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Home » Attualità » La famiglia tradizionale come scena di crimini, misfatti e opportunismo

La famiglia tradizionale come scena di crimini, misfatti e opportunismo

"La famiglia può essere un Inferno e quest'Inferno va guardato con molto realismo”

Sofia Francioni
26 Febbraio 2022
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La famiglia-inferno di Britney Spears è solo il caso più eclatante di che cosa accade quando la famiglia si trasforma in un incubo. Quest’anno, in Italia, due ragazzine sono state picchiate a sangue dai familiari perché non volevano indossare il burqa o perché si rifiutavano di dire sì a un matrimonio combinato. A raccontarlo, due casi-limite registrati solo nel 2022: “Picchiata a 14 anni dalla famiglia perché rifiuta il matrimonio combinato in Bangladesh” datato il 29 gennaio. “Torino, ragazza rom di 14 anni denuncia la famiglia: Mi picchiano se non rubo“, il primo febbraio.

Sana Cheema, 25 anni, uccisa dai familiari nel 2018

Nelle case delle ordinarie e tradizionali famiglie italiane capita, più spesso di quanto crediamo, che mamma e papà – in nome di aspettative di vita, opportunismo, convenienza, irrealizzazioni, desideri personali, valori identitari, tradizione e religione – arrivino a considerare i figli come una loro appendice, una loro proprietà, prosecuzione. E alla cronaca ordinarie tragedie di figli privati della possibilità di autodeterminarsi da chi li ha generati. E in nome loro. Come la coraggiosissima diciottenne di origine pakistana, Saman Abbas, uccisa il 20 aprile 2021 dalla sua famiglia (che aveva denunciato nel 2020) a Novara, perché si rifiutava di accetare un matrimonio combinato. Ha pianto suo padre quando i carnefici, a cui lui l’aveva consegnata, gli hanno annunciato che era morta. Ha pianto anche la madre di Saman: “Purtroppo non c’era altro da fare”, ha detto. E così, per la rispettabilità, l’onore e la tradizione, muore Saman, a 18 anni. Esattamente come un’altra ribelle dello status quo familiare: Sana Cheema, di 25, che da Brescia, nel 2018, è stata portata a forza in Pakistan dalla famiglia, e là uccisa. Per lei, non c’è stata neanche giustizia: i giudici pakistani assolsero anche i carnefici, dicendo che si era trattato di un atto spiacevole ma che doveva essere compiuto.

Boella: “La famiglia è anche un inferno da guardare con realismo”

La filosofa morale Laura Boella

Con figli, romantica, d’ispirazione cattolica, composta da un uomo e una donna legati da un matrimonio indissolubile, la famiglia tradizionale è fatta anche di ombre, violenze e di enormi contraddizioni. Soprattutto se paragonata allo stereotipo stantìo e dorato, che abbiamo grazie alla Mulino Bianco. “La famiglia è una scena di crimini e misfatti, spesso impercettibili, che nascono dal meccanismo di esclusione inclusione. Noi, la Famiglia e loro, ciò che sta fuori: i nemici, le minacce”. Durante il suo intervento, a ottobre 2021, nel dibattito del comitato scientifico di Luce!, la filosofa morale Laura Boella avverte di non sottovalutare i rischi di una simile concezione. “L’istituto della famiglia, così importante e longevo, che non è stato spazzato via né dal divorzio, né dalla nuova sensibilità, né dalla denatalità, si trascina dietro ed erige fortezze e muri ai fini dell’autodifesa, usa i legami familiari nella sua maniera più arcaica”. Più patriarcale. “Quello che leggiamo sui giornali sono i contraccolpi di un’epoca di grande emancipazione. I femminicidi nascono e vengono perpretrati in famiglia”, continua. Il problema delle violenze domestiche su mogli, mamme, compagne e figlie è in effetti l’allarme finale. Come riporta l’Istituto di statistica Istat: le donne nel 2020 sono state uccise in casa, in famiglia: nel 90% sono morte per mano del partner. Dati che come un filo rosso inesorabile uniscono il 2020 al 2019: quando l’Istat registrava un calo generale degli omicidi e una decisa controtendenza di quelli perpetrati nelle famiglie. “La famiglia può essere un Inferno. Un inferno di cui, fuori dalle pagine della letteratura, si sente parlare anche negli ambienti cattolici. Un inferno che va guardato con molto realismo”, prosegue Boella.

