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Cloud seeding, come far piovere nel deserto. La tecnica e l’alluvione di Dubai

Le piogge torrenziali del 16 aprile nella città emiratina hanno causato 18 morti e danni ingenti alle infrastrutture: colpa della tecnica di ‘semina’ delle nuvole? Ecco perché gli esperti dicono di no

di DOMENICO GUARINO -
24 aprile 2024
L'alluvione a Dubai il 16 aprile (Reuters)

L'alluvione a Dubai il 16 aprile (Reuters)

Fantascienza o Fanta(stica) scienza? Sulle piogge torrenziali che il 16 aprile scorso hanno messo in ginocchio la città di Dubai, come parte degli Emirati Arabi Uniti e dell’Oman, che hanno provocato 18 morti e danni devastanti alle infrastrutture, che hanno costretto alla chiusura delle scuole degli Emirati Arabi Uniti (EAU) per il resto della settimana, si è immediatamente scatenata una ‘tempesta’ – tanto per rimanere in tema – di ipotesi e smentite che chiamano in causa il fenomeno del cloud seeding

Mentre il Dubai Mall e il Mall of the Emirates si sono riempiti d'acqua fino alle caviglie e nei video virali sui social si vedevano auto che galleggiano nel traffico, con le persone intrappolate dentro o ai bordi elle strade, la domanda è rimbalzata sulla bocca di tutti: la semina delle nuvole, usata per ‘generare’ pioggia in quelle zone del mondo in cui non ce n’è abbastanza per permettere la sopravvivenza delle specie viventi, ha causato le inondazioni?

Cos’è il cloud seeding

Il cloud seeding, la semina delle nuvole (Reuters)
Il cloud seeding, la semina delle nuvole (Reuters)

Prima di rispondere meglio chiarire di cosa si tratta. Si chiama così la tecnica di geoingegneria,  che permette attuare una vera e propria manipolazione meteorologica artificiale che ha lo scopo di migliorare la capacità delle nuvole di produrre pioggia o neve. Come? Favorendone lo sviluppo all'interno di nubi già esistenti che vengono ‘seminate’ con sostanze chimiche (ioduro d'argento o cloruro di potassio).

“Lo scopo della semina era quello di far sì che le aree che avevano difficoltà a ricevere pioggia potessero avere il potenziale per stimolare le precipitazioni”, spiega Lehlohonolo Thobela, meteorologo del Servizio meteorologico sudafricano (Saws), intervenuto proprio nel dibattito sull’alluvione di Dubai. 

Il quale, elenca poi quali siano i pro e i contro di questo tipo di intervento artificiale sulla meteorologia. 

Pro:

- Piogge in un'area che in cui scarseggiano le precipitazioni

- La capacità di migliorare la capacità (idrica) dei fiocchi di neve

- Ottima per l'agricoltura in aree che soffrono di insicurezza idrica

Contro:

- Può dare origine a piogge nocive, le cosiddette “piogge acide”, che possono costituire un pericolo per la crescita della vegetazione e causare irritazioni nel corpo umano.

- Può causare problemi di salute, come malattie respiratorie

- Contaminazione dell'aria

- Riduzione della qualità dell'aria

Anche se non esistono prove inequivocabili sulla sua efficacia, e pur considerato che per funzionare necessita di nuvole già cariche di pioggia, secondo fonti accreditate il cloud seeding permetterebbe di aumentare la quantità di precipitazioni fino al 30% del volume previsto. Ecco perché questa tecnica potrebbe tornare utile anche in altre ad alto tasso di siccità. Come l’Africa, ad esempio.

La semina nei Paesi africani e negli Emirati

Gli esperti di meteorologia degli Emirati Arabi Uniti controllano le precipitazioni (Reuters)
Gli esperti di meteorologia degli Emirati Arabi Uniti controllano le precipitazioni (Reuters)

Molti Stati praticano la semina delle nuvole per vari motivi, ma su tutti spicca quello di incoraggiare la formazione di nuvole e le precipitazioni laddove invece avanzano siccità e desertificazione. Tra questi Paesi come gli Emirati Arabi Uniti, l'Arabia Saudita, lo Zimbabwe e il Sudafrica, anche se questi ultimi meno di quanto invece potrebbe essere necessario anche a causa degli alti costi di questa tecnica (circa 5.000 dollari per un’operazione di quattro ore che semina circa 24 nuvole).

Proprio gli Emirati Arabi Uniti su questa procedura stanno investendo molte risorse, per risolvere l’atavico problema della siccità in un ambiente altamente desertico ma a fortissima espansione urbana, con tutto quello che ne consegue in merito alla necessità di attingere a copiose risorse idriche, in maniera per altro regolare e non ad intermittenza. Il programma per il cloud seeding qui è gestito dall'UAE Research Program for Rain Enhancement Science (Uaerep), finanziato con un fondo di 1,5 milioni di dollari distribuito in 3 anni. Che questa tecnica sia comunque strategica per questi Stati lo ha confermato recentemente anche il presidente stesso dell'Uaerep, Alya Al Mazroui, secondo cui “la valorizzazione delle piogge rappresenta un'opportunità per diversificare le risorse idriche e ridurre la dipendenza dalle forniture tradizionali”.

L’alluvione a Dubai

Va detto comunque che, a cavallo degli eventi alluvionali, nella Penisola Arabica era già presente un’area di bassa pressione. Ma più fonti accreditano il fatto che, nei giorni precedenti, erano state condotte ben 7 missioni di inseminazione. Sono state queste la causa scatenante?

No, la maggioranza degli esperti a livello internazionale concordano sul fatto che non sia stata questa manipolazione a causare quel disastro. “Le forti piogge a Dubai sono state causate da un sistema di depressione che si è sviluppato nella regione, fenomeno che i meteorologi avevano previsto prima dell'evento”, sostiene ad esempio Tafadzwa Mabhaudhi, professore di cambiamenti climatici, sistemi alimentari e salute della London School of Hygiene and Tropical Medicine.

In una dichiarazione rilasciata a diversi organi di stampa, l'NCM, che supervisiona le operazioni di cloud seeding negli Emirati Arabi Uniti, ha affermato che non ci sono state operazioni prima o durante la tempesta. Omar Al Yazeedi, vice direttore generale, ha dichiarato: “Non abbiamo effettuato alcuna operazione di seeding durante questo particolare evento meteorologico. L'essenza della semina delle nuvole consiste nel colpire le nuvole in una fase precedente, prima delle precipitazioni. Impegnarsi in attività di semina durante un forte temporale si rivelerebbe inutile”.

Intervistato dal Corriere della Sera il professor Vincenzo Levizzani, dirigente di ricerca dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Cnr, parlando di quanto accaduto a Dubai si dice scettico: “L'efficacia di questa tecnica è tutt'altro che provata, tanto è vero che gli esperimenti di cloud seeding sono stati abbandonati un po' ovunque nel mondo, anche da chi li praticava di più. Sostanzialmente, in una nube posso ottenere un buon risultato, in quella a fianco no perché tutte le nubi sono diverse tra loro. Gli Emirati Arabi sono un Paese molto ricco, che ha deciso di investire nella ricerca scientifica di questa tecnica ma a dire se questi esperimenti hanno dei risultati sono solo le pubblicazioni scientifiche che ne possono verificare l'efficacia. Del resto, la fisica è questa...”.

L’interrogativo, tuttavia, non è facilmente risolvibile, perché se da una parte ci sono evidenti danni a cose e persone che sarebbe gravissimo fossero state causate da una tecnica attuata volontariamente da altri uomini, allo stesso tempo prevedere dove e quando si formeranno nubi idonee per la formazione di pioggia non è semplice, come non è semplice mettere a punto una tecnica che finisca con chiarezza le quantità di particelle corrette da “spruzzare”. Vedremo.