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Referendum abrogativi: proroga per tutti, ma la Lega la voleva solo per i suoi. Ceccanti cita Giolitti… Guida alla firma digitale

di ETTORE MARIA COLOMBO -
29 settembre 2021
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Un dibattito che da ‘olimpico’ diventa ‘politico

    Nell’augusto e ‘olimpico’ dibattito sull’attuale boom di firme su una lunga serie di referendum (eutanasia legale, cannabis legale, giustizia, caccia, etc.) – sono troppe le firme? Troppo facili da mettere? Sono troppi i quesiti? E legittimi? – dibattito che appassiona, per lo più, solo una ristretta schiera di dotti e insigni giureconsulti, succedono molte cose, ma anche di rilievo ‘politico’, oltre che di rango ‘costituzionale’.   Infatti, da un lato, il ‘termine’ per la raccolta delle firme – inizialmente fissato al 30 settembre, come prevede la legge sui referendum (tre mesi dopo l’inizio di ogni campagna referendaria) - è stato già spostato in avanti di un mese, cioè al 31 ottobre, rispetto al 30 settembre, ma fino a ieri ‘solo’ per i referendum sulla giustizia, cioè i sei quesiti di Lega e Radicali. Urgeva, quindi, ‘metterci una pezza’, cosa fatta, proprio ieri, via decreto legge dal governo.    

La raccolta firme della Lega per il referendum sulla giustizia

Il ‘blitzkrieg’ delle tre campagne referendarie

    D’altronde, i risultati della raccolta firme, dopo anni di campagne referendarie flop o ‘in sonno’, sono stati efficienti, rapidi e coronati da successo, nonostante nessun grande partito (tranne, ovvio, la Lega sulla giustizia) li abbia sponsorizzati. Un blietzkreig, una ‘guerra lampo’ impensabile, fino a ieri, che ha sancito quanto il ‘Paese reale’ sia, ormai, lontano anni luce dal ‘Paese legale’, a partire da quel Parlamento che, sugli stessi temi (eutanasia, cannabis, giustizia) prova a legiferare da anni, riuscendoci solo in minimissima parte.   Circa un milione di firme raccolte, ormai, sui sei quesiti presentati da Lega e Radicali sulla giustizia, e anche ben più di cinque consigli regionali, tutti del Nord, che li hanno adottati, quindi un risultato di fatto già incassato e asticella superata facilmente: la proroga neppure serviva.   Ma restano sub judice, invece, due referendum (eutanasia legale e cannabis legale) la cui raccolta firme è partita in calcio d’angolo (durante l’estate per l’eutanasia, a fine agosto per la cannabis…), ma che hanno riscontrato un immediato successo: ancora un milione di firme per l’eutanasia legale, promosso da una sola associazione, la Luca Coscioni, pezzo della storica galassia radicale, e molte più delle 500 mila firme richieste (quasi 800 mila, si va pure qui verso il milione di firme) per il referendum sulla cannabis, promosso, oltre che dai Radicali, da un pulviscolo di sigle della sinistra radicale (Sinistra italiana, Possibile).   Anche qui, un successo ‘di popolo’ indubitabile, nonostante il tempo ristrettissimo (poco più di un mese) per raccogliere le firme, ma con una ‘regola’ a mo’ di tagliola che rischia di vanificarne gli effetti: la necessaria, e obbligatoria, vidimazione per legge delle firme, negli uffici comunali, sugli elettori firmatari.   Infine, ci sarebbe anche il referendum sulla caccia (promosso dai Verdi e ‘sponsorizzato’ da Beppe Grillo sul suo blog, ma non dal M5s…), il cui numero di firme, però, è ancora assai basso, lontano dalla quota minima necessaria (500 mila).  

Manifestazione a Milano per la legalizzazione della cannabis

Il grimaldello della firma digitale (by Magi)

    Il problema è sempre quello, ormai diventato ‘famoso’, proprio a causa dei tanti referendum che è riuscito, paradossalmente, ad agevolare: l’uso della firma digitale, tramite Spid che è stato inserito con un emendamento nel dl Semoplificazioni, a fine luglio, dal deputato di +Europa, Riccardo Magi, ‘padre’ putativo del boom di firme che si registrato sui referendum.   Un grimaldello utile, e molto, per permettere ai cittadini di firmare i referendum comodamente, dal ‘divano’ di casa, ma che è di fatto ‘impedito’ per alcuni referendum (eutanasia, cannabis, caccia) rispetto ad altri (giustizia), da un codicillo-killer inserito nella legge istitutiva del referendum abrogativo. Infatti, i comuni devono, per legge, consegnare alla Corte di Cassazione, che esamina la validità delle firme (siamo, qui, dentro il controllo ‘preventivo’ sulla validità delle firme, quello ‘successivo’, sulla legittimità del quesito, è invece affidato alla Corte costituzionale), non solo l’elenco dei firmatari, comune per comune, ma anche delle firme arrivate via posta digitale, corredandole di altrettanti certificati elettorali degli elettori che, in questo caso, certificano di essere firmatari.    

