Addio afonia. Potrebbe essere riassunto così il nuovo strumento non invasivo e capace di ridare la voce a chi l'ha persa. Il "cerotto" è stato messo a punto da un gruppo di scienziati americani, anche grazie all'aiuto dell'Intelligenza Artificiale, e può essere applicato sulla pelle, all’altezza della gola senza disagi. Inoltre è anche in grado di riconoscere i movimenti dei muscoli della laringe e di riprodurre per loro le parole che avrebbero voluto pronunciare.
"Questo nuovo dispositivo offre un'opzione indossabile e non invasiva"
Come sappiamo il 30% della popolazione mondiale soffre di disfonia (alterazione della voce) e al momento le soluzioni per curarla sono molto limitate. Proprio per questo Jun Chen, bioingegnere dell'Università della California di Los Angeles, insieme alla sua equipe, ha deciso di cambiare le cose presentando questo nuovissimo dispositivo.
"Le soluzioni esistenti, come i laringofoni manuali o le punture tracheoesofagee, sono spesso poco confortevoli e invasive", spiega l'uomo che aggiunge: "Questo nuovo dispositivo offre un'opzione indossabile e non invasiva che può aiutare i pazienti a comunicare durante il periodo che precede i trattamenti, e durante il periodo di recupero post operatorio, in caso di disturbi della voce".
Come funziona il prototipo
Ma come funziona il prototipo? Il dispositivo è diviso in due parti. La prima è un sensore auto-alimentato, che raccoglie i segnali generati dai movimenti dei muscoli della laringe e li converte in segnali elettrici ad alta fedeltà che vengono tradotti in parole da un algoritmo di machine learning. La seconda, un attuatore che produce i segnali sonori corrispondenti alle parole individuate nello step precedente. Il tutto è sistemato all'interno di una toppa di silicone spessa pochi millimetri e del peso di appena sette grammi, che viene applicata sulla gola utilizzando dei nastri adesivi biocompatibili, che possono essere rimpiazzati quotidianamente per garantire il suo utilizzo continuato.
I test effettuati
Il bioingegnere ha poi testato il prototipo su otto adulti con ottimi risultati: nelle prove effettuate infatti, i partecipanti hanno pronunciato ciascuno cinque frasi complesse, ottenendo il 95% di accuratezza nelle prestazioni del dispositivo. Ma il lavoro non finisce qui visto che i ricercatori hanno pianificato di espandere ulteriormente il vocabolario di parole riconoscibili dall'algoritmo, e di iniziare i primi test clinici su pazienti con disturbi della voce.
Certo, c'è ancora tanta strada da fare. Ma viste le premesse e la rapidità delle nuove tecnologie, le prospettive sono interessanti. Soprattutto per le milioni di persone che ogni anno perdono la voce a causa di malattie, incidenti o interventi chirurgici. O per coloro che, per qualsiasi ragione, trovano difficile o impossibile parlare.