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Sola e di fronte a un'aula vuota la ministra Bonetti discute la mozione contro la violenza sulle donne

di SOFIA FRANCIONI -
23 novembre 2021
Elena Bonetti

Elena Bonetti

Il 22 novembre alla Camera dei deputati la ministra per le pari opportunità Elena Bonetti veste di rosso, mascherina compresa. Una scelta simbolica nel giorno in cui viene presentata la mozione contro la violenza sulle donne, a pochi giorni dalla giornata internazionale che ogni anno viene dedicata al fenomeno. Ad essere simbolico, però, c'è un altro aspetto: la sua solitudine. La ministra parla infatti a un'aula vuota: di 630 deputati, soltanto 8 sono presenti. Una scena desolante, che le telecamere di Montecitorio si guardano bene dal registrare, ma che non sfugge agli scatti dei giornalisti. Tra gli 8 parlamentari presenti, anche il dem Filippo Sensi che sui social denuncia l’assenteismo di massa: "Mozione contro la violenza sulle donne, in otto, alla presenza della ministra @elenabonetti (così si fa). Lunedì, quello che vi pare. No". Nel vuoto dell'aula un numero rimbomba ancora più forte: "sono 108 le donne vittime di femminicidio quest'anno", dice la ministra Bonetti, "le donne devono essere libere di poter denunciare e sapere che c’è uno Stato che accoglie le loro richieste d’aiuto e le protegge. Quest’anno festeggiamo i dieci anni della convenzione di Istanbul, di cui l’Italia fu tra le prime firmatarie. Oggi ci poniamo ancora di più nel solco di questa convenzione". Durante la presentazione generale della mozione, che verrà votata in seguito, la ministra illustra anche due azioni che il governo è disposto a mettere in campo per contrastare la violenza sulle donne: il microcredito di libertà e il reddito di libertà, che prevede un assegno di 400 euro al mese rivolto alle donne che non denunciano per motivi economici. Come spiega la ministra, "più che nuove norme del codice penale, il nuovo piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 istituzionalizzerà una maggiore sinergia tra i procedimenti di carattere civile, penale e minorile", in modo da "evitare il fenomeno della vittimizzazione secondaria che la Commissione Femminicidio ha messo bene in evidenza" e "sentenze contraddittorie nella protezione della donna". Secondo la ministra infatti "spesso, specie nei casi di separazione con un minore, non c’è una presa in carico complessiva del fenomeno".