Iniziativa pro referendum sull'eutanasia a Prato

La norma ‘killer’ e l’elefantiasi degli uffici comunali ‘ingolfati’

    In pratica, gli uffici di ogni comune d’Italia – e sono ben 1300 quelli impegnati, proprio in questi giorni, con le pratiche necessarie per ‘preparare’ i seggi che serviranno a votare alle amministrative – devono ‘certificare’ che quel cittadino, che ha firmato il referendum (via Spid o nei banchetti o recandosi negli uffici comunali) è effettivamente residente in quel Comune e la sua firma è valida.   Potrebbe, infatti, in teoria, quel cittadino, essere minorenne, o non dotato dei diritti civili e politici, o straniero, pur regolare, privo del diritto di voto, etc. Morale: i comuni sono ‘ingolfati’, non ce la fanno a smaltire le pratiche delle tante richieste di referendum avanzate in questi mesi. Ergo, serviva una proroga. Infatti, nella stessa ‘proroga’ prevista dall’emendamento Magi al dl citato, quella al 31 ottobre, erano espressamente previsti i quesiti referendari depositati entro metà giugno (quelli di Lega e Radicali sulla giustizia), ma non quello sull’eutanasia (ma qui resta un dubbio, in merito, in realtà), certo non quello sulla cannabis, secondo la vecchia regola, non scritta, italiana, del “chi primo arriva, meglio alloggia”...   I referendum sull’eutanasia e sulla cannabis, cioè, restavano ‘fuori’ dalla proroga già decisa. Ieri, però, il cdm ha varato una norma – approvata non all’unanimità, ma con l’astensione della Lega (cioè dei suoi ministri, capodelegazione Giancarlo Giorgetti), ribellatasi alla proposta, che però è passata. E qui scatta è scattata la protesta del deputato – e raffinato costituzionalista – del Pd, Stefano Ceccanti.    

Ceccanti cita Giolitti per attaccare la Lega

   

Stefano Ceccanti

Il quale Ceccanti in un messaggino, dice e spiega: “Bisogna sempre tener ben distinto il piano delle regole, che devono essere uguali per tutti, dalla competizione che si svolge dopo, sulla base di regole condivise. E’ pertanto sbagliato, perché strumentale, l’atteggiamento della Lega che, per i propri referendum (quelli sulla giustizia, ndr.), aveva chiesto e ottenuto il rinvio a fine ottobre, mentre per quelli che non condivide si rifiuta di votare un’analoga regola in Cdm. Viene in mente la nota e inaccettabile frase di Giovanni Giolitti: ‘le leggi per i nemici si applicano, per gli amici si interpretano’…”. Ora, al di là della dotta citazione di Ceccanti, resta il busillis. Anzi, due. Il primo è che non si capisce per quale motivo, se non di tipo politico, la Lega volesse ‘impedire’ la proroga per alcuni referendum e non altri (“La droga fa sempre male e va sempre vietata” ripete, ogni giorno, Salvini, da giorni, però, alle prese con l’indagine per droga che riguarda il suo amico Luca Morisi…).    

Gli uffici comunali? E’ ora che ‘si sveglino’…

    Il secondo è che gli uffici comunali – dove, volendo, si può firmare per i referendum, ma dove rararamente vi si riesce, da qui il boom delle firme digitali – dovrebbero ‘svegliarsi’ un po’ e permettere ai cittadini di firmare i quesiti referendari che hanno scelto e vogliono votare. Tanto, poi, c’è sempre il controllo di costituzionalità della Consulta, che, peraltro, sul referendum per l’eutanasia legale potrebbe persino dire che il quesito “non è ammissibile” perché – questa l’opinione dei costituzionalisti (Ceccanti, ma altri pensano, invece, il contrario) – “autorizza l’omicidio del consenziente sano”. Ma, appunto, il controllo di costituzionalità si fa ex post, non ex ante. Meglio lasciar lavorare la Consulta, in scienza e coscienza, ma d’altra parte non impedire ai cittadini di ritrovarsi ‘invalidate’ le loro firme perché gli uffici comunali sono lenti. In fondo, il ministro Brunetta, restringendo lo smart working nel pubblico impiego e ripristinando il lavoro ‘in presenza’, non ha mai detto che il ‘lavoro’ non possa essere ‘agile’. Agilità manchevole, nei comuni, e pure sospetta.    

