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Un calcio al pregiudizio: "Alla Pavoniana non vogliono Clementina? Venga da noi!"

di MARIANNA GRAZI -
5 gennaio 2022
Girl kicks a soccer ball on a soccer field

Girl kicks a soccer ball on a soccer field

Ad ottobre la Pavoniana Gymnasium, storica società calcistica di Brescia, si era rifiutata di accoglierla, perché: "Noi qui non prendiamo le bambine, in passato ci hanno dato problemi", aveva detto il presidente del club Umberto Cervati. E pensare che l'unica richiesta di Clementina, una bimba di 8 anni, era solo quella di poter giocare a calcio, sua grande passione, magari nella stessa squadra del cuginetto. Ma niente da fare, porta sbarrate e sogni infranti.

Clementina, 8 anni, da anni sogna di far parte di una squadra di calcio

Oggi però quei sogni tornano a splendere e la favola trova un lieto fine. La bambina, infatti, ha ricevuto dal Brescia femminile l'invito a unirsi a loro: "Nei prossimi giorni ci incontreremo. Non abbiamo pubblicizzato prima questa nostra iniziativa e lo facciamo ora di concerto con la famiglia della bambina – rende noto il club lombardo –. Visto il grande clamore mediatico non vogliamo in alcun modo che questo nostro gesto sia interpretato in maniera distorta ed utilitaristica. Se Clementina vorrà, siamo pronti ad accoglierla a braccia aperte e farle conoscere tante altre bambine come lei che, prima ancora di giocare a pallone, condividono una passione e un'amicizia". Perché lo sport, prima che essere competizione, deve essere un momento di gioia, di divertimento, di condivisione con gli altri. E lo sa bene Clementina, che a quel rifiuto della Pavoniana aveva reagito con un disegno, nel quale si era ritratta esultante dopo un gol, con la sua migliore amica in tribuna che, invece di festeggiare, urlava "Noo", quasi a voler dire che la rete non era valida visto che la piccola calciatrice non era ben accetta. L'amarezza e la delusione erano state grandi ma ancor più grande oggi appare la sua gioia alla notizia di aver finalmente trovato una squadra dove poter giocare.

In Italia c'è un problema strutturale per quanto riguarda il calcio femminile: su quasi 3mila società solo 100 hanno una sezione per le ragazze

Ma quel rifiuto ha creato non poche polemiche anche al di fuori di Brescia, diventando quasi un caso nazionale che accomuna purtroppo ancora troppe bambine nel segno di stereotipi maschilisti e pregiudizi. Colpita dall'accaduto, si era mobilitata anche la capitana della nazionale azzurra Cristiana Girelli, anche lei originaria di Brescia, che aveva deciso di organizzare un incontro con la piccola regalandole una maglia della nazionale con dedica ed autografo. Il polverone creato dalla vicenda, comunque, ha portato anche alle –dovute– scuse da parte della Pavoniana, che in un comunicato ha dichiarato: "Il Direttivo di GSD Pavoniana Calcio, preso atto di quanto accaduto, ritiene opportuno rispondere agli attacchi ingiustificati che la società, un'eccellenza del territorio, ha immeritatamente ricevuto. Cogliamo l'occasione, innanzitutto, per scusarci con C., per l'incomprensione che si è creata: Pavoniana è sempre stata molto attiva nel sensibilizzare i ragazzi sul tema della discriminazione, non a caso da anni ha annoverato calciatrici nelle proprie file.

La società del Brescia calcio ha una sezione femminile che è pronta ad accogliere a braccia aperte Clementina

L'ultimo periodo è stato caratterizzato da una ristrutturazione interna, causata dalla prematura scomparsa dello storico dirigente sportivo, che ha generato numerose difficoltà e avvicendamenti: per questo motivo alcune indicazioni del Direttivo, purtroppo, non sono state recepite adeguatamente ed attuate, e stiamo provvedendo per evitarne il ripetersi. Precisiamo tuttavia, che altre ragazze si sono presentate all'inizio di stagione: ad esse sono state fornite le stesse indicazioni per la partecipazione agli Open Day annuali fornite agli atleti maschi, senza alcun genere di restrizione né limitazione". Insomma più che scuse da parte del club c'è stata una sorta di giustificazione, ma tant'è: per Clementina è stato come giocare in una partita di calcio contro l'avversario più difficile, il pregiudizio, e alla fine segnare il gol della vittoria nella porta dell'inclusione e un cross a tutte le ragazze e le bambine che come lei sognano un futuro inseguendo il pallone.