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Home » Politica » Najla Bouden Romdhan è la nuova premier in Tunisia: prima donna del mondo arabo a ricoprire il ruolo

Najla Bouden Romdhan è la nuova premier in Tunisia: prima donna del mondo arabo a ricoprire il ruolo

Il 25 luglio il presidente Saied ha sospeso il Parlamento e licenziato l'esecutivo, con un gesto che è apparso a molti come "un colpo di stato contro la rivoluzione dal partito islamico moderato Ennahda". Nelle ultime settimane ha poi accentrato su di sé gran parte dei poteri di governo, togliendo alla nuova premier quasi ogni possibilità d'azione

Marianna Grazi
2 Ottobre 2021
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Il mondo arabo prova a cambiare volto. Se in Afghanistan, con il ritorno dei Talebani, alle donne è stato tolto ogni potere e praticamente ogni diritto civile, in Tunisia una donna sale al vertice del governo, diventando la prima donna premier nel mondo arabo-musulmano. Poco più di due mesi fa, il 25 luglio, il Presidente tunisino Kaies Saied aveva sospeso il Parlamento e sciolto l’esecutivo guidato da Hicham Mechichi. Poi, con una mossa a sorpresa, nei giorni scorsi ha incaricato Najla Bouden Romdhan, di formare un nuovo governo.

L’obiettivo primario, annunciato dallo stesso presidente al momento della nomina, sarà “la lotta alla corruzione”. L’annuncio è arrivato dalla Tv di Stato, che ha diffuso mercoledì 29 settembre, nell’edizione del telegiornale principale delle 20, le immagini dell’incontro al Palazzo Presidenziale tra Saied e la premier incaricata prescelta. Romdhan ora dovrà lavorare in fretta perché il capo dello Stato, che i suoi nemici chiamano l’Al Sisi tunisino (in rimando al presidente egiziano) ha sottolineato che la Tunisia “ha perso tempo prezioso poiché alcune persone hanno trasformato le istituzioni statali in ‘arene’ in cui confrontarsi”.

La nomina del nuovo capo dell’esecutivo, infatti, è stata sollecitata a più riprese sia dai partiti politici che da diversi esponenti della società civile e arriva a poca distanza dalla manifestazione di protesta che si è tenuta domenica 26 settembre nell’arteria principale della capitale tunisina contro le misure eccezionali disposte dal Presidente Saied nelle ultime settimane. Tra queste il rafforzamento ulteriore dei poteri della Presidenza, a scapito del governo e del Parlamento, che di fatto sostituirà legiferando per decreto.

Classe 1958 e originaria della città di Kairouan, a 160 chilometri da Tunisi, Najla Bouden Rondhan è un’outsider della politica, provenendo dal mondo accademico. Di lei non si sa molto: docente universitaria nella scuola nazionale di ingegneria, specialista in scienze geologiche, è responsabile dell’attuazione del programma della Banca Mondiale nel Ministero dell’università e della ricerca scientifica, di cui è stata Direttrice Generale responsabile della qualità nel 2011 e nel quale poi ha lavorato come consulente quattro anni dopo.

Mentre le proteste contro quello che è stato definito un “ritorno all’autoritarismo del passato” di Saied vanno avanti e le forze politiche si organizzano per respingere le nuove misure introdotte, la nuova premier dovrà presentarsi con la squadra di governo per ottenere la fiducia di un Parlamento ormai espropriato dei poteri. Insomma, se da una parte la Tunisia è il primo stato del mondo arabo ad aprire posti per le donne nei ranghi politici e di vertice, dall’altra espropria il ruolo che Najla Bouden Rondhan andrà a ricoprire di quasi tutti i poteri, facendo apparire il gesto del Presidente come un atto ‘di facciata’ per coprire le prossime mosse.

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
Il mondo arabo prova a cambiare volto. Se in Afghanistan, con il ritorno dei Talebani, alle donne è stato tolto ogni potere e praticamente ogni diritto civile, in Tunisia una donna sale al vertice del governo, diventando la prima donna premier nel mondo arabo-musulmano. Poco più di due mesi fa, il 25 luglio, il Presidente tunisino Kaies Saied aveva sospeso il Parlamento e sciolto l'esecutivo guidato da Hicham Mechichi. Poi, con una mossa a sorpresa, nei giorni scorsi ha incaricato Najla Bouden Romdhan, di formare un nuovo governo. L’obiettivo primario, annunciato dallo stesso presidente al momento della nomina, sarà "la lotta alla corruzione". L'annuncio è arrivato dalla Tv di Stato, che ha diffuso mercoledì 29 settembre, nell’edizione del telegiornale principale delle 20, le immagini dell’incontro al Palazzo Presidenziale tra Saied e la premier incaricata prescelta. Romdhan ora dovrà lavorare in fretta perché il capo dello Stato, che i suoi nemici chiamano l’Al Sisi tunisino (in rimando al presidente egiziano) ha sottolineato che la Tunisia "ha perso tempo prezioso poiché alcune persone hanno trasformato le istituzioni statali in 'arene' in cui confrontarsi". La nomina del nuovo capo dell'esecutivo, infatti, è stata sollecitata a più riprese sia dai partiti politici che da diversi esponenti della società civile e arriva a poca distanza dalla manifestazione di protesta che si è tenuta domenica 26 settembre nell’arteria principale della capitale tunisina contro le misure eccezionali disposte dal Presidente Saied nelle ultime settimane. Tra queste il rafforzamento ulteriore dei poteri della Presidenza, a scapito del governo e del Parlamento, che di fatto sostituirà legiferando per decreto. Classe 1958 e originaria della città di Kairouan, a 160 chilometri da Tunisi, Najla Bouden Rondhan è un'outsider della politica, provenendo dal mondo accademico. Di lei non si sa molto: docente universitaria nella scuola nazionale di ingegneria, specialista in scienze geologiche, è responsabile dell’attuazione del programma della Banca Mondiale nel Ministero dell’università e della ricerca scientifica, di cui è stata Direttrice Generale responsabile della qualità nel 2011 e nel quale poi ha lavorato come consulente quattro anni dopo. Mentre le proteste contro quello che è stato definito un "ritorno all'autoritarismo del passato" di Saied vanno avanti e le forze politiche si organizzano per respingere le nuove misure introdotte, la nuova premier dovrà presentarsi con la squadra di governo per ottenere la fiducia di un Parlamento ormai espropriato dei poteri. Insomma, se da una parte la Tunisia è il primo stato del mondo arabo ad aprire posti per le donne nei ranghi politici e di vertice, dall'altra espropria il ruolo che Najla Bouden Rondhan andrà a ricoprire di quasi tutti i poteri, facendo apparire il gesto del Presidente come un atto 'di facciata' per coprire le prossime mosse.
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