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Home » Scienze e culture » “La carrozzina è libertà!” urlava Franco Bomprezzi. E ora può anche essere ‘bella’, su misura e in grado di affrontare percorsi sconnessi

“La carrozzina è libertà!” urlava Franco Bomprezzi. E ora può anche essere ‘bella’, su misura e in grado di affrontare percorsi sconnessi

I progetti e il lavoro della onlus lombarda Fondazione Mantovani-Castorina a favore delle persone afflitte da disabilità gravi: dall'assistenza ospedaliera a nuovi modelli organizzativi di accoglienza e gestione dei pazienti. E un premio intitolato all'indomito "giornalista a rotelle"

Ettore Maria Colombo
24 Settembre 2021
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Rendere ‘eleganti’ le carrozzine per disabili…

Come si fa a rendere ‘elegante’ una carrozzina, cioè una sedia a rotelle – come pure si chiamava – per persone disabili? Bisogna metterci estro, impegno, passione e, ovviamente, gusto estetico. Anche di questo, e cioè di come rendere non solo ‘confortevoli’, ma ‘belle’, le carrozzine per disabili, redendole un oggetto non solo funzionale ma anche ‘bello’ alla vista e all’utilizzo, si occupa la Fondazione Mantovani-Castorina.

Franco Bomprezzi, a destra

Può apparire come una provocazione, ma non lo è se pensiamo che il giornalista disabile più famoso (e, purtroppo, scomparso), Franco Bomprezzi, si ribellava contro la frase “costretto su una sedia a rotelle”. “Una frase – scriveva – che è un danno che si produce a una corretta comunicazione della disabilità”. Perché, quasi urlava Bomprezzi, “io vivo e lavoro in sedia a rotelle, cioè sono libero ‘grazie’ alla carrozzina. Senza, sarei immobile perché non riesco a camminare. Carrozzina è libertà, ecco perché ne tesso sempre l’elogio. Perché dobbiamo immaginare anche una diffusione normale, serena e positiva, di un mezzo che è sinonimo di libertà e di sicurezza”. E, dunque, perché la carrozzina non può, anche, essere ‘bella’ esteticamente? Si può fare eccome.

Che cos’è la Fondazione Mantovani-Castorina

E’ uno dei compiti, tra i tanti, non certo il solo, prefissi dalla Fondazione Mantovani-Castorina. Nata a Milano, insignita dell’Alto patronato della Presidenza della Repubblica, la Fondazione Mantovani Castorina onlus, animata e ideata da Barbara Castorina, potente quanto raffinata animatrice, insieme a Valentina Fontana, di “Visverbi”, società di comunicazione che si occupa della gestione di giornalisti e professionisti, una vera ‘scuderia’ di talenti tv, la Fondazione è nata per la volontà di un gruppo di famiglie, a partire da quella di Castorina, che hanno affrontato e stanno affrontando la sfida della disabilità grave e gravissima e desiderose di attivarsi per migliorare il presente e il futuro dei propri figli e di risparmiare ad altre famiglie le difficoltà che affrontano. A loro si sono affiancati, nel corso degli anni, medici e professionisti che hanno deciso di impegnare le loro competenze ed energie per generare un cambiamento culturale e affrontare in modo nuovo e integrato l’assistenza e la cura della disabilità grave, intellettiva e neuromotoria.

Il Dama, un polo ospedaliero di eccellenza

Traendo ispirazione dall’esperienza virtuosa del servizio dell’Ospedale San Paolo di Milano, dedicato all’accoglienza ospedaliera per le persone con grave disabilità, con il Dama (Disabled Advanced Medical Assistance), la Fondazione Mantovani Castorina persegue un nuovo approccio di intervento, sostegno e cura capace di abbracciare la complessità della grave disabilità in modo integrato e multidisciplinare.

