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Home » Attualità » All’agorà democratica il caso Luce! “per fare informazione rispettando i diritti delle persone”

All’agorà democratica il caso Luce! “per fare informazione rispettando i diritti delle persone”

L'iniziativa voluta dal segretario del Pd Enrico Letta si è tenuta il 23 novembre. Tra i tanti ospiti è intervenuto anche il giornalista di Luce! e di QN Ettore Maria Colombo: "Le carte deontologiche non bastano se le donne non stravolgono in modo positivo un mondo maschilista e sessista come il nostro"

Redazione
24 Novembre 2021
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A Roma nella Casa internazionale delle donne martedì 23 novembre si è tenuta l’Agorà democratica “Libere dalla violenza”, a cui era presente anche il segretario del Pd Enrico Letta. L’incontro, il cui titolo per esteso recita “Libere dalla violenza. Una rivoluzione civile contro silenzio e indifferenza”, era ospitato nella sala dedicata alla madre del pensiero femminista italiano e teorica del femminismo della differenza Carla Lonzi. Come scrive il giornalista di Luce! e di Qn Ettore Maria Colombo intervenuto all’evento per portare all’attenzione il caso Luce!:”Pochi ricordano che, oltre ai suoi scritti ideologici e politici, Lonzi scrisse anche un libro Vai pure, che raccontava tre giorni di conversazione con il suo compagno, l’artista Pietro Consagra, importante scultore e padre dell’astrattismo italiano, in cui il rapporto tra i due finiva in modo tormentato e in cui uomo e donna, animati da differenti propositi e visioni del mondo, si confrontavano e, anche, scontravano, senza nascondersi o risparmiarsi nulla, neppure insulti e tradimenti. L’uomo Consagra avanzava la necessità di ciò che era, un uomo, e la donna Lonzi avanzava la necessità del riconoscimento di ciò che era, una donna, prima che una compagna. Un dialogo forte, anche duro, spigoloso, ma vero”.

Dare Luce! a chi non ne ha, perché la forza dei diritti è superiore a ogni discriminazione

“Luce! vuole offrire nuove prospettive e nuovi punti di vista per far uscire dal ‘cono d’ombra’ e rompere la ‘sfera di cristallo’ in cui si trovano donne, gay, lesbiche, trans, migranti e soggetti fragili, per aiutarli a vivere la loro vita più consapevoli, consci dei loro diritti e della loro dignità”, ha detto collegandosi all’incontro da remoto il giornalista Colombo. “Luce! parla di diversità, diseguaglianze, coesione e inclusione con la consapevolezza che la forza dei diritti è superiore a ogni discriminazione. Il target del giornale è giovanile, ma vuole anche mettere in connessione le generazioni più giovani con quelle meno giovani. L’obiettivo è, dunque, quello di aiutare, con la forza delle immagini come delle parole, a parlare di diversità nel cinema, arte, musica, ma anche nella politica, nel lavoro, e raccontare le contraddizioni della nostra società in costante evoluzione attraverso cambiamenti che, ormai, sono sempre più veloci e che la pandemia ha solo acuito”.

“Le carte deontologiche non bastano, serve che le colleghe giornaliste si facciano ben valere”

Servono a poco le Carte dell’ordine dei giornalisti, “che prescrivono in modo meritorio agli operatori dell’informazione come affrontare i temi dei femminicidi, o della violenza sulle donne – prosegue Colombo – se manca una vera, cosciente consapevolezza di come bisogna fare informazione e di come le donne possono cambiare, anzi stravolgere, in positivo, un mondo storicamente maschilista e sessista come il nostro. Non voglio scandalizzare nessuno, soprattutto in questa sede, ma penso che se, in tempi e momenti diversi, giornaliste come Margherita Sarfatti, non solo ‘l’amante’ del Duce, o Oriana Fallaci, Camilla Cederna e Natalia Aspesi, ma anche la mia cara, compianta, amica, uccisa in Afghanistan nel 2001, Maria Grazia Cutuli, hanno saputo imporsi, in un mondo di maschi, e sessista, come il giornalismo, è perché si sono prese, da sole, i loro spazi e la loro libertà di azione, di movimento, pensiero. Perché una donna, avrebbe detto Carla Lonzi, ‘quando vuole, sa fare e fa'”.

“Libere dalla violenza” l’incontro alla casa internazionale delle donne per “una rivoluzione contro il silenzio e l’indifferenza”

L’iniziativa, che si è inserita all’interno del percorso delle Agorà democratiche che il segretario del Pd Enrico Letta ha voluto e organizzato per ‘aprire’ il suo partito, il Pd, anche a realtà, organizzazioni, associazioni, esterne agli iscritti e ai militanti democratici, ha visto la partecipazione di Valentina Cuppi, presidente dell’assemblea nazionale del Pd, Cecilia D’Elia, responsabile parità del Pd e portavoce della conferenza nazionale donne democratiche, Valeria Valente, senatrice e presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, le parlamentari Laura Boldrini (già presidente della Camera dei Deputati) e Valeria Fedeli (già segretaria dei Tessili Cgil), Maria Pia Pizzolante (Direzione nazionale Pd). Inoltre seguiranno l’iniziativa diverse associazioni e organizzazioni extra Pd: associazione Donne Giuriste, Battiti, BeFree, Cav Artemisia, Cav Linea Rossa Ravenna, Donne Cgil, Cooperativa Eva, Differenza Donna, dipartimento pari opportunità di Ali, Donne Uil, Femminile Maschile Neutro, fondazione Pangea Onlus, Noi Rete Donne, Rete Reama, Unione donne italiane (Udi).

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
A Roma nella Casa internazionale delle donne martedì 23 novembre si è tenuta l’Agorà democratica “Libere dalla violenza”, a cui era presente anche il segretario del Pd Enrico Letta. L'incontro, il cui titolo per esteso recita “Libere dalla violenza. Una rivoluzione civile contro silenzio e indifferenza”, era ospitato nella sala dedicata alla madre del pensiero femminista italiano e teorica del femminismo della differenza Carla Lonzi. Come scrive il giornalista di Luce! e di Qn Ettore Maria Colombo intervenuto all'evento per portare all'attenzione il caso Luce!:"Pochi ricordano che, oltre ai suoi scritti ideologici e politici, Lonzi scrisse anche un libro Vai pure, che raccontava tre giorni di conversazione con il suo compagno, l’artista Pietro Consagra, importante scultore e padre dell’astrattismo italiano, in cui il rapporto tra i due finiva in modo tormentato e in cui uomo e donna, animati da differenti propositi e visioni del mondo, si confrontavano e, anche, scontravano, senza nascondersi o risparmiarsi nulla, neppure insulti e tradimenti. L’uomo Consagra avanzava la necessità di ciò che era, un uomo, e la donna Lonzi avanzava la necessità del riconoscimento di ciò che era, una donna, prima che una compagna. Un dialogo forte, anche duro, spigoloso, ma vero".

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"Luce! vuole offrire nuove prospettive e nuovi punti di vista per far uscire dal ‘cono d’ombra’ e rompere la ‘sfera di cristallo’ in cui si trovano donne, gay, lesbiche, trans, migranti e soggetti fragili, per aiutarli a vivere la loro vita più consapevoli, consci dei loro diritti e della loro dignità", ha detto collegandosi all'incontro da remoto il giornalista Colombo. "Luce! parla di diversità, diseguaglianze, coesione e inclusione con la consapevolezza che la forza dei diritti è superiore a ogni discriminazione. Il target del giornale è giovanile, ma vuole anche mettere in connessione le generazioni più giovani con quelle meno giovani. L’obiettivo è, dunque, quello di aiutare, con la forza delle immagini come delle parole, a parlare di diversità nel cinema, arte, musica, ma anche nella politica, nel lavoro, e raccontare le contraddizioni della nostra società in costante evoluzione attraverso cambiamenti che, ormai, sono sempre più veloci e che la pandemia ha solo acuito".

"Le carte deontologiche non bastano, serve che le colleghe giornaliste si facciano ben valere"

Servono a poco le Carte dell'ordine dei giornalisti, "che prescrivono in modo meritorio agli operatori dell'informazione come affrontare i temi dei femminicidi, o della violenza sulle donne - prosegue Colombo - se manca una vera, cosciente consapevolezza di come bisogna fare informazione e di come le donne possono cambiare, anzi stravolgere, in positivo, un mondo storicamente maschilista e sessista come il nostro. Non voglio scandalizzare nessuno, soprattutto in questa sede, ma penso che se, in tempi e momenti diversi, giornaliste come Margherita Sarfatti, non solo ‘l’amante’ del Duce, o Oriana Fallaci, Camilla Cederna e Natalia Aspesi, ma anche la mia cara, compianta, amica, uccisa in Afghanistan nel 2001, Maria Grazia Cutuli, hanno saputo imporsi, in un mondo di maschi, e sessista, come il giornalismo, è perché si sono prese, da sole, i loro spazi e la loro libertà di azione, di movimento, pensiero. Perché una donna, avrebbe detto Carla Lonzi, 'quando vuole, sa fare e fa'".

"Libere dalla violenza" l'incontro alla casa internazionale delle donne per "una rivoluzione contro il silenzio e l'indifferenza"

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