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Home » HP Trio » Tania e suo figlio Lev, prigionieri in casa a Kiev. “Il suo mondo è crollato, sta vivendo un incubo”

Tania e suo figlio Lev, prigionieri in casa a Kiev. “Il suo mondo è crollato, sta vivendo un incubo”

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina la donna vive barricata in un 'bunker' nel corridoio insieme al 17enne, con Sindrome di Down, e all'anziana madre

Marianna Grazi
2 Marzo 2022
LA STORIA DI TANYA E LEV, SENZA SCAMPO A KIEV

Lev nella sua casa a Kiev (Manuela Correra)

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Immaginate di trovarvi nel vostro peggior incubo. Immaginate di svegliarvi e scoprire che quell’incubo è reale. Per Tania e il suo Lev, 17enne con la sindrome di Down, il tempo si è fermato il 24 febbraio: da quando è ufficialmente iniziata la guerra in Ucraina, sei giorni fa, mamma e figlio sono bloccati in casa, senza scampo, a Kiev. Con loro c’è anche la nonna ultra ottantenne, a rendere la situazione ancor più tragica. Fuggire è praticamente impossibile. Il percorso per raggiungere un rifugio, già pericolosamente pieno di insidie militari, per Lev è pieno di ostacoli: rumori, folla, buio, freddo, notti passate a dormire fuori, senza un tetto sulla testa.Qualcosa di troppo destabilizzante.

LA STORIA DI TANYA E LEV, SENZA SCAMPO A KIEV
Lev nella sua casa a Kiev (Manuela Correra)

Lev, 17enne con sindrome di Down

“Mio figlio, come tanti altri disabili – racconta Tania, che è anche membro dell’Associazione ucraina persone Down – sta vivendo un incubo. Per i ragazzi Down la routine quotidiana è importante è dà loro sicurezza. Ora il suo mondo è crollato. Viviamo prigionieri in casa, perché andare in un rifugio è improponibile. Per lui sarebbe troppo dura, non reggerebbe quella situazione e non sarei in grado di gestirlo, è terrorizzato”.

Il ‘bunker’ in casa

 

Tania esce pochissimo. Il destino, in qualche modo, le ha fatto un ultimo regalo prima dello scoppio delle ostilità. “Siamo fortunati, nonostante tutto. Il giorno prima della guerra, dei miei amici europei mi hanno avvertita di fare scorte perché qualcosa di terribile stava per succedere. Così ho fatto. Abbiamo ancora cibo in casa, ma non so come faremo a breve – aggiunge spaventata –. I supermercati ormai sono quasi vuoti, non si trova più il pane”. Rimanere tra quelle mura, però, è un rischio; ma Tania si sta attrezzando: “Ho sistemato un angolo del corridoio rendendolo una sorta di bunker. Ho ammassato coperte e sigillato tutto con nastro adesivo, eliminando tutti gli oggetti pericolosi. Non so se basterà, ma il rifugio per noi è troppo lontano oltre che improponibile”. La donna si è organizzata alla meglio, per proteggere la sua famiglia da un pericolo che bussa ormai alla porta. I bombardamenti, racconta all’Ansa, si fanno sempre più vicini. La linea telefonica è disturbata ma ci tiene a lanciare il suo appello: “Siamo ormai in piena guerra, la situazione peggiora di ora in ora e le esplosioni si fanno sempre più vicine, ora credo siano a non più di 20 km, ma la città sta resistendo. Abbiamo paura, spero si riesca a fermare questa guerra assurda”.

Civili in fuga dall’Ucraina che oltre alla guerra stanno affrontando anche il freddo e la neve delle ultime ore (Ansa)

La paura per il futuro

Qualcosa di assurdo, di incomprensibile, di indefinibile. Come raccontare quello che sta accadendo a tuo figlio, che non comprende fino in fondo il termine ‘guerra’ – e chi può farlo, finché non lo vivi sulla pelle –? “Ciò che ha colto è che ci sono i bombardamenti e tutto può essere distrutto. Mi chiede in continuazione quando finirà e quando potrà rivedere gli amici. Attende con ansia il 16 marzo, il suo 18esimo compleanno. Ho paura a dirgli che, ad oggi, non so dove saremo quel giorno“. La loro condizione precaria, con le milizie russe ormai alle porte della Capitale e la costante paura dei missili, rende la situazione insopportabile. Soprattutto nell’attesa, snervante, di quello che potrebbe accadere, senza poter fare nulla per impedirlo o mettersi in salvo. Tania ha la voce scossa. Quando parla del prossimo futuro la sua ansia cresce: “Mio marito è morto e qui sono sola ma spero di riuscire a portare Lev e mia madre fuori da Kiev. Non so come farò, per noi l’unico mezzo possibile sarebbe l’auto. Spero davvero di farcela”.