Ma che cos’è il Dama? È un servizio dedicato all’accoglienza medica ospedaliera per le persone con grave disabilità intellettiva e neuromotoria, nato nel 2000 presso l’Ospedale San Paolo di Milano – Polo Universitario, come progetto sperimentale triennale, in partnernariato con Regione Lombardia, Ledha (Lega per i Diritti delle persone con disabilità) e Università degli Studi di Milano. Dama, unità dipartimentale dotata di personale proprio supportato da personale volontario selezionato e formato, ha creato un modello di accoglienza ospedaliera flessibile e innovativo, in grado di prendere in carico circa 5.712 persone con grave disabilità intellettiva e neuromotoria, per 53.600 percorsi ospedalieri complessi in 18 anni di attività.

Che cos’è la disabilità grave, intellettiva e motoria

Ma di quale, grave, problema stiamo parlando? La disabilità grave intellettiva e neuromotoria è una condizione caratterizzata da un’insufficienza mentale grave, associata a deficit neuromotori tali da creare totale dipendenza e deficit della comunicazione. Più di un terzo delle persone con disabilità presenta deficit di più funzioni (intellettive, del movimento, sensoriali).

Negli ultimi anni è, purtroppo, aumentata l’incidenza di disturbi cognitivi e neuromotori di persone che hanno subito traumi o presentano danni cerebrali post-anossici. Notevole è stato, in Italia, anche l’aumento di malattie neurodegenerative che conducono, evolvendosi, a quadri di alterazioni funzionali complesse.

Le drammatiche dimensioni della disabilità

Per avere un’idea della dimensione della disabilità che colpisce oggi il nostro Paese, va detto che, in Italia, vivono 2.600.000 persone con grave disabilità, il 5% della popolazione. Di queste, circa 600.000 hanno una disabilità grave o gravissima e il 20 % è a totale carico della famiglia. Solo in Lombardia sono 100 mila i disabili a totale carico delle loro famiglie e, solo a Milano, sono 60 mila le persone con disabilità grave di cui 12 mila a carico della famiglia.

Un nuovo modello organizzativo 

Per dare una risposta ai bisogni delle persone con gravi disabilità e alle loro famiglie, la Fondazione ha immaginato un modello organizzativo nuovo che ha principalmente sette obiettivi: 1) promuovere lo sviluppo dei temi “durante noi” e “dopo di noi”, adoperandosi per la costituzione di una rete di servizi gestionali e residenziali di accoglienza; 2) promuovere la conoscenza e la ricerca scientifica sulle malattie neuromotorie congenite e acquisite, destinate ad aumentare nei prossimi anni; 3) soddisfare la preparazione di nuovo personale in grado di dare accoglienza e assistenza medica adeguate alle persone disabili, promuovendo dei percorsi formativi e di specializzazione dei diversi professionisti; 4) promuovere la comunicazione sui grandi temi della disabilità attraverso convegni scientifici, mezzi di stampa ed intermediali; 5) contribuire a sperimentare e diffondere nuove tecnologie in grado di migliorare la qualità della vita della persona con gravi disabilità; 6) amplificare il ruolo centrale della famiglia e l’azione del volontariato sociale; 7) favorire l’integrazione fra istituzioni sociali e sanitarie, nell’ottica della completa tutela di persone con gravi disabilità.

Messe così, possono apparire un elenco di tanti buoni propositi, ma l’attività della Fondazione è continua, incessante, senza posa. Un caterpillar.

Il premio giornalistico Bomprezzi (e non solo)

Franco Bomprezzi

Tra le tante attività che la Fondazione organizza c’è, sopratttutto, il Festival delle Abilità 2021 (si è tenuto l’11 e 12 settembre): è l’evento culturale primario della Fondazione e si pone come obiettivo quello di creare “visioni pratiche di cambiamento” tramite l’arte, che “per sua natura parla la lingua della pluralità umana”. Il festival unisce artisti con e senza disabilità ed è fatto di contaminazioni per promuovere una cultura che metta in risalto le capacità di ciascuno a prescindere dalla sua condizione fisica. L’inaugurazione della terza edizione del Festival si è aperta con la presentazione del Premio giornalistico Bomprezzi ( www.bomprezzi.it) che nasce dalla volontà di ricordare e valorizzare il lavoro svolto a favore delle persone più fragili dal più ‘famoso’ giornalista disabile, un vero uomo ricco di passioni e gioia di vivere, oltre che bravissimo, il compianto Franco Bomprezzi.

