Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Politica » Matrimonio egualitario? “Sì lo voglio”. La raccolta firme per il referendum sulle unioni civili

Matrimonio egualitario? “Sì lo voglio”. La raccolta firme per il referendum sulle unioni civili

Presentata in Senato la proposta referendaria per abrogare le parti della legge sulle unioni civili che le differenziano dal matrimonio. Primo firmatario Fabrizio Marrazzo, del partito Gay-Lgbt+, ma a sostenerla c'è una schiera politica trasversale, dal M5S fino a Forza Italia

Domenico Guarino
21 Gennaio 2022
celebrating the marriage of a gay couple

celebrating the marriage of a gay couple

Share on FacebookShare on Twitter
In oltre 30 Paesi del mondo il matrimonio egualitario è legale e applicato

In Europa, a settembre 2021, il matrimonio egualitario era riconosciuto legalmente in 17 Stati. In essi le coppie omosessuali possono quindi sposarsi e la loro unione viene riconosciuta al pari di quella tra persone eterosessuali di fronte alla legge. In Francia, Spagna,  Regno Unito, Germania, Paesi Bassi – a cui spetta il primato, avendolo introdotto nel 2001 – , tutti i Paesi Scandinavi ma anche Svizzera, Austria e Malta e tanti altri quindi non c’è distinzione di sesso che tenga davanti all’altare (civile). Nel mondo, poi, a inserirsi nel novero degli oltre 30 Paesi dove il matrimonio tra due uomini o due donne viene riconosciuto e applicato secondo la legge ci sono gli Stati Uniti e il Canada, ma anche gran parte dell’America del Sud, compreso l’ultracattolico Cile, tra gli ultimi ad aprire a questa possibilità. Ma potrebbe diventare realtà anche in stati non democratici, come Cuba, che ha indetto un referendum confermativo sul il nuovo “Codice di famiglia” per permettere alle coppie dello stesso sesso di sposarsi e adottare.

Uno sguardo sul mondo e sui nostri vicini che rende ancor più ‘grave’ la posizione dell’Italia in materia di diritti civili. Nel nostro Paese infatti la legge non contempla il matrimonio egualitario bensì le cosiddette unioni civili, ovvero tutte quelle forme di convivenza, basata su vincoli affettivi ed economici, alla quale lo Stato italiano riconosce uno status giuridico analogo, diciamo così, a quello conferito dal matrimonio.

Monica Cirinnà è la promotrice e prima firmataria della Legge sulle Unioni Civili in vigore in Italia dal 2016

Grazie a questo istituto, in vigore dal 2016 grazie alla Legge Cirinnà, dal nome della senatrice dem promotrice e prima firmataria, le coppie ‘unite civilmente’ godono di gran parte dei diritti e dei doveri delle coppie sposate. Senza contemplare però la possibilità di adottare il figlio del partner (la cosiddetta “stepchild adoption”) né riconoscere il legame di genitorialità con i figli che nascono a seguito di procreazione medicalmente assistita. Insomma in linea di principio la normativa italiana non prevede l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso, una delle mancanze più grandi lamentate dalla comunità Lgbtq+ italiana.

Anche per questo, dopo la bocciatura della legge contro l’omolesbobitransfobia (il famoso e ormai noto alle cronache Ddl Zan)  il mondo ‘rainbow’ italiano si mobilita e ci riprova, bypassando il Parlamento, con una raccolta di firme per il referendum Sì matrimonio egualitario, presentando mercoledì 19 gennaio al Senato. La proposta è questa: abrogare le parti della legge sulle unioni civili che le differenziano dal matrimonio. A sostenerla un comitato trasversale che vede come primo firmatario Fabrizio Marrazzo, del partito Gay-Lgbt+, e raccoglie adesioni dal M5S, al Pd fino a Forza Italia. Oltre che naturalmente da parte di associazioni ed esponenti della società civile. Con l’obiettivo di raccogliere almeno le 500mila firme necessarie richieste dalla Corte di Cassazione, si potrà votare sia nei consueti banchetti nelle principali città italiane sia online (a questo link) con lo Spid o la firma digitale, con un contributo di 1,50 euro necessario a certificare l’autenticazione digitale. Una modalità che, visto il successo delle petizioni referendarie in modalità mista (sia cartacea che online) degli ultimi mesi – tra i quali, ricordiamo, quella per l’eutanasia e quella per la legalizzazione della cannabis, entrambe già al vaglio delle Corti competenti –, potrebbe già preannunciarne il successo. Ma è ancora presto per cantare vittoria. Intanto Marrazzo lancia la ‘chiamata alle armi’:

Fabrizio Marrazzo, partito Gay-Lgbt+, firmatario della proposta referendaria

“Da oggi parte questa richiesta a tutta la società civile, perché un referendum sul matrimonio egualitario serve per mobilitare tutta la società e chiedere diritti che ci sono già in 30 Paesi del mondo – ha annunciato Marrazzo –. Lo strumento referendario in Italia è di carattere abrogativo ma abbiamo lavorato sulla legge delle Unioni civili andando ad abrogare le parti che la differenziavano dal matrimonio. Vogliamo dare alle persone lesbiche, gay, bisessuali e trans gli stessi diritti del matrimonio. Il sito è www.matrimonio egualitario.it“.

“Davvero possiamo permetterci di pensare e stabilire attraverso le leggi che alcune coppie abbiano maggiore dignità di altre? E di conseguenza che vi siano cittadini con pieni diritti e altri che devono accontentarsi di diritti a metà? Un uomo o una donna sono in grado di amare e accudire un bambino in ragione del loro orientamento sessuale oppure lo sono in ragione della loro capacità di donare affetto, cura e sostegno?”, si chiede la senatrice M5S Alessandra Maiorino. Che aggiunge “ecco, è il momento di spogliarci dell’ipocrisia e riconoscere che il tempo di mezzo, quello delle unioni civili, che non riconoscono a tutte le coppie italiane gli stessi diritti, è finito”. Per il deputato di Forza Italia, Elio Vito, “è diventato chiaro che la strada dei diritti LGBT+ non può essere percorsa in questo Parlamento”, dunque “firmare – afferma Pietro Turano, portavoce di Gay Center – può essere un modo per portare in alto la voce di una comunità che non trova degna rappresentanza, una voce che non potrà rimanere inascoltata: che l’obiettivo possa davvero essere raggiunto attraverso un referendum o meno”.

La proposta è quella di abrogare, nella legge sulle unioni civili, tutti le parti che le differenziano dai matrimoni

Secondo, infine, Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay “qualora il percorso referendario proposto dovesse concretizzarsi e raggiungere il proprio obiettivo, sarebbe inevitabile prendere atto della totale incapacità del Parlamento di corrispondere alla domanda di diritti della cittadinanza. Una prospettiva che a nostro avviso minerebbe ulteriormente il rapporto tra Paese e politica, già profondamente compromesso. L’auspicio, dunque, è che l’iniziativa referendaria riesca nell’intento di porre all’attenzione dell’agenda politica del Paese il tema della rimozione di ogni disparità di trattamento tra coppie eterosessuali e omosessuali e magari serva anche a richiamare i Partiti e le coscienze degli eletti e delle elette del Parlamento”

Tra gli interventi in Senato anche quello di Tommaso Cerno del Partito Democratico, che ha mandato un messaggio molto chiaro ai dem: “Sono qui con convinzione perché credo che la parola uguaglianza sia la parola su cui la sinistra deve combattere ogni partita. Io vedo nel Pd parlare tante volte di diversità, di nicchie di diversità ma poco di uguaglianza”. “Mi dispiace di essere l’unico oggi – ha concluso Cerno – ma sono convito che centinaia di migliaia di persone democratiche verranno a firmare, sosterranno questo referendum e che anche il partito si renderà conto che non è una iniziativa contro qualcuno ma l’uguaglianza è la prima iniziativa su cui deve essere in prima fila sempre”.

