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Il
Ddl Zan, a fatica, continua il suo iter di discussione in Senato. Nella giornata di ieri, mercoledì 14 luglio, la proposta di legge del deputato del Partito Democratico ha
rischiato di arenarsi ma, grazie a un solo voto (136 voti contrari, 135 a favore), la sospensione proposta da FI e Lega non passa. Protagonisti principali dell'acceso dibattito a Palazzo Madama il
Carroccio e Forza Italia. Gli interventi di alcuni senatori sono diventati virali sui social in poco tempo, soprattutto sulle pagine di attivisti Lgbtq+ che non hanno nascosto
il loro sdegno per le parole dei deputati di centrodestra. Tra questi, l’onorevole
Simone Pillon, tra i più accaniti oppositori del disegno di legge, ha dichiarato: "Le coppie dello stesso sesso hanno tutto il diritto di stare insieme. Ma ovviamente l’attenzione del legislatore deve privilegiare i diritti del bambino. Che ha diritto alla mamma e al papà, e a non
essere acquistato su internet". E ancora sul tema dei genitori omosessuali, ha aggiunto: "Tutti noi abbiamo esultato per l’Italia che ha vinto la finale. È stato interessante vedere quale è stata la prima reazione dei giocatori. Non hanno telefonato al
genitore 1 o al genitore 2, hanno chiamato la mamma". In seguito anche il senatore
Massimiliano Romeo è intervenuto in aula, ma il suo discorso è apparso a molti troppo confuso: "Sì alla lotta alle discriminazioni, ma se con le forzature si vogliono introdurre logiche di mercato come quelle relative al genere neutro, per rendere
più facile vendere lo smalto nero agli uomini, allora noi non ci stiamo". Ancora non è chiaro in che modo l’accettazione delle persone
gender fluid possa favorire la vendita di cosmetici alle persone di
sesso maschile. Il senatore di Forza Italia Andrea Cangini sposta invece l’attenzione su tutte le altre minoranze, meritevoli
delle stesse attenzioni che il Ddl Zan riserverebbe alla comunità Lgbtq+: "Io considero sbagliata e illiberale la legge Mancino e considero che ogni categoria o gruppo che viene ricompreso nella legge, crei un vuoto rispetto alle altre categorie e leda i loro diritti. Faccio un esempio paradossale: sappiamo tutti le sofferenze che può provare
un ragazzino sovrappeso che viene dileggiato dai suoi compagni di scuola. Ma allora che facciamo: mettiamo anche i ciccioni tra le categorie che la legge Mancino protegge? Allora anche i
portatori di occhiali,
i cacciatori,
i vegani. Non c’è limite alle categorie umane e alla volontà di alcuni di annullarsi e identificarsi in un singolo aspetto della loro vita. Non è questo che ci fa cittadini di uno Stato". Al momento, per come è si presenta in originale il disegno di legge Zan, sembra
complesso immaginare un'approvazione da parte delle forze politiche, considerata la
maggioranza molto fragile messa in evidenza dal voto palese di ieri.
Matteo Salvini ha individuato il 'problema' della sterilità della discussione in Aula nella
posizione irremovibile dei partiti di sinistra: "Se
Letta si ostina a non
ascoltare niente e nessuno affossa la legge. La Lega ha proposto degli emendamenti che raccolgono le indicazioni di associazioni, del Santo Padre, di gay, lesbiche, insegnanti. Approvarli subito, tutti insieme, sarebbe un bel segnale di unanimità. Togliamo dal testo quello che divide:
bambini,
gender nelle scuole,
censure,
bavaglio,
negazione della libertà di pensiero e di parola, e vedrete che la legge sarà approvata al Senato e alla Camera entro l’estate". Anche
Matteo Renzi pensa che il testo vada modificato, accogliendo le idee e le necessità di tutti: "Se siamo intelligenti e saggi si fa
un compromesso e la legge si fa. Se in questo Paese ci sono
le unioni civili è perché si è fatto un compromesso. Troviamo un punto di incontro, si modifichino
gli articoli 1, 4 e 7 e si porti avanti il risultato per dare una mano a questi nostri concittadini, fratelli e sorelle che vivono una situazione di difficoltà". Entrando nel dettaglio, gli articoli citati dall'ex Premier, e messi sotto accusa anche dal leader della Lega, sono:
il primo, che definisce i termini "
sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere", il
quarto che, secondo i detrattori, limiterebbe la
libertà di pensiero e di parola e, infine, l'
articolo 7, che prevede l'istituzione della
Giornata nazionale contro omofobia, la
lesbofobia, la
bifobia e la
transfobia, al fine di
promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. (
Qui il testo completo) Da Twitter è arrivata la risposta proprio di
Alessandro Zan che non ha risparmiato una dura accusa al leader di Italia Viva: "Dispiace che Matteo Renzi parli di
"teoria gender" a scuola, una fake creata da
Salvini e Meloni. Inaccettabile togliere l’identità di genere, che la Consulta sancisce come diritto fondamentale.
Segua Biden che difende il diritto all’identità di genere e non
l’omofobo Orban", ribadisce, dopo aver lanciato lo stesso consiglio da una piazza di Roma lunedì scorso, in occasione del primo giorno di discussione in Aula (
qui il resoconto). Il dibattito proseguirà anche nella giornata di oggi, anche se
Francesco Laforgia, segretario della Presidenza del Senato e sentore Leu, non vede
margini di trattativa: "Il fatto che la legge Zan sia appesa a un filo non è una ragion valida per trovare un
compromesso al ribasso. La destra non vuole questa legge, per otto mesi ha fatto in modo di
impedirne l’accesso in Aula. Alcuni degli interventi che abbiamo ascoltato durante la discussione al Senato sono
terrificanti e dimostrano che non c’è un tentativo reale di mediazione, ma piuttosto il tentativo di mettere la legge su un binario morto". Il Ddl zan continua quindi a dividere. La speranza è che, alla fine, il buon senso collettivo riesca a superare gli ostacoli che stanno frenando una legge necessaria per un Paese democratico e civile come si propone di essere il nostro.