Valditara ritira Concia e fa abortire un buon progetto. La ‘solitudine’ di una vera riformista

Gli oppositori di Anna Paola Concia, a destra come a sinistra, hanno avuto la meglio sulla riuscita di un progetto di interesse collettivo

di ETTORE MARIA COLOMBO -
10 dicembre 2023
Valditara e Concia

Valditara e Concia

Due persone così diverse non si potevano immaginare. Il ministro all’Istruzione, Giuseppe Valditara e l’attivista (ex dem, oggi neppure più iscritta al partito di Elly Schlein), Paola Concia. Uno, il ministro, con un lungo passato di docente, ma anche di militante politico (prima in An, poi in Futuro e Libertà di Fini, infine, dal 2018, nella Lega di Salvini, di cui è un consigliere politico), che, pur non uscendo eletto, alle ultime Politiche, è diventato ministro dentro il governo Meloni.

Poco incline a comparire sui media, ombroso, le sue iniziative si segnalano più per gaffe che altro. L’altra, ex deputata, nella XVI legislatura, per il Pd, e soprattutto lesbica dichiarata, ex portavoce del tavolo nazionale LGBTQ+ del Pd, sposata con compagna tedesca (e con matrimonio tedesco dato che, in Italia, i matrimoni gay sono vietati), ma anche una sincera liberal, una vera riformista, che, nell’attuale panorama dem, tutto spostato ‘a sinistra’, dire che non è a suo agio è dire poco.

Ma anche una donna che sa farsi valere e sentire, sia sui media che sui social, in quanto non solo solare e sicura di sé, ma anche capace di ‘bucarli’.

Ecco, in un Paese ‘normale’, la collaborazione – istituzionale – tra due personalità così diverse, dovrebbe essere non solo tollerata, ma benvenuta. E, invece, niente da fare. La Politica ci si mette in mezzo e come spesso accade riesce a ‘far danno’.

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Anna Paola Concia, ex parlamentare dem, attivista

Salta la nomina di Concia 

Morale, niente nomina, per la Concia, all’educazione alle relazioni nella scuola. Il ministro dell’Istruzione, Valditara, infatti ci ripensa: Troppe polemiche, la scuola ha bisogno di serenità”. E, per tagliare la testa al toro e non apparire schiavo dei pregiudizi, ma salomonico (sic), decide di procedere senza nessun garante.

Saltano, infatti, anche i nomi di suor Monia Alfieri e dell’esponente del Popolo della famiglia, Paola Zerman, due nomi di cattolici super-doc. “Nel suo svolgimento concreto si continuerà il dialogo con le associazioni rappresentative dei genitori, dei docenti e degli studenti", precisa il ministro. E poi: "Dal momento che la scuola italiana ha bisogno di serenità e non di polemiche, ho deciso di non attivare l’incarico di garanti del progetto `Educazione alle relazioni´, a suor Monia Alfieri, Paola Concia e Paola Zerman". Tre garanti nominate che non prenderanno servizio.

"Lo capisco” è la replica della Concia che, ringraziando “per la fiducia”, accusa “ambienti massimalisti della destra e della sinistra”. E, paradossalmente, conviene con il ministro, da cui era stata informata della decisione: “Non ci sono le condizioni”. “Resto convinta - continua – che solo il confronto tra matrici culturali differenti possa produrre linee guida efficaci e non divisive sul tema del rispetto della libertà delle donne".

Poi l’amara, triste, constatazione: “Credevo davvero che l'orribile femminicidio di Giulia Cecchettin avesse segnato uno spartiacque”. Non è così. Ma soprattutto dice, rivolta agli haters che, sui social, abbondano: “Bisogna avere pazienza, domani avranno altro su cui vomitare odio”. Una donna seria e intelligente, la Concia, fin troppo, in Italia.

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Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha espresso vicinanza ad Anna Paola Concia

Le reazioni ‘indignate’ alla scelta di Valditara

Concia ha comunque incassato la solidarietà del presidente del Senato, Ignazio La Russa, che in una telefonata le ha espresso “vicinanza” e l’ha invitata al concerto di Natale di Palazzo Madama, previsto per oggi, anche se la Concia non potrà presenziare perché si trova fuori dall’Italia.