Potrebbe interessarti anche

Claudio Marazzini, presidente dell'Accademia della Crusca
Lifestyle

Giustizia, il linguaggio corretto per la parità di genere

21 Marzo 2023
Ragazze Neet, il triste record europeo delle italiane
Economia

Ragazze Neet, il triste record europeo delle italiane. Tutta colpa degli stereotipi

19 Marzo 2023
Raffaella Milandri e Audrey Black Eagle
Lifestyle

Si laurea in Antropologia in abito Crow dei nativi americani

24 Marzo 2023

Instagram

  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
In oltre 30 Paesi del mondo il matrimonio egualitario è legale e applicato
In Europa, a settembre 2021, il matrimonio egualitario era riconosciuto legalmente in 17 Stati. In essi le coppie omosessuali possono quindi sposarsi e la loro unione viene riconosciuta al pari di quella tra persone eterosessuali di fronte alla legge. In Francia, Spagna,  Regno Unito, Germania, Paesi Bassi – a cui spetta il primato, avendolo introdotto nel 2001 – , tutti i Paesi Scandinavi ma anche Svizzera, Austria e Malta e tanti altri quindi non c'è distinzione di sesso che tenga davanti all'altare (civile). Nel mondo, poi, a inserirsi nel novero degli oltre 30 Paesi dove il matrimonio tra due uomini o due donne viene riconosciuto e applicato secondo la legge ci sono gli Stati Uniti e il Canada, ma anche gran parte dell'America del Sud, compreso l'ultracattolico Cile, tra gli ultimi ad aprire a questa possibilità. Ma potrebbe diventare realtà anche in stati non democratici, come Cuba, che ha indetto un referendum confermativo sul il nuovo "Codice di famiglia" per permettere alle coppie dello stesso sesso di sposarsi e adottare. Uno sguardo sul mondo e sui nostri vicini che rende ancor più 'grave' la posizione dell'Italia in materia di diritti civili. Nel nostro Paese infatti la legge non contempla il matrimonio egualitario bensì le cosiddette unioni civili, ovvero tutte quelle forme di convivenza, basata su vincoli affettivi ed economici, alla quale lo Stato italiano riconosce uno status giuridico analogo, diciamo così, a quello conferito dal matrimonio.
Monica Cirinnà è la promotrice e prima firmataria della Legge sulle Unioni Civili in vigore in Italia dal 2016
Grazie a questo istituto, in vigore dal 2016 grazie alla Legge Cirinnà, dal nome della senatrice dem promotrice e prima firmataria, le coppie 'unite civilmente' godono di gran parte dei diritti e dei doveri delle coppie sposate. Senza contemplare però la possibilità di adottare il figlio del partner (la cosiddetta “stepchild adoption”) né riconoscere il legame di genitorialità con i figli che nascono a seguito di procreazione medicalmente assistita. Insomma in linea di principio la normativa italiana non prevede l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso, una delle mancanze più grandi lamentate dalla comunità Lgbtq+ italiana. Anche per questo, dopo la bocciatura della legge contro l'omolesbobitransfobia (il famoso e ormai noto alle cronache Ddl Zan)  il mondo 'rainbow' italiano si mobilita e ci riprova, bypassando il Parlamento, con una raccolta di firme per il referendum Sì matrimonio egualitario, presentando mercoledì 19 gennaio al Senato. La proposta è questa: abrogare le parti della legge sulle unioni civili che le differenziano dal matrimonio. A sostenerla un comitato trasversale che vede come primo firmatario Fabrizio Marrazzo, del partito Gay-Lgbt+, e raccoglie adesioni dal M5S, al Pd fino a Forza Italia. Oltre che naturalmente da parte di associazioni ed esponenti della società civile. Con l'obiettivo di raccogliere almeno le 500mila firme necessarie richieste dalla Corte di Cassazione, si potrà votare sia nei consueti banchetti nelle principali città italiane sia online (a questo link) con lo Spid o la firma digitale, con un contributo di 1,50 euro necessario a certificare l'autenticazione digitale. Una modalità che, visto il successo delle petizioni referendarie in modalità mista (sia cartacea che online) degli ultimi mesi – tra i quali, ricordiamo, quella per l'eutanasia e quella per la legalizzazione della cannabis, entrambe già al vaglio delle Corti competenti –, potrebbe già preannunciarne il successo. Ma è ancora presto per cantare vittoria. Intanto Marrazzo lancia la 'chiamata alle armi':