Il premio, rivolto a tutti i giornalisti che lavorano in Italia, ha come focus il mondo della disabilità e ha come scadenza, per la consegna, il 3 dicembre (si trova al link: https://festivaldelleabilita.org/).

Inoltre, è in preparazione un convegno dedicato alla figura di Franco Bomprezzi, a novembre.

Infine, la Fondazione è all’opera per avviare nelle scuole diversi laboratori sulle abilità, dal titolo, “L’arte del fare per includere” per parlare di inclusione e disabilità alle nuove generazioni.

“SeatWay”, il ‘design’ di una carrozzina…

Tra i nuovi progetti in cantiere, invece, vanno segnalati di certo “SeatWay. Nuova Libertà di Movimento”: ausilio per persone con disabilità motoria che unisce innovazione tecnologica & design, il cui design è a cura di Alberto Meda. E qui siamo, appunto, nel tema della ‘Bellezza’…

Il progetto parte da un oggetto concreto, la “carrozzina”, un oggetto, che porta in sé una dimensione sociale, personale e medica e che, meglio di qualsiasi altro mezzo, si presta ad essere visivamente simbolo della “disabilità”. Con Seatway, la Fondazione vuole valorizzare la dimensione di libertà, mobilità e autonomia.

Per questo, il team di professionisti, dedicato alla realizzazione di SW, è partito dall’analisi delle criticità presenti in prodotti simili e dei bisogni espressi dalle persone, come il peso, il costo, la difficoltà della seduta, la difficoltà nell’affrontare terreni sconnessi, gradini, passaggi difficili, salite, la fatica della trazione manuale, elaborando soluzioni innovative e attrattive (Qui il link del progetto: https://youtu.be/F6Q9tgrw_R4).

Il servizio della Fondazione per i caregiver

Centro Famiglie+: inaugurato il 3 dicembre 2020, in occasione della “Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità”, rappresenta la risposta della Fondazione all’emergenza sanitaria, per essere sempre più prossimi alle famiglie che affrontano la fatica e le complessità di vivere la disabilità di un figlio o un familiare.

Il nuovo servizio della Fondazione, dedicato ai caregiver, viene offerto gratuitamente grazie al sostegno di Fondazione di Comunità Milano e realizzato in sinergia con ISempreVivi Onlus, associazione di educazione e solidarietà psicologica. “La presa in carico consiste nella raccolta delle informazioni, in particolar modo nel raccogliere le difficoltà quotidiane offrendo supporto psicologico e cercando di mettere in rete la famiglia con i servizi socio- assistenziali del territorio per poter rendere efficace la risposta ai bisogni espressi”, il concetto di base.

I progetti della Fondazione

Ma la Fmc non si ferma qui ed ha già messo in cantiere altri due progetti, e obiettivi, concreti: 1) la creazione di una pratica comune di accoglienza, cura e assistenza della persona con disabilità in un processo circolare di formazione/informazione che coinvolga attivamente i caregivers; 2) la creazione della piattaforma Wadi (che dà il nome al progetto): Usability & Inclusion Tool, uno strumento di supporto per lo scambio di buone pratiche a livello europeo partendo sempre dall’ascolto e dalla condivisione di problematiche e soluzioni.

Come scriveva – e lo si poteva immaginare mentre quasi lo ‘urlava’ – Franco Bomprezzi, “Io, in carrozzina, ho girato il mondo. Ogni giorno vivo e lavoro in carrozzina. Le voglio bene. Specie se non si rompe. Pensateci”. Sì, pensiamoci. E aiutiamo la Fmc a crescere.