Le persone con disabilità bloccate in Ucraina

I missili e le truppe russe sono ormai alle porte della capitale Kiev (Ansa)

Il figlio di Tania, Lev, non è un caso isolato: sono 2,7 milioni le persone con disabilità registrate in Ucraina e la loro situazione, afferma la madre, “è spaventosa”. La stessa denuncia arriva anche dall’Associazione Europea Sindrome di Down (EDSA), che ha inviato una lettera aperta alle istituzioni europee: “I rifugi a Kiev sono inaccessibili, così le persone con disabilità e le persone Down sono costrette a rimanere a casa, senza sapere dove possono andare per essere al sicuro. Quelle che vivono negli istituti, poi, sono già tagliate fuori dalle loro comunità e rischiano di essere abbandonate e dimenticate”. Quella dei disabili, insomma, è una tragedia nella tragedia.

Tania vorrebbe raccontare ancora la situazione in cui si trovano, le sue paure e quelle della sua famiglia. A un certo punto la comunicazione con l’Ansa, però, si interrompe. Con un whatsapp riesce però ad avvertire i giornalisti: “Siamo di nuovo piena emergenza”. È martedì 1 marzo: le forze armate russe, battono le agenzie poco dopo, hanno colpito la Torre della Tv di Kiev.

I bambini arrestati a Mosca

bambini arrestati mosca
Cinque bambini sono stati arrestati a Mosca per aver deposto fiori davanti all’ambasciata ucraina

Mentre in Ucraina continuano a combattere, non si interrompono le proteste contro l’invasione russa. E non si spegne, allo stesso tempo, la repressione da parte delle autorità del Cremlino contro chi manifesta il proprio dissenso. Nemmeno se quelli che gli agenti si trovano davanti sono bambini. Due mamme e i loro cinque figli, tra i 7 e gli 11 anni, sono stati fermati martedì dopo aver deposto fiori presso l’ambasciata ucraina a Mosca mostrando cartelli contro la guerra. Tutti, compresi i bimbi, sono stati portati in cella. “Erano andati a deporre dei fiori davanti all’ambasciata ucraina. I bambini avevano disegnato un poster. Sono stati tutti stati arrestati dalla polizia, prima sono stati tenuti dentro a un van della polizia, poi sono stati portati al dipartimento di polizia di Presnenskoe. I telefoni dei genitori sono stati sequestrati, non si riesce più a comunicare. I genitori hanno ricevuto urla e minacce che sarebbero stati privati della patria potestà”, ha denunciato la ricercatrice Aleksandra Arkhipova su Facebook.
L’agenzia Novaya Gazeta, che ha confermato la notizia, racconta che le sorelline Sofia e Lisa Gladkova, di 7 e 11 anni, e i fratelli  Gosha (11), Matviy (9) e David Petrov (7) sono stati obbligati a salire su un furgone delle forze dell’ordine e poi accompagnati alla stazione di polizia di Presnenske, per essere identificati e poi rilasciati solo dopo alcune ore.

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Immaginate di trovarvi nel vostro peggior incubo. Immaginate di svegliarvi e scoprire che quell'incubo è reale. Per Tania e il suo Lev, 17enne con la sindrome di Down, il tempo si è fermato il 24 febbraio: da quando è ufficialmente iniziata la guerra in Ucraina, sei giorni fa, mamma e figlio sono bloccati in casa, senza scampo, a Kiev. Con loro c'è anche la nonna ultra ottantenne, a rendere la situazione ancor più tragica. Fuggire è praticamente impossibile. Il percorso per raggiungere un rifugio, già pericolosamente pieno di insidie militari, per Lev è pieno di ostacoli: rumori, folla, buio, freddo, notti passate a dormire fuori, senza un tetto sulla testa.Qualcosa di troppo destabilizzante.
LA STORIA DI TANYA E LEV, SENZA SCAMPO A KIEV
Lev nella sua casa a Kiev (Manuela Correra)

Lev, 17enne con sindrome di Down

"Mio figlio, come tanti altri disabili - racconta Tania, che è anche membro dell'Associazione ucraina persone Down - sta vivendo un incubo. Per i ragazzi Down la routine quotidiana è importante è dà loro sicurezza. Ora il suo mondo è crollato. Viviamo prigionieri in casa, perché andare in un rifugio è improponibile. Per lui sarebbe troppo dura, non reggerebbe quella situazione e non sarei in grado di gestirlo, è terrorizzato".