Il familismo amorale: una specialità tutta italiana

“La famiglia mafiosa è una realtà importante nel nostro Paese, e nasce quando una famiglia è un’associazione a delinquere. Ma se vogliamo passare a un terreno meno drammatico, guardiamo soltanto a quante complicità di tipo economico, sociale e discriminatorio nascono all’interno famiglie”, continua Boella.  D’altronde, sono passati solo cinquant’anni da quando il politologo statunitense Edward Banfield teorizzò, studiando e cercando di comprendere la causa dell’arretratezza del paesino di Chiaromonte in Basilicata, il “familismo amorale” come una specialità tutta italiana. La sua regola “massimizzare i vantaggi materiali e immediati della famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo” suona ancora attuale. O familiare? “Lo abbiamo visto durante la pandemia, la famiglia funziona come rifugio, luogo protetto, di aiuto e sostegno reciproco, ma in qualche caso duventa anche una tana, un luogo oscuro di isolamento e di perdita della vita sociale“.

Il presidente di Ipsos Nando Pagnoncelli

I figli sanno, e dovrebbero ricordarselo da genitori, quanto le aspettative familiari pesino sulla loro vita. Dalla scelta dell’università (soprattutto se figlio di) al matrimonio (se in Chiesa o in Comune è spesso motivo di aspre liti). Fare o essere qualcosa per compiacere i genitori non è solo un obbligo, un dovere che alcuni figli hanno pagato a costo della vita. Le aspettative familiari possono essere anche dei subdoli ostacoli alla costruzione dell’identità individuale. “Ci portiamo dietro un modello ideale di famiglia tradizionale che non esiste: i nuclei familiari di una volta erano spesso delle gabbie, mentre oggi nelle famiglie c’è molta più libertà”, ha dichiarato il presidente di Ipsos, Nando Pagnoncelli, “le famiglie della Tradizione con la felicità vera avevano poco a che fare“.

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
La famiglia-inferno di Britney Spears è solo il caso più eclatante di che cosa accade quando la famiglia si trasforma in un incubo. Quest'anno, in Italia, due ragazzine sono state picchiate a sangue dai familiari perché non volevano indossare il burqa o perché si rifiutavano di dire sì a un matrimonio combinato. A raccontarlo, due casi-limite registrati solo nel 2022: "Picchiata a 14 anni dalla famiglia perché rifiuta il matrimonio combinato in Bangladesh" datato il 29 gennaio. "Torino, ragazza rom di 14 anni denuncia la famiglia: Mi picchiano se non rubo", il primo febbraio.
Sana Cheema, 25 anni, uccisa dai familiari nel 2018
Nelle case delle ordinarie e tradizionali famiglie italiane capita, più spesso di quanto crediamo, che mamma e papà - in nome di aspettative di vita, opportunismo, convenienza, irrealizzazioni, desideri personali, valori identitari, tradizione e religione - arrivino a considerare i figli come una loro appendice, una loro proprietà, prosecuzione. E alla cronaca ordinarie tragedie di figli privati della possibilità di autodeterminarsi da chi li ha generati. E in nome loro. Come la coraggiosissima diciottenne di origine pakistana, Saman Abbas, uccisa il 20 aprile 2021 dalla sua famiglia (che aveva denunciato nel 2020) a Novara, perché si rifiutava di accetare un matrimonio combinato. Ha pianto suo padre quando i carnefici, a cui lui l'aveva consegnata, gli hanno annunciato che era morta. Ha pianto anche la madre di Saman: "Purtroppo non c’era altro da fare", ha detto. E così, per la rispettabilità, l'onore e la tradizione, muore Saman, a 18 anni. Esattamente come un'altra ribelle dello status quo familiare: Sana Cheema, di 25, che da Brescia, nel 2018, è stata portata a forza in Pakistan dalla famiglia, e là uccisa. Per lei, non c'è stata neanche giustizia: i giudici pakistani assolsero anche i carnefici, dicendo che si era trattato di un atto spiacevole ma che doveva essere compiuto.

Boella: "La famiglia è anche un inferno da guardare con realismo"

La filosofa morale Laura Boella
Con figli, romantica, d'ispirazione cattolica, composta da un uomo e una donna legati da un matrimonio indissolubile, la famiglia tradizionale è fatta anche di ombre, violenze e di enormi contraddizioni. Soprattutto se paragonata allo stereotipo stantìo e dorato, che abbiamo grazie alla Mulino Bianco. "La famiglia è una scena di crimini e misfatti, spesso impercettibili, che nascono dal meccanismo di esclusione inclusione. Noi, la Famiglia e loro, ciò che sta fuori: i nemici, le minacce". Durante il suo intervento, a ottobre 2021, nel dibattito del comitato scientifico di Luce!, la filosofa morale Laura Boella avverte di non sottovalutare i rischi di una simile concezione. "L'istituto della famiglia, così importante e longevo, che non è stato spazzato via né dal divorzio, né dalla nuova sensibilità, né dalla denatalità, si trascina dietro ed erige fortezze e muri ai fini dell'autodifesa, usa i legami familiari nella sua maniera più arcaica". Più patriarcale. "Quello che leggiamo sui giornali sono i contraccolpi di un'epoca di grande emancipazione. I femminicidi nascono e vengono perpretrati in famiglia", continua. Il problema delle violenze domestiche su mogli, mamme, compagne e figlie è in effetti l'allarme finale. Come riporta l'Istituto di statistica Istat: le donne nel 2020 sono state uccise in casa, in famiglia: nel 90% sono morte per mano del partner. Dati che come un filo rosso inesorabile uniscono il 2020 al 2019: quando l'Istat registrava un calo generale degli omicidi e una decisa controtendenza di quelli perpetrati nelle famiglie. "La famiglia può essere un Inferno. Un inferno di cui, fuori dalle pagine della letteratura, si sente parlare anche negli ambienti cattolici. Un inferno che va guardato con molto realismo", prosegue Boella.

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"La famiglia mafiosa è una realtà importante nel nostro Paese, e nasce quando una famiglia è un'associazione a delinquere. Ma se vogliamo passare a un terreno meno drammatico, guardiamo soltanto a quante complicità di tipo economico, sociale e discriminatorio nascono all'interno famiglie", continua Boella.  D'altronde, sono passati solo cinquant’anni da quando il politologo statunitense Edward Banfield teorizzò, studiando e cercando di comprendere la causa dell’arretratezza del paesino di Chiaromonte in Basilicata, il "familismo amorale" come una specialità tutta italiana. La sua regola "massimizzare i vantaggi materiali e immediati della famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo" suona ancora attuale. O familiare? "Lo abbiamo visto durante la pandemia, la famiglia funziona come rifugio, luogo protetto, di aiuto e sostegno reciproco, ma in qualche caso duventa anche una tana, un luogo oscuro di isolamento e di perdita della vita sociale".
Il presidente di Ipsos Nando Pagnoncelli
I figli sanno, e dovrebbero ricordarselo da genitori, quanto le aspettative familiari pesino sulla loro vita. Dalla scelta dell'università (soprattutto se figlio di) al matrimonio (se in Chiesa o in Comune è spesso motivo di aspre liti). Fare o essere qualcosa per compiacere i genitori non è solo un obbligo, un dovere che alcuni figli hanno pagato a costo della vita. Le aspettative familiari possono essere anche dei subdoli ostacoli alla costruzione dell'identità individuale. "Ci portiamo dietro un modello ideale di famiglia tradizionale che non esiste: i nuclei familiari di una volta erano spesso delle gabbie, mentre oggi nelle famiglie c’è molta più libertà", ha dichiarato il presidente di Ipsos, Nando Pagnoncelli, "le famiglie della Tradizione con la felicità vera avevano poco a che fare".
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