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  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
  • Paese che vai inquinamento che trovi. O, se volete, un mal comune che non diventa affatto un mezzo gaudio. Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Planetary Health”, primo autore il professore Yuming Guo, sono infatti a appena 8 milioni le persone che possono dire di respirare aria pulita: lo 0,001% della popolazione mondiale, che vive su una percentuale irrisoria del globo terraqueo, lo 0,18%.

Per i rimanenti 7 miliardi e passa la situazione è grama, se non critica, con la concentrazione annuale di polveri sottili che è costantemente al di sopra della soglia di sicurezza indicata dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità (PM2.5 inferiori a 5 µg/m3), un limite oltre il quale il rischio per la salute diventa considerevole. E come se non bastasse la concentrazione media giornaliera globale è di 32,8 µg/m3, più del doppio della soglia Oms.

Lo studio pubblicato su “Lancet” è il primo al mondo ad aver ricostruito i valori giornalieri di polveri sottili, ovvero smog, su tutto il Pianeta, attraverso un metodo complesso e multifattoriale che ha permesso di ottenere dei valori anche nelle regioni non monitorate, grazie a un mix fatto di osservazioni tradizionali di monitoraggio della qualità dell’aria, rilevatori meteorologici e di inquinamento atmosferico via satellite, metodi statistici e di apprendimento automatico (machine learning).

Dati allarmanti, dunque. Per quanto qualche segnale di miglioramento comincia a intravvedersi, con il totale dei giorni con concentrazioni eccessive che sta diminuendo nel complesso. I dati degli ultimi 20 anni rivelano delle tendenze positive in Europa e Nord America, dove l’inquinamento da PM2.5 è sceso, ma non in Asia meridionale, Australia e Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi, dove il trend è invece di crescita. Le concentrazioni più elevate di PM2.5 sono state rilevate nelle regioni dell’Asia orientale (50 µg/m3) e meridionale (37,2 µg/m3), seguite dall’Africa settentrionale (30,1 µg/m3). Poco da gioire, dunque e molto da lavorare.

#lucenews #inquinamento
  • L’arrivo della bella stagione ha il sapore del gelato 🍦

Golosi ma di qualità. È il rapporto degli italiani con il gelato artigianale secondo un’indagine di Glovo. Piattaforma di consegne, e Gusto17, brand gourmet, in vista del Gelato Day del prossimo 24 marzo.

Nel 2022 solo sull’app di Glovo gli italiani hanno ordinato più di 2 milioni di gelati, il 16% in più rispetto al 2021, con una media di 5.500 gelati al giorno, principalmente dalle gelaterie di quartiere, facendo aumentare le vendite del 138% per i piccoli esercenti. In particolare, il picco di ordini si registra alle 21.

Tra i gusti più amati dagli italiani ci sono: crema, pistacchio, nocciola e Nutella. Questa la Top 10 delle città più golose di gelato: Roma, Milano, Torino, Palermo, Napoli, Firenze, Catania, Bologna, Bari e Verona.

🍨E voi, amanti del gelato, qual è il vostro gusto preferito? 

📸 Credits: @netflixit 

#lucenews #lucelanazione #gelatoday
  • 🗣«Persi undici chili in poco tempo. Per cercare di rialzarmi iniziai un percorso con uno psicologo, ma ho capito presto qual era il motivo per cui ero caduta dentro quel tunnel. E ho iniziato presto a lavorare su di me, da sola.

Nel 2014 avevo ripreso ad allenarmi da pochissimo tempo, quando ho incontrato una donna, Luana Angeletti. Ho scoperto dopo che era la mamma di un amico, ma la cosa importante è quello che lei mi disse quella volta.

Che avevo una struttura fisica adatta a competere nella categoria bikini, nel body-building. Mi è scattato dentro qualcosa, ho iniziato a lavorare perché volevo migliorare e finalmente farmi vedere dagli altri, dopo che per otto anni non ero andata neanche al mare perché mi vergognavo del mio fisico e della mia scoliosi. Grazie a Luana sono passata dal nascondermi allo stare su un palco guardata da tante persone. È stata decisiva.

Imparate a volervi bene, e se non ci riuscite con le vostre forze, non abbiate paura di farvi aiutare e seguire da altri. È importantissimo».

Dai disturbi alimentari al body building, l

Rendere ‘eleganti’ le carrozzine per disabili…

Come si fa a rendere ‘elegante’ una carrozzina, cioè una sedia a rotelle – come pure si chiamava – per persone disabili? Bisogna metterci estro, impegno, passione e, ovviamente, gusto estetico. Anche di questo, e cioè di come rendere non solo ‘confortevoli’, ma ‘belle’, le carrozzine per disabili, redendole un oggetto non solo funzionale ma anche ‘bello’ alla vista e all’utilizzo, si occupa la Fondazione Mantovani-Castorina.

Franco Bomprezzi, a destra

Può apparire come una provocazione, ma non lo è se pensiamo che il giornalista disabile più famoso (e, purtroppo, scomparso), Franco Bomprezzi, si ribellava contro la frase “costretto su una sedia a rotelle”. “Una frase – scriveva – che è un danno che si produce a una corretta comunicazione della disabilità”. Perché, quasi urlava Bomprezzi, “io vivo e lavoro in sedia a rotelle, cioè sono libero ‘grazie’ alla carrozzina. Senza, sarei immobile perché non riesco a camminare. Carrozzina è libertà, ecco perché ne tesso sempre l’elogio. Perché dobbiamo immaginare anche una diffusione normale, serena e positiva, di un mezzo che è sinonimo di libertà e di sicurezza”. E, dunque, perché la carrozzina non può, anche, essere ‘bella’ esteticamente? Si può fare eccome.

Che cos’è la Fondazione Mantovani-Castorina

E’ uno dei compiti, tra i tanti, non certo il solo, prefissi dalla Fondazione Mantovani-Castorina. Nata a Milano, insignita dell’Alto patronato della Presidenza della Repubblica, la Fondazione Mantovani Castorina onlus, animata e ideata da Barbara Castorina, potente quanto raffinata animatrice, insieme a Valentina Fontana, di “Visverbi”, società di comunicazione che si occupa della gestione di giornalisti e professionisti, una vera ‘scuderia’ di talenti tv, la Fondazione è nata per la volontà di un gruppo di famiglie, a partire da quella di Castorina, che hanno affrontato e stanno affrontando la sfida della disabilità grave e gravissima e desiderose di attivarsi per migliorare il presente e il futuro dei propri figli e di risparmiare ad altre famiglie le difficoltà che affrontano. A loro si sono affiancati, nel corso degli anni, medici e professionisti che hanno deciso di impegnare le loro competenze ed energie per generare un cambiamento culturale e affrontare in modo nuovo e integrato l’assistenza e la cura della disabilità grave, intellettiva e neuromotoria.

Il Dama, un polo ospedaliero di eccellenza

Traendo ispirazione dall’esperienza virtuosa del servizio dell’Ospedale San Paolo di Milano, dedicato all’accoglienza ospedaliera per le persone con grave disabilità, con il Dama (Disabled Advanced Medical Assistance), la Fondazione Mantovani Castorina persegue un nuovo approccio di intervento, sostegno e cura capace di abbracciare la complessità della grave disabilità in modo integrato e multidisciplinare.