Il 'bunker' in casa

  Tania esce pochissimo. Il destino, in qualche modo, le ha fatto un ultimo regalo prima dello scoppio delle ostilità. "Siamo fortunati, nonostante tutto. Il giorno prima della guerra, dei miei amici europei mi hanno avvertita di fare scorte perché qualcosa di terribile stava per succedere. Così ho fatto. Abbiamo ancora cibo in casa, ma non so come faremo a breve – aggiunge spaventata –. I supermercati ormai sono quasi vuoti, non si trova più il pane". Rimanere tra quelle mura, però, è un rischio; ma Tania si sta attrezzando: "Ho sistemato un angolo del corridoio rendendolo una sorta di bunker. Ho ammassato coperte e sigillato tutto con nastro adesivo, eliminando tutti gli oggetti pericolosi. Non so se basterà, ma il rifugio per noi è troppo lontano oltre che improponibile". La donna si è organizzata alla meglio, per proteggere la sua famiglia da un pericolo che bussa ormai alla porta. I bombardamenti, racconta all'Ansa, si fanno sempre più vicini. La linea telefonica è disturbata ma ci tiene a lanciare il suo appello: "Siamo ormai in piena guerra, la situazione peggiora di ora in ora e le esplosioni si fanno sempre più vicine, ora credo siano a non più di 20 km, ma la città sta resistendo. Abbiamo paura, spero si riesca a fermare questa guerra assurda".
Civili in fuga dall'Ucraina che oltre alla guerra stanno affrontando anche il freddo e la neve delle ultime ore (Ansa)

La paura per il futuro

Qualcosa di assurdo, di incomprensibile, di indefinibile. Come raccontare quello che sta accadendo a tuo figlio, che non comprende fino in fondo il termine 'guerra' – e chi può farlo, finché non lo vivi sulla pelle –? "Ciò che ha colto è che ci sono i bombardamenti e tutto può essere distrutto. Mi chiede in continuazione quando finirà e quando potrà rivedere gli amici. Attende con ansia il 16 marzo, il suo 18esimo compleanno. Ho paura a dirgli che, ad oggi, non so dove saremo quel giorno". La loro condizione precaria, con le milizie russe ormai alle porte della Capitale e la costante paura dei missili, rende la situazione insopportabile. Soprattutto nell'attesa, snervante, di quello che potrebbe accadere, senza poter fare nulla per impedirlo o mettersi in salvo. Tania ha la voce scossa. Quando parla del prossimo futuro la sua ansia cresce: "Mio marito è morto e qui sono sola ma spero di riuscire a portare Lev e mia madre fuori da Kiev. Non so come farò, per noi l'unico mezzo possibile sarebbe l'auto. Spero davvero di farcela".

Le persone con disabilità bloccate in Ucraina

I missili e le truppe russe sono ormai alle porte della capitale Kiev (Ansa)
Il figlio di Tania, Lev, non è un caso isolato: sono 2,7 milioni le persone con disabilità registrate in Ucraina e la loro situazione, afferma la madre, "è spaventosa". La stessa denuncia arriva anche dall'Associazione Europea Sindrome di Down (EDSA), che ha inviato una lettera aperta alle istituzioni europee: "I rifugi a Kiev sono inaccessibili, così le persone con disabilità e le persone Down sono costrette a rimanere a casa, senza sapere dove possono andare per essere al sicuro. Quelle che vivono negli istituti, poi, sono già tagliate fuori dalle loro comunità e rischiano di essere abbandonate e dimenticate". Quella dei disabili, insomma, è una tragedia nella tragedia. Tania vorrebbe raccontare ancora la situazione in cui si trovano, le sue paure e quelle della sua famiglia. A un certo punto la comunicazione con l'Ansa, però, si interrompe. Con un whatsapp riesce però ad avvertire i giornalisti: "Siamo di nuovo piena emergenza". È martedì 1 marzo: le forze armate russe, battono le agenzie poco dopo, hanno colpito la Torre della Tv di Kiev.

I bambini arrestati a Mosca

bambini arrestati mosca
Cinque bambini sono stati arrestati a Mosca per aver deposto fiori davanti all'ambasciata ucraina
Mentre in Ucraina continuano a combattere, non si interrompono le proteste contro l'invasione russa. E non si spegne, allo stesso tempo, la repressione da parte delle autorità del Cremlino contro chi manifesta il proprio dissenso. Nemmeno se quelli che gli agenti si trovano davanti sono bambini. Due mamme e i loro cinque figli, tra i 7 e gli 11 anni, sono stati fermati martedì dopo aver deposto fiori presso l’ambasciata ucraina a Mosca mostrando cartelli contro la guerra. Tutti, compresi i bimbi, sono stati portati in cella. “Erano andati a deporre dei fiori davanti all’ambasciata ucraina. I bambini avevano disegnato un poster. Sono stati tutti stati arrestati dalla polizia, prima sono stati tenuti dentro a un van della polizia, poi sono stati portati al dipartimento di polizia di Presnenskoe. I telefoni dei genitori sono stati sequestrati, non si riesce più a comunicare. I genitori hanno ricevuto urla e minacce che sarebbero stati privati della patria potestà”, ha denunciato la ricercatrice Aleksandra Arkhipova su Facebook. L'agenzia Novaya Gazeta, che ha confermato la notizia, racconta che le sorelline Sofia e Lisa Gladkova, di 7 e 11 anni, e i fratelli  Gosha (11), Matviy (9) e David Petrov (7) sono stati obbligati a salire su un furgone delle forze dell'ordine e poi accompagnati alla stazione di polizia di Presnenske, per essere identificati e poi rilasciati solo dopo alcune ore.
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