Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Politica » Prima vittima della legge anti aborto in Polonia: Izabela muore di sepsi a 30 anni. Le proteste dilagano

Prima vittima della legge anti aborto in Polonia: Izabela muore di sepsi a 30 anni. Le proteste dilagano

Aveva appena 30 anni, faceva la parrucchiera e aveva un'altra figlia di 9 anni: Izabela Sajbor, però, è morta di choc settico dopo che i medici si sono rifiutati di praticare l'interruzione di gravidanza sul feto, malformato. Intanto in tutto il Paese uomini e donne continuano a scioperare contro la controversa legge

Valentina Bertuccio D'Angelo
8 Novembre 2021
epa09568010 People take part in a protest under the slogan 'Not one more' in Warsaw, Poland, 06 November 2011. Protests against the new abortion law, which banned terminations in cases of foetal defects, sparked all over the country under the slogan 'Not one more', after the death of septic shock of a 30-year-old pregnant woman from Pszczyna.  EPA/LESZEK SZYMANSKI POLAND OUT

epa09568010 People take part in a protest under the slogan 'Not one more' in Warsaw, Poland, 06 November 2011. Protests against the new abortion law, which banned terminations in cases of foetal defects, sparked all over the country under the slogan 'Not one more', after the death of septic shock of a 30-year-old pregnant woman from Pszczyna. EPA/LESZEK SZYMANSKI POLAND OUT

Share on FacebookShare on Twitter
Izabela Sajbor

Quando l’estremismo anti abortista si fa legge può capitare che, con la scusa di difendere la vita, di vite se ne perdano due: quella del feto e quella della madre che lo porta in grembo. Succede chissà a quante donne senza nome nel mondo, è successo anche a Izabela Sajbor, parrucchiera polacca di 30 anni che a settembre è morta in un ospedale della città meridionale di Pszczyna. Alla 22esima settimana, quindi ad appena metà gravidanza, era stata ricoverata per la perdita del liquido amniotico. Ma i medici, invece di intervenire con una interruzione terapeutica della gravidanza per evitare infezioni alla donna, avevano deciso di aspettare che il feto – che era malformato – morisse da solo. Quando questo è successo, 24 ore dopo, era ormai troppo tardi ed è morta anche la madre, per choc settico.

La storia di Izabela è la storia di un’ingiustizia che si consuma da sempre sul corpo delle donne: è la storia di una donna che muore, lasciando soli il marito e un’altra bimba di nove anni, per via di una legge restrittiva che punisce l’aborto. In Polonia, paese notoriamente ultra cattolico, nell’ottobre del 2020 la Corte costituzionale ha stabilito l’incostituzionalità dell’interruzione di gravidanza in caso di difetti congeniti del feto, stringendo ancora di più le maglie già strette della legge. L’aborto è permesso solo in caso di minacce alla vita della madre o se la gravidanza è frutto di stupro o incesto. Per chi lo pratica o aiuta a praticarlo, la pena è di tre anni di carcere. Secondo l’avvocata della famiglia di Izabela, Jolanta Budzowska, i medici hanno scelto (e questo accadrebbe spesso) di aspettare la morte naturale del feto pur di non essere ritenuti responsabili. Izabela sarebbe la prima vittima di questo pugno duro sulla salute delle donne. Ora la procura ha aperto un’inchiesta e due camici bianchi coinvolti sono stati sospesi.

Già all’epoca della sentenza, in tutto il Paese donne e uomini erano scesi in piazza per protestare. Ora la storia si ripete: decine di migliaia di persone hanno protestato a Varsavia e in altre ottanta città polacche. “Nessun’altra deve morire“, è stato uno degli slogan dei dimostranti, che hanno anche osservato un minuto di silenzio in ricordo di Izabela. A Varsavia la manifestazione è iniziata sotto la sede della Corte costituzionale, autrice della controversa sentenza. In piazza c’era anche l’opposizione. A promuovere i cortei è stato il movimento Sciopero delle donne di tutta la Polonia, fondato dall’attivista Marta Lempart, insieme con altre organizzazioni femministe, anche per denunciare la nuova proposta di legge presentata pochi giorni fa in Parlamento dal partito fortemente conservatore e nazionalista al governo Diritto e giustizia (Pis), che propone norme ancora più restrittive che porterebbero a un divieto totale dell’ aborto.