A stoppare, per primi, la nomina della Concia erano intervenuti FdI e Lega. “Non siamo d’accordo con la nomina”, la posizione del partito di Giorgia Meloni. “No a nomi divisivi”, aveva tuonato il Carroccio. Una presa di distanze era arrivata anche da Forza Italia. “Siamo soddisfatti dalla retromarcia”, commenta, invece, l’associazione Pro Vita e Famiglia che, insieme a FdI e Lega, avevano criticato la nomina.

Una petizione online era stata annunciata sempre da Pro Vita & Famiglia”: “Il problema non è la persona, ma la visione politica di Concia sui temi della famiglia, della filiazione e della libertà educativa dei genitori radicalmente incompatibile coi valori della stragrande maggioranza degli elettori che hanno votato i partiti che sostengono il governo Meloni”. Chiaro l’avvertimento: occhio, così non vi votiamo più. Avvertimento recepito.

Di segno opposto la critica di Sinistra italiana, che non difende per nulla Concia, ma mette nel mirino la scelta, nel comitato, di una religiosa: "Ricordo a Valditara che l'Italia è un paese laico e che chiamare una suora a gestire l'educazione alle relazioni nelle scuole stride e non poco".

Il retroscena dietro la mancata nomina

La nomina, vissuta come divisiva, è stata vista come una provocazione da tutta la maggioranza e dal partito stesso di Valditara che peraltro, da sempre, ha fatto un punto politico la sua contrarietà ad affrontare qualsiasi tematica gender nella scuola. Lo ha spiegato limpidamente l’ex sottosegretario leghista Rossano Sasso, subito dopo l’annuncio di Valditara:

"Non ci sarà alcun comitato con nomine divisive. Abbiamo evitato così derive ideologiche di sinistra. Discorso chiuso". Non erano bastate le rassicurazioni della stessa Concia che il comitato delle garanti si sarebbe occupato soltanto di lotta alla violenza contro le donne. Le proteste della base leghista, l’irritazione dei parlamentari e dei vertici di partito e una raccolta di firme di ProVita&Famiglia hanno travolto ministro e idea.

Non è neppure bastata la stima personale che molti hanno di Concia, dentro il centrodestra: la sua nomina - hanno spiegato tutti e tre i partiti della maggioranza - era il simbolo di un approccio politico che non è del centrodestra.

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Il ministro Giuseppe Valditara alla festa di Luce!

Valditara paga, innanzitutto, il fatto di aver agito da solo, dopo le critiche, soprattutto dell’opposizione, al progetto di Educazione alle relazioni. Poi paga l’inesperienza di non aver condiviso l’idea di un comitato aperto oltre il confine della maggioranza con il suo e gli altri partiti per costruire un consenso necessario in questi casi.

"l progetto “Educare alle relazioni” andrà avanti senza alcun garante. Nel suo svolgimento concreto si continuerà il dialogo con le associazioni rappresentative dei genitori, dei docenti e degli studenti", promette il ministro.

Ma niente lavoro in comune, a partire dalle differenti sensibilità delle tre donne prescelte che avevano "accettato di metterci al servizio di un progetto equilibrato, serio e utile per le ragazze e i ragazzi, basato sul dialogo. A partire da noi tre, tre donne così diverse" dicono, tristi, all’unisono. La verità è che, però, a difesa della Concia non si leva neppure una voce forte, da parte di Schlein, della sua segreteria e dei soliti ‘big’ democratici.

Infatti, anche per l’opposizione, Pd come 5stelle, è un personaggio scomodo e non facilmente catalogabile: troppo liberal, troppo riformista, troppo fuori dagli schemi ideologici. Neppure la comunità LGBTQ si straccia le vesti. Segno che, anche a sinistra, proprio come a destra, o vivi intruppato nel ‘gregge’ o non esisti.