Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

Neri Parenti e il rito dei "cinepanettoni": la liturgia delle Feste passa anche dal cinema

Il regista, fiorentino doc, autore della saga di Fantozzi e cresciuto alla bottega dei più grandi sceneggiatori italiani, ha ricevuto il premio "King of Comedy" al Festival Capri Hollywood

di GIOVANNI BOGANI -
28 dicembre 2023
9831b7e237a90da0164c127703ff1c3be24498e9294a7884e020ab33bc828a33

9831b7e237a90da0164c127703ff1c3be24498e9294a7884e020ab33bc828a33

Di questi giorni fra Natale e Capodanno, per vent’anni lui è stato il re. Il regista dei "cinepanettoni", quei film che mezza Italia – anche più di mezza – andava a vedere come fosse un rito, come se facesse parte della liturgia delle feste, con la tombola, le serate coi parenti, la Messa di mezzanotte. Il cinepanettone, un piacere un po’ gaglioffo che ognuno si concedeva, il pomeriggio di Santo Stefano o nei giorni intorno a Capodanno. Facendo lievitare gli incassi di quei film a cifre vertiginose.

Il regista Neri Parenti

neri-parenti-cinepanettoni

Il regista cinematografico Neri Parenti (Roberto Serra / Iguana Press)

Il maestro pasticciere di quei film, insieme alla premiata ditta fratelli Vanzina, è stato lui. Neri Parenti, fiorentino doc, classe 1950, figlio di un accademico, rettore dell’ateneo cittadino. Non un borgataro, né un aristocratico, o un figlio della storia del cinema, come Christian De Sica. Uno studente di Scienze politiche che, al momento giusto, è andato a Roma. E si è ritrovato a fare il “ragazzo di bottega” con gli sceneggiatori di “Amici miei”, poi a dirigere Paolo Villaggio nella saga di Fantozzi, e a fare il regista proprio con Christian De Sica e Massimo Boldi nei vari “Natale a...”. In India, sul Nilo, in Sudafrica. Lo raggiungiamo in vidochiamata: sullo schermo – dietro di lui – campeggia un grande albero addobbato. “E se non ce l’ho io, chi ce lo deve avere?”, dice. Neri, sei dei suoi film sono fra i 50 maggiori incassi di tutti i tempi. Un risultato eccezionale. "Intanto una precisazione: quei soldi lì, li ha guadagnati De Laurentiis, non è che li ho guadagnati io! Quando uscì su Wikipedia ‘Neri Parenti ha guadagnato 500 milioni di euro’, venne fuori che mi volevano rapire i figli! Wikipedia per fortuna corresse...".

Il successo dei "cinepanettoni"

Quale ricorda, fra i suoi “Natale a...”, con più piacere? “Natale sul Nilo. Perché a me piace molto il cinema di avventura, quello alla Indiana Jones. E in quell'occasione, anche se all’interno di un cinema comico, ho potuto cavalcare il cinema di avventura, con inseguimenti, predoni, personaggi sepolti nella sabbia. È stato anche il film che ha incassato di più”.
neri-parenti-cinepanettoni

"Natale sul Nilo" è un film del 2002 

Vivevate a lungo nei Paesi in cui avete girato? “Sì, perché la preparazione era sempre molto lunga. In India siamo stati dei mesi, prima di girare un solo metro di pellicola: siamo stati anche in Egitto e in Sudafrica”. Una curiosità: ma con i fratelli Vanzina – autori di "Vacanze di Natale", di cui si è celebrato il 40esimo anniversario, e di tanti film di Natale “concorrenti” – c’era rivalità? “Potrà stupirvi, ma no. Ci ha aiutato il fatto di essere amici: io sono stato per tanti anni l’aiuto regista di Steno, che era il papà dei Vanzina. E poi, noi eravamo in due scuderie diverse: loro con De Laurentiis, io con Cecchi Gori. A volte, dopo, a me è capitato di scrivere i film che avrebbe diretto Carlo, e a Enrico Vanzina è capitato di scrivere i film miei. Anzi, ti dirò di più...”. Dica... “A volte per strada mi hanno fermato, dicendomi: ‘Amo tanto i suoi film, mi divertono tanto: mi fa un autografo, signor Vanzina?’. E io facevo l’autografo, firmando ‘Carlo Vanzina’. Non mi creava nessun problema”.

Il passato da "Apprendista" dei più grandi del cinema italiano

neri-parenti-cinepanettoni

Il film di Parenti "Super Fantozzi". Nella foto: Paolo Villaggio ed Eva Lena

Lei ha iniziato a scrivere film con gli sceneggiatori di “Amici miei”, Leo Benvenuti e Piero De Bernardi. Ci rivela qualcosa del lavoro insieme a questi due grandi? “Si lavorava così tanto, che la mattina scrivevamo un film per Paolo Villaggio, e il pomeriggio un film per Sergio Leone. Ma Sergio Leone – per il quale Leo e Piero hanno scritto ‘C’era una volta in America’ – era geloso. E a volte suonava alla porta, faceva una voce falsa dicendo: ‘Postaaaa!’. Voleva entrare per controllare se stessimo scrivendo il film di un altro regista. E noi non aprivamo!”. C’è un consiglio che ricorda? “Piero De Bernardi mi diceva: chi fa questo mestiere deve avere due amici nella vita. Uno ricco all’inizio, a cui chiedi i soldi in prestito perché sei povero. E uno povero, alla fine – è importante: devi avere un amico povero, alla fine – a cui restituire tutti i soldi che ti hanno prestato all’inizio. E Piero era così, era una persona generosissima”. E di Paolo Villaggio cos'è rimasto impresso nella sua memoria? “Villaggio non amava Fantozzi. La gente credeva che lui assomigliasse a Fantozzi, ma lui era diversissimo da Fantozzi. Era un uomo di successo, aveva un rapporto liberale col denaro. Una volta andammo a Londra a vedere una partita della Nazionale con un aereo privato. Beh, dopo dieci minuti di partita disse: ‘Ce ne andiamo?’...”.