle scuole una discussione che rischia di far saltare completamente una distinzione maschile/femminile che quasi verrebbe intesa come un'eccezione alla regola della ‘fluidità’ e dell’identità mutevole. Cosa ne pensa? "Penso che sia una enorme fake news. Tanto più grave perché ha l’obiettivo di creare angoscia e paura, evocando spettri inesistenti. Il Ddl prevede soltanto che nelle scuole possano essere organizzate iniziative in occasione della Giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia, per promuovere - cito - la cultura del rispetto e dell’inclusione. E che ciò venga fatto nel pieno rispetto dell’autonomia scolastica e del patto di corresponsabilità scuola-famiglie". Altra obiezione riguarda il fatto che la legge limiterebbe la libertà di opinione, ad esempio, per quello che riguarda la questione dei matrimoni omosessuali, o delle adozioni, o addirittura dell’utero in affitto. Dove passa il confine tra libera espressione del pensiero e discriminazione? "Il confine è molto chiaro, e l’articolo 4 del ddl lo enuncia espressamente, proprio per fugare ogni dubbio. Si è e si resta liberi di dire ciò che si pensa; non si è e non si sarà liberi di offendere la dignità altrui, con pensieri o parole che determinino - e cito ancora - il concreto pericolo di compimento di atti discriminatori o violenti". Perché mettere la disabilità all'interno di questa legge non, mettiamo, le discriminazioni o i reati  compiuti in ragione di altre caratteristiche della vittima, ad esempio l’età? "La scelta del ddl Zan prende atto di una realtà in cui l’odio colpisce pesantemente alcune caratteristiche personali. Le statistiche - penso al rapporto di Vox sull’odio online - ci mostrano che al vertice della piramide dell’odio c’è la misoginia, seguita a ruota da transfobia, omolesbobifobia e abilismo. Donne, persone LGBT+ e disabili sono indicati come destinatari d’odio da proteggere anche da numerosi atti internazionali ed europei. Su questa scia si colloca e agisce il ddl Zan". E a chi dice che oggi abbiamo ben altri problemi (pandemia) rispetto a questo, anche perché i numeri non svelerebbero l’esistenza di una emergenza legata alla violenza contro gay lesbiche, trans etc? "Rispondo anzitutto che la buona politica deve essere in grado di fare più cose contemporaneamente e che, soprattutto, il benessere delle persone si assicura anche riconoscendone la dignità, proteggendola dalle discriminazioni e dalla violenza. Sui numeri dico: attenzione, le statistiche sono sottodimensionate proprio perché non esiste il reato! E poi, mi scusi: se anche le aggressioni fossero poche, questa sarebbe una giustificazione per non intervenire? Non saremmo comunque di fronte a una gravissima violazione della dignità, indipendentemente dai numeri?".
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