Fabrizio Marrazzo, partito Gay-Lgbt+, firmatario della proposta referendaria
"Da oggi parte questa richiesta a tutta la società civile, perché un referendum sul matrimonio egualitario serve per mobilitare tutta la società e chiedere diritti che ci sono già in 30 Paesi del mondo – ha annunciato Marrazzo –. Lo strumento referendario in Italia è di carattere abrogativo ma abbiamo lavorato sulla legge delle Unioni civili andando ad abrogare le parti che la differenziavano dal matrimonio. Vogliamo dare alle persone lesbiche, gay, bisessuali e trans gli stessi diritti del matrimonio. Il sito è www.matrimonio egualitario.it". "Davvero possiamo permetterci di pensare e stabilire attraverso le leggi che alcune coppie abbiano maggiore dignità di altre? E di conseguenza che vi siano cittadini con pieni diritti e altri che devono accontentarsi di diritti a metà? Un uomo o una donna sono in grado di amare e accudire un bambino in ragione del loro orientamento sessuale oppure lo sono in ragione della loro capacità di donare affetto, cura e sostegno?”, si chiede la senatrice M5S Alessandra Maiorino. Che aggiunge “ecco, è il momento di spogliarci dell'ipocrisia e riconoscere che il tempo di mezzo, quello delle unioni civili, che non riconoscono a tutte le coppie italiane gli stessi diritti, è finito”. Per il deputato di Forza Italia, Elio Vito, “è diventato chiaro che la strada dei diritti LGBT+ non può essere percorsa in questo Parlamento”, dunque "firmare – afferma Pietro Turano, portavoce di Gay Center – può essere un modo per portare in alto la voce di una comunità che non trova degna rappresentanza, una voce che non potrà rimanere inascoltata: che l'obiettivo possa davvero essere raggiunto attraverso un referendum o meno".
La proposta è quella di abrogare, nella legge sulle unioni civili, tutti le parti che le differenziano dai matrimoni
Secondo, infine, Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay “qualora il percorso referendario proposto dovesse concretizzarsi e raggiungere il proprio obiettivo, sarebbe inevitabile prendere atto della totale incapacità del Parlamento di corrispondere alla domanda di diritti della cittadinanza. Una prospettiva che a nostro avviso minerebbe ulteriormente il rapporto tra Paese e politica, già profondamente compromesso. L'auspicio, dunque, è che l'iniziativa referendaria riesca nell'intento di porre all'attenzione dell'agenda politica del Paese il tema della rimozione di ogni disparità di trattamento tra coppie eterosessuali e omosessuali e magari serva anche a richiamare i Partiti e le coscienze degli eletti e delle elette del Parlamento” Tra gli interventi in Senato anche quello di Tommaso Cerno del Partito Democratico, che ha mandato un messaggio molto chiaro ai dem: "Sono qui con convinzione perché credo che la parola uguaglianza sia la parola su cui la sinistra deve combattere ogni partita. Io vedo nel Pd parlare tante volte di diversità, di nicchie di diversità ma poco di uguaglianza”. “Mi dispiace di essere l'unico oggi – ha concluso Cerno – ma sono convito che centinaia di migliaia di persone democratiche verranno a firmare, sosterranno questo referendum e che anche il partito si renderà conto che non è una iniziativa contro qualcuno ma l'uguaglianza è la prima iniziativa su cui deve essere in prima fila sempre".
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto