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Home » Attualità » Manifestazione contro i diritti negati: scende in piazza la comunità transgender in Pakistan

Manifestazione contro i diritti negati: scende in piazza la comunità transgender in Pakistan

Il parlamento pakistano ha approvato la prima legge che mira a garantire i diritti dei transessuali, compreso quello di ereditare proprietà, vietando la loro discriminazione nelle istituzioni educative e occupazionali

Letizia Cini
1 Gennaio 2022
Scende in piazza la comunità transgender in Pakistan

Scende in piazza la comunità transgender in Pakistan

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Scende in piazza la comunità transgender in Pakistan: un gruppo di manifestanti ha protestato nelle scorse ore a Lahore, gridano slogan per rivendicare i propri diritti. Il parlamento pakistano ha approvato la prima legge del Paese che mira a garantire i diritti dei transessuali, compreso quello di ereditare proprietà, vietando la loro discriminazione nelle istituzioni educative e occupazionali.
Le persone trans – o Khwaja Sira, come sono conosciute localmente – avevano ottenuto determinati diritti, con la legge 2018 sulle persone transgender (protezione dei diritti) che consente loro di scegliere la propria identità di genere e di averla riconosciuta su documenti ufficiali come la carta d’identità nazionale e passaporto. Tuttavia la discriminazione nei loro confronti è dilagante in Pakistan. “Nei giorni scorsi a un evento un vice sovrintendente della polizia mi ha chiesto se fossi ‘vero o falso’”, ha ricordato la modella trans e attivista per i diritti umani Kami Sid parlando con la stampa .

La modella trans e attivista per i diritti umani Kami Sid
La modella trans e attivista per i diritti umani Kami Sid

“Nessuno ha il diritto di dichiarare chi è vero o falso”, ha sostenuto, aggiungendo che la nostra società “tollerava” gli individui trans invece di “accettarli”. L’obiettivo degli attivisti: “Che le persone un giorno possano accettare la nostra comunità; la società non cambierà se coloro che circondano una persona trans – i loro amici, la famiglia e altri – non li accetteranno“.
“Sono successe alcune cose buone e la comunità è stata comprata verso la positività. Tuttavia, sono accadute cose negative e le questioni più spinose sono rimaste in sospeso”, ha detto Kami ai media locali, sostenendo che le persone come lei non sono venute per “combattere” ma per educare e sensibilizzare le persone sulla comunità trans e sulle difficoltà che devono affrontare. “Come esseri umani meritiamo di essere trattati come cittadini uguali”.

La comunità transgender protesta per rivendicare i propri diritti a Lahore, Pakistan
La comunità transgender protesta per rivendicare i propri diritti a Lahore, Pakistan

La violenza

Il mese scorso una donna transgender, che era anche una delle organizzatrici della Karachi Climate March, è stata aggredita sessualmente e torturata da uomini non identificati, il giorno prima della marcia. Alcune persone chenon sono state identificate l’hanno tenuta in detenzione per tre ore e l’hanno torturata per ottenere informazioni sui discorsi della marcia. Gli assalitori avrebbero anche minacciato di porre fine all’attivismo per i diritti dei trans e alle attività politiche, altrimenti “la comunità trans sarebbe stata oggetto di maggiore violenza in futuro”.

La prima madrasa

Nel corso del lungo cammino verso la parità, era nata la prima madrasa, una scuola coranica, per sole persone transgender, segnando un’ulteriore passo avanti per la comunità Lgbtq+ in Pakistan, dove però la condizione delle persone in transizione non sembra essere migliorata di molto, nonostante alcune novità dal punto di vista legislativo. Aperta a Islamabad, la madrasa si propone di aiutare tutti gli iscritti non soltanto negli studi religiosi ma anche a imparare lavori come il cucito e il ricamo, in primis per raccogliere fondi.
Inaugurata dalla 34enne Rani Khan, che vi ha investito i risparmi di una vita, la madrasa intende offrire alle persone transgender un rifugio dall’ostracismo che ancora sono costrette a vivere nel Paese dell’Asia meridionale. Nonostante in Pakistan non vi siano ufficialmente preclusioni alla frequentazione delle moschee e delle scuole coraniche da parte di persone transessuali, la loro presenza non facilmente accettata.

La protesta della comunità transgender in Pakistan
La protesta della comunità transgender in Pakistan

La stessa fondatrice del nuovo istituto di Islamabad è stata ripudiata dalla propria famiglia a 13 anni e costretta a chiedere l’elemosina finché, a 17 anni, non si è unita a un gruppo di ballo di persone trans, esibendosi in occasione di matrimoni e altre celebrazioni.
Dopo aver riscoperto la religione a seguito della scomparsa di un amico, Khan ha deciso di aprire una scuola per “insegnare il Corano e migliorare la vita qui e nell’aldilà”.

L’istituto non riceve alcun aiuto dalle autorità ma gode di alcune donazioni private. Tuttavia, la fondatrice insegna anche alle iscritte a cucire e ricamare, nella speranza di raccogliere fondi vendendo capi d’abbigliamentoSebbene nel 2018 il parlamento pakistano abbia riconosciuto il “terzo genere” sessuale, conferendo alle persone in transizione, la tutela legale dei propri diritti fondamentali assicurando loro il diritto di voto e di dichiarare il proprio genere sui documenti, i transessuali restano ancora ai margini della società del Paese asiatico.
La stessa legge approvata tre anni fa ha raccolto diverse critiche anche da parte di alcuni esponenti della comunità Lgbtq+ in Pakistan, come la giornalista Marvia Malik, presidente della Khwaja Sira Society nonché prima giornalista transgender pakistana a condurre un telegiornale, secondo cui le transessuali dovrebbero avere “pari diritti ed essere considerate non un terzo genere ma cittadini comuni”.

La comunità transgender protesta per rivendicare i propri diritti a Lahore, Pakistan
La comunità transgender protesta per rivendicare i propri diritti a Lahore, Pakistan

Diritti negati

L’impressione è che i diritti acquisiti e la tutela legale siano assicurati soltanto sulla carta. “Lavoro per la mia comunità dal 2011 e, sebbene la consapevolezza sulla condizione delle persone transessuali sia aumentata, la situazione generale non è cambiata molto negli ultimi dieci anni”, conclude Kami Sid, prima transessuale pakistana a salire alla ribalta come modella. “Come ho sperimentato sulla mia pelle, dobbiamo ancora affrontare il pregiudizio religioso e sociale, nonostante la presenza di tante figure pubbliche progressiste su questo tema, le persone trans devono tuttora lottare per i propri diritti, come d’altra parte accade anche in Europa e negli Stati Uniti”.
Solo l’approvazion da parte del parlamento pakistano della prima legge del Paese, che mira a garantire i diritti dei transessuali, compreso quello di ereditare proprietà, vietando la loro discriminazione nelle istituzioni educative e occupazionali, potrà segnare una svolta nella battaglia verso la parità dei diritti dei transessuali.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Scende in piazza la comunità transgender in Pakistan: un gruppo di manifestanti ha protestato nelle scorse ore a Lahore, gridano slogan per rivendicare i propri diritti. Il parlamento pakistano ha approvato la prima legge del Paese che mira a garantire i diritti dei transessuali, compreso quello di ereditare proprietà, vietando la loro discriminazione nelle istituzioni educative e occupazionali. Le persone trans – o Khwaja Sira, come sono conosciute localmente – avevano ottenuto determinati diritti, con la legge 2018 sulle persone transgender (protezione dei diritti) che consente loro di scegliere la propria identità di genere e di averla riconosciuta su documenti ufficiali come la carta d’identità nazionale e passaporto. Tuttavia la discriminazione nei loro confronti è dilagante in Pakistan. “Nei giorni scorsi a un evento un vice sovrintendente della polizia mi ha chiesto se fossi ‘vero o falso’”, ha ricordato la modella trans e attivista per i diritti umani Kami Sid parlando con la stampa .
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