Vi siete mai chiesti
quante siano le persone che ricorrono all'aborto ogni anno? Dopo che venerdì 24 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rovesciato la sentenza Roe v. Wade che per quasi 5 decenni aveva garantito l'accesso all’aborto come diritto costituzionale questa domanda è diventata quasi impellente, per fare un conto approssimativo di quante siano le donne – in maggioranza, ma ci riferiamo a tutte le persone con utero e con possibilità riproduttive – saranno colpite da questa decisione.
Cosa cambia adesso negli Usa?
si allargano le proteste negli Stati Uniti contro la decisione della Corte Suprema che ha abolito il diritto all'aborto
Le previsioni parlano chiaro: almeno
26 Stati dovrebbero vietare l'aborto immediatamente o appena possibile dopo la nuova sentenza, con
conseguenze per 40 milioni di persone. Quaranta milioni. Le fasce meno abbienti, le giovani generazioni,
le donne nere o di colore e quelle che hanno già dei figli sono destinate a subire maggiormente i contraccolpi di questa decisione. Che va a minare in profondità le basi della salute femminile, riproduttiva in primis ma anche fisica in generale e mentale. L'interruzione di gravidanza, che non verrebbe cancellata ma tornerà presumibilmente ad essere un reato, verrà ancora praticata ma non più in cliniche specializzate o in strutture adeguate, bensì
in modo illegale, come accadeva fino a qualche decennio fa, mettendo
a rischio la vita della donna che vi si sottopone. Ma quindi di quante persone si parla?
I numeri sull'aborto: quanti sono e qual è la percentuale di mortalità
Manifestanti pro-aborto
Secondo le statistiche dell'Abortion Surveillance sono
più di 600.000 all’anno, tenendo conto che, come tutte le indagini relative a questo genere di procedure, i dati sono sempre da considerarsi sottostimati per via della difficoltà di reperimento di numeri ufficiali. L'Organizzazione Mondiale della Sanità invece offre una panoramica inquietante sua quale sia la percentuale delle
morti derivate da complicazioni dovute a
procedure abortive illegali e non sicure: si stima che siano
tra il 4.7 % e il 13,2% delle morti connesse alle gravidanze. Ed è questa la sorte a cui la Corte Suprema consegna la salute delle migliaia di ragazze, di donne, che d'ora in poi subiranno l’assenza di tutela giuridica nazionale e soprattutto le politiche decise dai governi federali in materia, spesso condizionate da una
visione ulta bigotta della vita. Ma se tutto questo non bastasse, se insomma non si stesse già parlando di una
negazione di fatto di uno dei diritti fondamentali e inalienabili delle persone, quello alla possibilità di
decidere liberamente sul proprio corpo, la sentenza del più alto tribunale statunitense ha anche la capacità di evidenziare le dimensioni delle
disuguaglianze negli USA.
Chi rischia di più dopo l'abolizione della Roe v. Wade
"Abortire il patriarcato" si legge in un cartello di una manifestante
Anche se
metà degli Stati Uniti è pronta a rendere l'aborto un reato e a vietarlo praticamente a qualsiasi condizione, non vi sarà certo alcun problema per i ricchi americani a sostenere sia gli esosi costi delle assicurazioni sanitarie sia nel raggiungere – in caso risiedessero dove la procedura sarà o è già illecita – in altri Stati in cui la pratica è legale. I problemi, anche molto gravi, si paleseranno invece per le famiglie più povere, per le donne sole o vittime di contesti già difficili, senza servizi o tutele, per le persone razzializzate. Ma non solo, a fare le spese della nuova politica anti-abortista saranno le persone trans* e non binarie, i minori e le persone il cui status giuridico non è tutelato dalla cittadinanza.
Una donna nera piange dopo la sentenza della Corte Suprema sulla Roe v. Wade. Saranno i gruppi già marginalizzati a farne maggiormente le spese
Le
donne nere, in particolare, hanno un
tasso di mortalità materna 3 volte superiore a quello delle americane bianche, e rappresentano il
38% delle utenti che ricorrono all'aborto negli Stati Uniti. Gran parte di loro, che spesso sono la principale o l'unica fonte di sostentamento familiare, risiede negli stati del sud, i più antiabortisti, e per ricorrere alla procedura sono costrette a stare lontane dalla casa e dalla comunità per raggiugnere le cliniche che praticano aborti a costi ridotti. Ora però, con la chiusura di questi centri, non avranno praticamente più modo di ricorrere alle cure necessarie, impossibilitate a spostarsi lungo il Paese in cerca di uno Stato che consenta loro di mettere fine alla gravidanza. Insomma a pagare il prezzo più alto della sentenza che rovescia la Roe v. Wade saranno
i gruppi umani già marginalizzati e discriminati.