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La Sad e il tema del suicidio sul palco di Sanremo

Il trio ha acceso i riflettori sul malessere generazionale (e non solo) mettendo a tacere le polemiche che le loro canzoni avevano scatenato prima di Sanremo

di TERESA SCARCELLA -
6 febbraio 2024
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L’abito non fa il monaco. È proprio il caso di La Sad, il gruppo che ha portato il punk sul palco di Sanremo e che tanto preoccupava alla vigilia del Festival. Il gruppo, al centro delle polemiche nei mesi scorsi per via delle loro canzoni considerate offensive, hanno portato in prima serata, alla loro prima volta, il tema del suicidio. Quindi del malessere mentale, dell’autolesionismo, sempre più diffuso tra i giovani e sempre troppo poco trattato. “C’è un disagio giovanile forte, si è sviluppato con l’arrivo dei social che hanno distorto la realtà. Siamo parte di una generazione bruciata e abbandonata e ne parliamo sul palco. Dall’Ariston proveremo a mandare un messaggio all’Italia” avevano annunciato giorni fa. Detto, fatto.
 
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Non parlarne è un suicidio

“Io so solo che non voglio più soffrire", "Non siete voi, sono io" e poi ancora “Non parlarne è un suicidio” sono le frasi “urlate” dai cartelli tenuti da tre figuranti saliti sul palco alle spalle del trio. La Sad, hanno dato voce a uno stato d’animo di cui portano il nome. E non solo. La canzone che hanno scelto di portare in gara è una confessione. Ed è anche dalla loro esperienza che deriva il loro sostegno a Telefono Amico, associazione che si occupa di prevenzione del suicidio.

Il trio La Sad, al suo primo festival di Sanremo

"Autodistruttivo" di La Sad, il testo

E sto nella sad! Questa è la storia di un’altra vita sprecata Di un figlio triste appena scappato di casa Lui è cresciuto in fretta dopo un’infanzia bruciata Con sua madre che urlava, il padre che lo picchiava Per loro non ha senso credere nei sogni Ma lui sa che il suo tempo vale molto più dei soldi E vive sotto effetto per scappare dai ricordi Di un angelo sui tacchi col diavolo negli occhi L’amore spacca il cuore a metà Ti lascia in coma dentro il solito bar Nessuno resta per sempre tranne i tattoo sulla pelle Prendo qualcosa se qualcosa non va E vomito anche l’anima per sentirmi vivo dentro ‘sto casino Affogo in una lacrima perché il mio destino è autodistruttivo E prendo a pugni lo specchio io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso Il tuo cuore è di plastica e starti vicino è autodistruttivo Questa è la storia di un mare di delusioni E affoghi fino a quando non provi emozioni Lui ha imparato come si sopravvive là fuori Molto più dagli errori che dai suoi professori L’amore spacca il cuore a metà Ti lascia in coma dentro il solito bar Nessuno resta per sempre tranne i tattoo sulla pelle Prendo qualcosa se qualcosa non va E vomito anche l’anima per sentirmi vivo dentro ‘sto casino Affogo in una lacrima perché il mio destino è autodistruttivo E prendo a pugni lo specchio io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso Il tuo cuore è di plastica e starti vicino è autodistruttivo E sono solo uno dei tanti Col sorriso triste e con gli occhi stanchi Che non riesce più a fidarsi degli altri Con una mano mi abbracci e con l’altra mi ammazzi E sono stato sempre quello solo Perché non sono mai stato come loro Che hanno lo sguardo pieno d’odio e il cuore vuoto Il nostro amore maledetto mi mancherà in eterno E vomito anche l’anima per sentirmi vivo dentro ‘sto casino Affogo in una lacrima perché il mio destino è autodistruttivo E prendo a pugni lo specchio io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso Il tuo cuore è di plastica e starti vicino è autodistruttivo