La storia dei diritti civili riscritta in un fine settimana: i risultati dei tre referendum in Europa

di MARIANNA GRAZI -
27 settembre 2021
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Tre referendum tre risultati storici. Quello appena trascorso è stato un fine settimana importantissimo dal punto di vista dei diritti in diversi Stati del continente europeo. Sintomo di una forte e concreta partecipazione alla politica dal basso, dai cittadini, che sempre più scelgono di schierarsi per le cause che stanno loro a cuore, che sentono come prioritarie, al di là del parere più o meno concorde che arriva dagli scranni del potere politico. Un'onda civile tale da cambiare le leggi o introdurne di nuove, come è accaduto a San Marino, in Svizzera e a Berlino.

San Marino legalizza l'aborto

Nella Repubblica del Titano il sì al referendum ha reso legale l’aborto. Un risultato a dir poco epocale, atteso e cercato da anni da comitati civici come quello dell’Unione Donne Sammarinesi. Una vittoria schiacciante dei favorevoli all'interruzione volontaria di gravidanza, con il 77% dei votanti che si è espresso in favore della depenalizzazione. A San Marino, infatti, come in altri pochissimi stati in Europa - Malta, Gibilterra, Andorra,  abortire è - o meglio, era - un reato, puntito dal codice penale con la reclusione sia per la donna che per chi la aiutava o praticava l'aborto stesso, anche in caso di stupro, pericolo di vita per la gestante o gravi malformazioni fetali.⁠ Dopo 18 anni di tentativi, proposte di legge, appelli alle istituzioni, tutti falliti, dopo lo straordinario risultato del plebiscito popolare il Consiglio Grande e Generale (il parlamento della Repubblica) dovrà produrre una legislazione più completa sul tema.

Matrimonio di coppie omosessuali: la Svizzera ha detto Sì

Il fatidico sì è arrivato anche in Svizzera, e si parla davvero di matrimoni. Il voto referendario (confervativo) riguardava infatti l'approvazione delle nozze omosessuali. Dopo la legge che il Parlamento elvetico aveva approvato nel 2020, molti partiti conservatori si erano opposti alla sua attuazione promuovendo il referendum. Ma la popolazione si è espressa in maniera diversa da quanto sperato: la maggioranza (il 64,1%) ha votato a favore della modifica al Codice civile che consentirà il matrimonio civile e il testo è stato poi approvato da 26 cantoni e semi-cantoni della confederazione svizzera, anche da quelli tradizionalmente conservatori. La Svizzera, in realtà, aveva autorizzato le unioni civili tra persone dello stesso sesso già nel 2007; tuttavia la novità appena approvata metterà i partner dello stesso sesso finalmente sullo stesso piano legale delle coppie eterosessuali, ad esempio consentendo loro di adottare bambini e facilitando la cittadinanza per i coniugi. Non solo: la nuova legge permetterà anche alle coppie lesbiche di utilizzare la donazione di sperma regolamentata, ma non anonima. E intanto l'Italia resta tra i pochissimi Paesi d'Europa, insieme a Polonia e Ungheria, non certo tra le nazioni considerate più all'avanguardia e attente alla tutela dei diritti civili, a non aver approvato i matrimoni gay, ma solo la legge sulle unioni civili.

A Berlino via all'esproprio di immobili ai grandi gruppi

La Germania, domenica 26 settembre, non era chiamata a votare solo per le elezioni politiche. A Berlino infatti i cittadini si sono recati alle urne anche per esprimersi in merito al referendum (a maggioranza) per la confisca degli appartamenti ai colossi dell'immobiliare. Società che possiedono centinaia di migliaia di edifici nella capitale tedesca. Stando ai dati divulgati dalla pagina Twitter dei promotori, il 56,4% dei cittadini della capitale si è pronunciato a favore. Negli ultimi decenni i costi degli affitti in città sono lievitati, nonostante molti appartamenti siano sfitti e gran parte della popolazione viva in affitto. L'anno scorso il sindaco Michael Müller aveva provato ad arginare il fenomeno degli aumenti, approvando una legge per imporre un tetto massimo agli affitti. Il provvedimento fu però bocciato dalla Corte costituzionale tedesca per illegittimità. Per questo sono scesi in campo gli stessi cittadini, che hanno formato dei comitati per combattere questo fenomeno. Ora la palla dell'esproprio proletario, se non verrà dichiarato incostituzionale, passa alla futura sindaca Franziska Giffey, la capolista dei socialdemocratici, il partito più votato, che tuttavia ha ribadito la propria contrarietà. Il Senato della città dovrà comunque prenderne atto e agire di conseguenza.