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Stop al body shaming: a Venezia la palestra di e per sole donne, vietato l'ingresso agli uomini

di CAMILLA PRATO -
16 luglio 2021
Sporty woman in gym

Sporty woman in gym

"Ogni donna deve sentirsi libera di essere ciò che si sente senza che nessuno possa per questo giudicarla". Da questa idea, a Mirano (Ve), nasce la palestra per sole donne. Obiettivo: combattere il body shaming. Un progetto pensato e realizzato, invece, da un uomo, Matteo Zorzato, ex atleta professionista di cultura fisica e imprenditore. Nel suo centro tutto al femminile è vietato l’ingresso agli uomini. Anche il personale è formato esclusivamente da sole donne, che seguono con attenzione le loro clienti, dai 35 anni in su. "È la prima "palestra in rosa" d'Italia. Quando abbiamo aperto a settembre 2019 eravamo arrivati al sold out, con un limite a 350 iscritte per non dare disservizio a nessuna nelle ore di punta - spiega Zorzato - A chi viene e si iscrive dico che il nostro è più un club che una palestra, tutto è molto sotto controllo".
Nessuna discriminazione per il peso o la forma fisica, per combattere una piaga, quella del body shaming, che colpisce migliaia di persone, in  particolar modo di sesso femminile. Ma, spiega l'imprenditore, "non è mai successo nella mia palestra che ci fossero donne che rompevano l'armonia, tutte hanno la stessa voce. Il merito è delle istruttrici, tutte preparate anche sotto il profilo psicologico. Chi frequenta la palestra viene istruita con una certa educazione sullo stile di vita, non solo per affrontare quell'ora di palestra", aggiunge Zorzato. Il successo nel 2019, all'apertura e poi la chiusura forzata causa Covid. Ma dopo lo sto si è registrato un nuovo boom di adesioni. Perché l'iniziativa funziona e il fatto che la palestra sia aperta solo alle donne non è stato neppure contestato da chi non è ammesso: "Nessuna critica. A dire il vero questa nostra caratteristica ha generato molta curiosità perché abbiamo iniziato a fare qualcosa di particolare e di esclusivo. Il fatto che sia solo per donne garantisce una privacy maggiore: vengono da noi donne dai 35 anni in su e che si avvicinano allo sport nel modo in cui si sentono più libere, anche nella fattura dell'esercizio, nella dinamica", conclude l’ex atleta.