Potrebbe interessarti anche

Bobi, il cane più vecchio al mondo
Lifestyle

Il cane più vecchio del mondo ha 30 anni: Bobi, l’amico a quattro zampe della famiglia Costa

3 Febbraio 2023
Il regista iraniano Jafar Panahi (Instagram)
Spettacolo

Iran, il pluripremiato regista Jafar Panahi inizia lo sciopero della fame in carcere

2 Febbraio 2023
Matilde Gioli in "Fernanda", il film in onda su Raiuno il 31 gennaio in prima serata
Spettacolo

Fernanda Wittgens, la storia della prima direttrice della Pinacoteca di Brera diventa un film tv

31 Gennaio 2023

Instagram

  • ✨"Sento ancora la vertigine". Si intitola così il primo documentario dedicato a Elodie, la bellissima e talentuosa cantante romana, che la prossima settimana sarà in gara al Festival di Sanremo. Affascinante e ironica, sensuale e pungente, ma anche fragile e con i piedi per terra: la 32enne si mostra a 360 gradi e senza filtri in un documento reale di quello che l
  • Bianca Balti, in lacrime, ha raccontato sui social di essere stata avvertita dalla scuola della figlia di sette anni che era in corso un’operazione di polizia e che i bambini erano stati chiusi in classe. Secondo la ricostruzione della modella che vive a Los Angeles, un uomo armato avrebbe fatto scattare la procedura d’emergenza prevista in questi casi. 

«Ho ricevuto un messaggio dalla scuola... hanno messo tutti i bambini in classe perché c’era dell’attività della polizia e il mio cuore è esploso di paura. Per fortuna non è successo niente perciò sto tornando a casa. Però l’idea che mia figlia di 7 anni, suona l’allarme a scuola e deve di corsa andare in classe e chiudersi a chiave... è assurdo.»

Dopo la preoccupazione, ha postato una nuova storia in cui ha rassicurato tutti, annunciando la buona riuscita dell’operazione.

#lucenews #lucelanazione #biancabalti
  • Dopo le conseguenze pesanti della pandemia sulla crescita salariale nella zona euro, la Banca centrale europea torna a essere ottimista. Le proiezioni dell
  • L
Izabela Sajbor
Quando l'estremismo anti abortista si fa legge può capitare che, con la scusa di difendere la vita, di vite se ne perdano due: quella del feto e quella della madre che lo porta in grembo. Succede chissà a quante donne senza nome nel mondo, è successo anche a Izabela Sajbor, parrucchiera polacca di 30 anni che a settembre è morta in un ospedale della città meridionale di Pszczyna. Alla 22esima settimana, quindi ad appena metà gravidanza, era stata ricoverata per la perdita del liquido amniotico. Ma i medici, invece di intervenire con una interruzione terapeutica della gravidanza per evitare infezioni alla donna, avevano deciso di aspettare che il feto - che era malformato - morisse da solo. Quando questo è successo, 24 ore dopo, era ormai troppo tardi ed è morta anche la madre, per choc settico. La storia di Izabela è la storia di un'ingiustizia che si consuma da sempre sul corpo delle donne: è la storia di una donna che muore, lasciando soli il marito e un'altra bimba di nove anni, per via di una legge restrittiva che punisce l'aborto. In Polonia, paese notoriamente ultra cattolico, nell'ottobre del 2020 la Corte costituzionale ha stabilito l'incostituzionalità dell'interruzione di gravidanza in caso di difetti congeniti del feto, stringendo ancora di più le maglie già strette della legge. L’aborto è permesso solo in caso di minacce alla vita della madre o se la gravidanza è frutto di stupro o incesto. Per chi lo pratica o aiuta a praticarlo, la pena è di tre anni di carcere. Secondo l'avvocata della famiglia di Izabela, Jolanta Budzowska, i medici hanno scelto (e questo accadrebbe spesso) di aspettare la morte naturale del feto pur di non essere ritenuti responsabili. Izabela sarebbe la prima vittima di questo pugno duro sulla salute delle donne. Ora la procura ha aperto un'inchiesta e due camici bianchi coinvolti sono stati sospesi. Già all'epoca della sentenza, in tutto il Paese donne e uomini erano scesi in piazza per protestare. Ora la storia si ripete: decine di migliaia di persone hanno protestato a Varsavia e in altre ottanta città polacche. "Nessun'altra deve morire", è stato uno degli slogan dei dimostranti, che hanno anche osservato un minuto di silenzio in ricordo di Izabela. A Varsavia la manifestazione è iniziata sotto la sede della Corte costituzionale, autrice della controversa sentenza. In piazza c'era anche l'opposizione. A promuovere i cortei è stato il movimento Sciopero delle donne di tutta la Polonia, fondato dall'attivista Marta Lempart, insieme con altre organizzazioni femministe, anche per denunciare la nuova proposta di legge presentata pochi giorni fa in Parlamento dal partito fortemente conservatore e nazionalista al governo Diritto e giustizia (Pis), che propone norme ancora più restrittive che porterebbero a un divieto totale dell' aborto.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto