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Home » HP Blocco Grande » Prevenzione e contrasto alla violenza di genere, le pratiche al vaglio del Sant’Anna di Pisa e dell’Università di Bari: “Il problema è strutturale”.

Prevenzione e contrasto alla violenza di genere, le pratiche al vaglio del Sant’Anna di Pisa e dell’Università di Bari: “Il problema è strutturale”.

Un corso interdisciplinare di alta formazione per comprendere il contesto in cui la violenza sulle donne nasce, cresce e uccide. La professoressa Loretoni: "126 milioni le donne mancanti nel mondo"

Sofia Francioni
4 Maggio 2022
anna loretoni violenza di genere sant'anna di pisa

anna loretoni violenza di genere sant'anna di pisa

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Dal suo breve quanto intenso libricino “Dell’Ammirazione”, edito da Stampa Alternativa, le parole di Alessandra Bocchetti sembrano chiarificare cosa la professoressa Anna Loretoni intende dire quando dice che “ovunque nel mondo la violenza di genere è strutturale“. La docente di Filosofia politica alla Scuola Sant’Anna di Pisa, dove dal 2019 è preside della classe accademica di Scienze sociali, richiama questo concetto mentre presenta a Luce! il nuovo corso di Alta Formazione promosso dalla sua Università e da quella di Palermo (qui il programma completo). Un percorso gemellato di 48 ore per osservare e comprendere il contesto in cui la violenza sulle donne in Italia nasce, cresce e uccide. “Molte le forme di violenza “economica, psicologica, domestica, nel cyberspazio che proliferano in un Paese dove la Parità di Genere è ancora lontana e dove i corpi delle donne sono mercificati”.

Anna Loretoni docente di Filosofia politica alla Scuola Sant’Anna di Pisa dove dal 2019 è preside della classe accademica di Scienze sociali

Professoressa, dove vede la mercificazione?

“Nelle pubblicità, in tv, nelle trasmissioni in cui nell’inquadratura ci finiscono anche le gambe delle giornaliste. Un universo prostituzionale che fa da base e in un certo senso facilita la pratica della violenza psicologica, fisica, economica contro le donne: tutte forme di un patriarcato che resiste. Dimensioni di violenza che portano ai casi estremi del femminicidio. Al Se non puoi più essere mia, non sarai di nessun altro.”

La mercificazione, se interrogata, cosa ci dice?

“Che le donne sono viste come corpi, come oggetti e non come soggetti, attra versati dallo sguardo maschile predatorio e sovrano che pretende di dare loro valore, classificandole in corpi belli e corpi brutti, non considerandole al contempo persone da porre sullo stesso piano, con una propria dignità.”

Le donne sono complici di quest’assoggettamento?

“Talvolta purtroppo lo sono; per debolezza, incapacità, mancanza di autonomia. Ma in fondo sono sempre vittime, anche in questi casi; vittime delle strutture di oppressione che le relegano in una condizione subalterna e marginale”.

Lo vede anche altrove questo assoggettamento?

“Lo vedo ad esempio nel fatto che la bellezza femminile sia imposta come modello universale. Invecchiare per una donna non è ammesso: il crescente ricorso alla chirurgia estetica mostra ancora una volta che i corpi delle donne sono visti prima di tutto come oggetto del desiderio maschile”.

Qual è la direzione da prendere per ridurre la violenza di genere?

“Dobbiamo favorire la convivenza fra i generi, guardando al problema della violenza in modo strutturale e non concentrarci solo sui singoli casi. Occorre educare al rispetto, soprattutto i giovani maschi, liberare anche loro da un’idea di mascolinità e di virilità che è diventata tossica. In questo tragitto però non dobbiamo dimenticarci di tutelare le donne più giovani, il loro diritto a vivere la libertà di muoversi senza essere esposte ad alti rischi. Io sono una donna e come tutte le donne so che il rischio di una violenza da parte di un uomo c’è sempre. Ogni donna lo pensa quando rientra tardi a casa, mentre chiude l’auto. Le ragazze più giovani vanno tutelate anche prevedendo adeguate politiche sui trasporti pubblici, agevolazioni sul costo dei taxi, sorveglianza nelle ore notturne”.

La locandina del corso di alta formazione al costo di 150 euro per un numero massimo di 40 iscritti

La raccolta firme a dicembre 2021 per riservare la carrozza in testa al treno di Trenord esclusivamente alle donne “per proteggerle” e “tenerle al sicuro” da possibili molestatori o violentatori fece discutere soprattutto il pubblico femminile. L’accusa era quella di ghettizzare la vittima piuttosto che il carnefice…cosa ne pensa?

“Uomini e donne devono stare insieme, convivere, ma controlli e adeguate politiche sui trasporti pubblici servono comunque”.

Tra i lacci che legano le donne a un contesto di violenza qual è il più critico?

“In Italia la dipendenza economica della donna dal partner, dall’uomo. Siamo il 14esimo paese europeo secondo Eurostat per occupazione femminile: la metà delle italiane non è autonoma. Ma i lacci intorno alle donne sono una lunga serie, non ultimo quello dei figli”.

Qual è l’ambizione del corso promosso dal Sant’Anna di Pisa e dall’Università di Palermo?

“Diffondere conoscenza, informazioni e strumenti per comprendere il fenomeno della violenza di genere nelle sue diverse forme. Fornire elementi per la valutazione delle misure di prevenzione e di contrasto adottate a livello nazionale ed europeo. Vogliamo stimolare la discussione sulle cosiddette buone pratiche, offrendo un’occasione di riflessione utile alle forze dell’ordine e a quei professionisti e professioniste che a vario titolo si occupano di questo tema. Faranno parte di questa esperienza anche i centri antiviolenza, che molto possono insegnare”.

Le lezioni su cosa si concentreranno?

“L’approccio è multidisciplinare, la violenza di genere ha tante forme. Ci saranno lezioni di teoria politica, diritto penale, psicologia, linguistica, statistica, ma anche la possibilità di sentire l’esperienza diretta ed entrare in contatto con le competenze degli attori impegnati quotidianamente in azioni di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere”.

Quali sono gli effetti della violenza di genere? 

“Nel corso di una guerra globale, le donne che mancano dal novero della popolazione mondiale sono 126 milioni, come conseguenza dell’aborto selettivo, dell’infanticidio, delle disuguaglianze nella cura infantile e nell’accesso al cibo tra maschi e femmine. Il 35% di donne al mondo è stata vittima di violenza fisica e/o sessuale, per non parlare di quanto l’omofobia sia ancora al centro di molte scelte fatte anche in contesti formalmente democratici, basti pensare alla parte orientale dell’Unione europea. Dobbiamo svegliarci da questo torpore, guardare la realtà per quello che è e trovare al più presto soluzioni adeguate per far sì che ovunque le donne possano condurre una vita dignitosa”.

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  • Se spesso sentiamo parlare di body shaming rivolto alle persone in carne, c’è chi invece ha passato anni a sentirsi dire di essere “Troppo magra”. 

Ma ora Ema Stokholma dice basta e spiega il motivo di quel corpo che sia i fan che gli haters si sentono in diritto di giudicare. La 38enne francese naturalizzata italiana ha voluto zittire una volta per tutte quelle dicerie sul suo conto, rivelando di soffrire di un disturbo legato all’alimentazione: soffre di inappetenza, ovvero di mancanza di appetito, da quando era bambina. 

“Inappetenza significa che posso tranquillamente scordarmi di mangiare per più di ventiquattro ore senza sentire i sintomi della fame, soprattutto se lavoro molto o sono in viaggio. Intanto sono sotto peso da sempre e questo non mi sta più bene, voglio prendermi cura del mio corpo e dosare bene le energie che non mangiando non riesco a gestire.
Da 38 anni per mangiare correttamente mi devo sforzare di pensarci, mettere la sveglia apposta e ritagliarmi il tempo perché il cibo è davvero la cosa che più rimando nella vita dando spazio ad altre attività”.

Di Marianna Grazi ✍

#lucenews #lucelanazione #emastokholma #dca #disturboalimentare #inappetenza
  • Le giovani americane, oggi per la prima volta, avranno meno diritti delle loro nonne. Non era mai accaduto nell’occidente contemporaneo.
“È stata fatta la volontà di Dio", dice Trump. E ascoltando con sgomento l’ex presidente del Paese che guida il mondo, ho pensato all’abnormità di parole che scavano voragini in ciò che noi occidentali abbiamo conquistato nell’ultimo secolo.