Ma che cos’è il Dama? È un servizio dedicato all’accoglienza medica ospedaliera per le persone con grave disabilità intellettiva e neuromotoria, nato nel 2000 presso l’Ospedale San Paolo di Milano – Polo Universitario, come progetto sperimentale triennale, in partnernariato con Regione Lombardia, Ledha (Lega per i Diritti delle persone con disabilità) e Università degli Studi di Milano. Dama, unità dipartimentale dotata di personale proprio supportato da personale volontario selezionato e formato, ha creato un modello di accoglienza ospedaliera flessibile e innovativo, in grado di prendere in carico circa 5.712 persone con grave disabilità intellettiva e neuromotoria, per 53.600 percorsi ospedalieri complessi in 18 anni di attività.

Che cos’è la disabilità grave, intellettiva e motoria

Ma di quale, grave, problema stiamo parlando? La disabilità grave intellettiva e neuromotoria è una condizione caratterizzata da un’insufficienza mentale grave, associata a deficit neuromotori tali da creare totale dipendenza e deficit della comunicazione. Più di un terzo delle persone con disabilità presenta deficit di più funzioni (intellettive, del movimento, sensoriali).

Negli ultimi anni è, purtroppo, aumentata l’incidenza di disturbi cognitivi e neuromotori di persone che hanno subito traumi o presentano danni cerebrali post-anossici. Notevole è stato, in Italia, anche l’aumento di malattie neurodegenerative che conducono, evolvendosi, a quadri di alterazioni funzionali complesse.

Le drammatiche dimensioni della disabilità

Per avere un’idea della dimensione della disabilità che colpisce oggi il nostro Paese, va detto che, in Italia, vivono 2.600.000 persone con grave disabilità, il 5% della popolazione. Di queste, circa 600.000 hanno una disabilità grave o gravissima e il 20 % è a totale carico della famiglia. Solo in Lombardia sono 100 mila i disabili a totale carico delle loro famiglie e, solo a Milano, sono 60 mila le persone con disabilità grave di cui 12 mila a carico della famiglia.

Un nuovo modello organizzativo 

Per dare una risposta ai bisogni delle persone con gravi disabilità e alle loro famiglie, la Fondazione ha immaginato un modello organizzativo nuovo che ha principalmente sette obiettivi: 1) promuovere lo sviluppo dei temi “durante noi” e “dopo di noi”, adoperandosi per la costituzione di una rete di servizi gestionali e residenziali di accoglienza; 2) promuovere la conoscenza e la ricerca scientifica sulle malattie neuromotorie congenite e acquisite, destinate ad aumentare nei prossimi anni; 3) soddisfare la preparazione di nuovo personale in grado di dare accoglienza e assistenza medica adeguate alle persone disabili, promuovendo dei percorsi formativi e di specializzazione dei diversi professionisti; 4) promuovere la comunicazione sui grandi temi della disabilità attraverso convegni scientifici, mezzi di stampa ed intermediali; 5) contribuire a sperimentare e diffondere nuove tecnologie in grado di migliorare la qualità della vita della persona con gravi disabilità; 6) amplificare il ruolo centrale della famiglia e l’azione del volontariato sociale; 7) favorire l’integrazione fra istituzioni sociali e sanitarie, nell’ottica della completa tutela di persone con gravi disabilità.

Messe così, possono apparire un elenco di tanti buoni propositi, ma l’attività della Fondazione è continua, incessante, senza posa. Un caterpillar.

Il premio giornalistico Bomprezzi (e non solo)

Franco Bomprezzi

Tra le tante attività che la Fondazione organizza c’è, sopratttutto, il Festival delle Abilità 2021 (si è tenuto l’11 e 12 settembre): è l’evento culturale primario della Fondazione e si pone come obiettivo quello di creare “visioni pratiche di cambiamento” tramite l'arte, che “per sua natura parla la lingua della pluralità umana”. Il festival unisce artisti con e senza disabilità ed è fatto di contaminazioni per promuovere una cultura che metta in risalto le capacità di ciascuno a prescindere dalla sua condizione fisica. L'inaugurazione della terza edizione del Festival si è aperta con la presentazione del Premio giornalistico Bomprezzi ( www.bomprezzi.it) che nasce dalla volontà di ricordare e valorizzare il lavoro svolto a favore delle persone più fragili dal più ‘famoso’ giornalista disabile, un vero uomo ricco di passioni e gioia di vivere, oltre che bravissimo, il compianto Franco Bomprezzi.

Il premio, rivolto a tutti i giornalisti che lavorano in Italia, ha come focus il mondo della disabilità e ha come scadenza, per la consegna, il 3 dicembre (si trova al link: https://festivaldelleabilita.org/).

Inoltre, è in preparazione un convegno dedicato alla figura di Franco Bomprezzi, a novembre.

Infine, la Fondazione è all'opera per avviare nelle scuole diversi laboratori sulle abilità, dal titolo, “L'arte del fare per includere” per parlare di inclusione e disabilità alle nuove generazioni.

“SeatWay”, il ‘design’ di una carrozzina…

Tra i nuovi progetti in cantiere, invece, vanno segnalati di certo “SeatWay. Nuova Libertà di Movimento”: ausilio per persone con disabilità motoria che unisce innovazione tecnologica & design, il cui design è a cura di Alberto Meda. E qui siamo, appunto, nel tema della ‘Bellezza’…

Il progetto parte da un oggetto concreto, la “carrozzina”, un oggetto, che porta in sé una dimensione sociale, personale e medica e che, meglio di qualsiasi altro mezzo, si presta ad essere visivamente simbolo della “disabilità”. Con Seatway, la Fondazione vuole valorizzare la dimensione di libertà, mobilità e autonomia.

Per questo, il team di professionisti, dedicato alla realizzazione di SW, è partito dall'analisi delle criticità presenti in prodotti simili e dei bisogni espressi dalle persone, come il peso, il costo, la difficoltà della seduta, la difficoltà nell’affrontare terreni sconnessi, gradini, passaggi difficili, salite, la fatica della trazione manuale, elaborando soluzioni innovative e attrattive (Qui il link del progetto: https://youtu.be/F6Q9tgrw_R4).

Il servizio della Fondazione per i caregiver

Centro Famiglie+: inaugurato il 3 dicembre 2020, in occasione della “Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità”, rappresenta la risposta della Fondazione all'emergenza sanitaria, per essere sempre più prossimi alle famiglie che affrontano la fatica e le complessità di vivere la disabilità di un figlio o un familiare.

Il nuovo servizio della Fondazione, dedicato ai caregiver, viene offerto gratuitamente grazie al sostegno di Fondazione di Comunità Milano e realizzato in sinergia con ISempreVivi Onlus, associazione di educazione e solidarietà psicologica. “La presa in carico consiste nella raccolta delle informazioni, in particolar modo nel raccogliere le difficoltà quotidiane offrendo supporto psicologico e cercando di mettere in rete la famiglia con i servizi socio- assistenziali del territorio per poter rendere efficace la risposta ai bisogni espressi”, il concetto di base.

I progetti della Fondazione

Ma la Fmc non si ferma qui ed ha già messo in cantiere altri due progetti, e obiettivi, concreti: 1) la creazione di una pratica comune di accoglienza, cura e assistenza della persona con disabilità in un processo circolare di formazione/informazione che coinvolga attivamente i caregivers; 2) la creazione della piattaforma Wadi (che dà il nome al progetto): Usability & Inclusion Tool, uno strumento di supporto per lo scambio di buone pratiche a livello europeo partendo sempre dall'ascolto e dalla condivisione di problematiche e soluzioni.

Come scriveva – e lo si poteva immaginare mentre quasi lo ‘urlava’ – Franco Bomprezzi, “Io, in carrozzina, ho girato il mondo. Ogni giorno vivo e lavoro in carrozzina. Le voglio bene. Specie se non si rompe. Pensateci”. Sì, pensiamoci. E aiutiamo la Fmc a crescere.

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