Due convegni che parleranno di referendum

    Di tutti questi temi (referendum, firme digitali, etc.), comunque, oggi si parlerà in due convegni. Il primo si tiene a Roma ed è organizzato dall’Associazione dei comuni italiani (Ali), presieduta dal sindaco di Pesaro, Matteo Ricci (Pd) che ha organizzato una fitta tre giorni dal titolo “Il Festival delle città” (programma completo qui: https://aliautonomie.it ) e che mercoledì 29 settembre, vedrà discutere, sul tema “Referendum per un’Italia veloce?”, il radicale Marco Cappato, presidente della ‘Luca Coscioni’, il direttore de Il GiornaleAugusto Minzolini, il politologo Gianfranco Pasquino, moderati dal vicedirettore dell’Huffington Post, Gianni Del Vecchio (dalle h 17 alle h 18, presso il complesso del Pio sodalizio dei Piceni, in piazza San Salvatore in Lauro 25/26, a Roma).     Il secondo, invece, si tiene, via web, si chiama “Mettici una firma! (on line)” e vedrà, sempre il 29 settembre  pomeriggio, discutere su come cambiano i referendum, la partecipazione politica e i rapporti tra Politica e Istituzioni, cui intervengono anche il direttore della Nazione, e del portale “Luce!”, Agnese Pini, insieme a Riccardo Magi (+Europa), Antonio Palmieri (Fi), Stefano Ceccanti (Pd), tutti deputati, nonché il costituzionalista Francesco Clementi. Il dibattito è organizzato da “Consenso Europa”, società di lobbyng, comunications e public affairs, e sarà moderato da Stefano Colarieti e Stefano Di Traglia. Per seguirlo ci si può collegare al sito Internet https://www.consensoeuropa.it  

Guida alla firma online

Tutto quello che c'è da sapere sui referendum e  la firma digitale per raccogliere le adesioni L’Italia è il primo Stato al mondo in cui è possibile sottoscrivere online referendum nazionali e leggi di iniziativa popolare. L’importante novità risulta introdotta da un emendamento al decreto Semplificazioni, approvato dalle commissioni Affari costituzionali e Ambiente della Camera. Scopriamo dunque, come funziona questa nuova modalità di raccolte firme. Al momento, per firmare ad esempio la richiesta di referendum per l’eutanasia legale o per la legalizzazione della cannabis è stata creata la piattaforma Raccolta Firme Online all’indirizzo raccoltafirme.cloud/app. Nel 2022 verrà comunque realizzata una piattaforma governativa per referendum e leggi di iniziativa popolare. In attesa della piattaforma governativa per aderire agli attuali referendum proposti occorre fare riferimento alla piattaforma. I cittadini possono infatti firmare digitalmente comodamente dalla poltrona di casa, tramite la piattaforma web sopra citata, realizzata da itAgile in collaborazione con TrustPro QTSP, a seguito di una richiesta dell’Associazione Luca Coscioni e del Comitato Promotore Referendum Eutanasia Legale L’unica condizione è quella di farlo dotati, o dotandosi, di una firma elettronica qualificata. Pertanto, il cittadino che intende firmare, una volta indicato il suo indirizzo di posta elettronica, riceve un messaggio per la conferma della sua email dove è presente un link che rimanda alla pagina di Raccolta Firme Online dove scegliere con quale metodo firmare: 1) Firmo con SPID. L’autenticazione SPID sarà utilizzata per firmare il quesito con una firma digitale. 2) Firmo con il mio dispositivo. Si dispone già di una propria firma digitale (smart card, chiavetta USB o servizio di firma digitale remota). 3) Non ho SPID, o una firma digitale. Non si dispone di SPID, CIE, o un altra firma digitale, si può richiedere il rilascio di una firma digitale online via servizio TrustPro QTSP per firmare.