Perché il fondamento dei nostri tessuti sociali e politici è la laicità. È la laicità che ha garantito la nascita delle democrazie e il loro sviluppo, e che insieme alle democrazie ha accompagnato il lento progresso delle conquiste legate alle libertà personali. La laicità ha consentito al nostro mondo la possibilità di diventare – con tutti i limiti del caso – un mondo libero.

Laicità non significa rifiuto o negazione della religione, della fede, di Dio. Significa invece ribadire che la religione, la fede, Dio debbono restare in una sfera che attiene al proprio intimo, alle proprie personali e legittime e sacrosante convinzioni. Senza mescolarsi con lo Stato. Il fondamento della laicità prevede che si preservino i diritti – come quello all’aborto – salvaguardando sensibilità, credenze, ideologie, culture personali.

La laicità, quindi, tutela anche la religione. Anzi, le religioni. Non impone verità assolute, ma garantisce il diritto alla pluralità. Trump invece scomoda Dio e la sua volontà per parlare di una legge degli uomini. Sono parole, le sue, che ci trasportano in un’altra epoca, o perlomeno in un’altra parte del pianeta. Ci trasportano nell’Afghanistan dei Talebani, nell’Iran della Shari’a.

Stati teocratici, appunto, dove alla laicità si sostituisce la religione. Stati che, tra le altre cose, l’America combatte o ha combattuto proprio nel nome di quei “valori occidentali da esportare“. I valori che si fondano sulla laicità.

Così l’ex presidente che invoca Dio mostra tutta la penosa strumentalizzazione e il pericoloso cinismo che la politica più spregiudicata può fare delle libertà e dei diritti. È questo il vero pericolo della strana e difficile epoca che viviamo. È un pericolo per l’America e per tutti noi.

L
  • Quante aziende permettono ai propri dipendenti di portare con sé al lavoro il proprio animale da compagnia? 

Se negli Stati Uniti questa abitudine si sta facendo strada (anche grazie all’esempio di tre “colossi” dell’economia come Amazon, Nintendo e Purina), in Italia non c’è una normativa specifica che disciplini la presenza di animali sui luoghi di lavoro. 

Va detto che oramai 40 milioni di italiano hanno un qualche animale da compagnia, solo tra cani e gatti si contano circa 14 milioni di esemplari domestici, secondo le stime più accreditate. 

Benefici o rischi?

È noto che portare in ufficio il proprio animale da compagnia genera non pochi benefici sul piano della socialità e della produttività nelle aziende che lo permettono. In questo caso si assiste a una riduzione dello stress e dell’ansia da prestazione, a una miglioramento della prestazione lavorativa, a una riduzione del tasso di assenteismo e anche a un marcato rafforzamento socialità e gioco di squadra in ufficio.

Naturalmente esistono anche dei rischi, ma per questi le leggi parlano chiaro: in caso di danni arrecati a luoghi o persone, sarà il padrone del cane a esserne responsabile. 

E voi? Potete portare il vostro cane in ufficio con voi?

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  • Avete una canzone da Pride Month? 🎶

Ecco 3 suggerimenti dedicati a chi si sente un po’ Grace Kelly, un po’ Raffaella Carrà. A ognuno il suo spirito guida per trovare la propria identità.

E non è tutto. Su Spotify troverai la playlist “Born to be a Light”, 10 canzoni in grado di accedere una Luce in ognun* di noi! ✨

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Dal suo breve quanto intenso libricino "Dell'Ammirazione", edito da Stampa Alternativa, le parole di Alessandra Bocchetti sembrano chiarificare cosa la professoressa Anna Loretoni intende dire quando dice che "ovunque nel mondo la violenza di genere è strutturale". La docente di Filosofia politica alla Scuola Sant'Anna di Pisa, dove dal 2019 è preside della classe accademica di Scienze sociali, richiama questo concetto mentre presenta a Luce! il nuovo corso di Alta Formazione promosso dalla sua Università e da quella di Palermo (qui il programma completo). Un percorso gemellato di 48 ore per osservare e comprendere il contesto in cui la violenza sulle donne in Italia nasce, cresce e uccide. "Molte le forme di violenza "economica, psicologica, domestica, nel cyberspazio che proliferano in un Paese dove la Parità di Genere è ancora lontana e dove i corpi delle donne sono mercificati".
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La locandina del corso di alta formazione al costo di 150 euro per un numero massimo di 40 iscritti
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