RatPark Magazine numero 4: pensare un carcere diverso è possibile

Il sistema penitenziario come specchio della nostra società: "Per riuscire a vedere e a capire quello che c’è di là dalle mura"

di NORA LOTTI -
19 giugno 2023
A sinistra, l‘illustrazione di Francesco Bianchi che accompagna l’articolo di Nora Lotti sul nuovonumero di RatPark Magazine in uscita il 21 giugno

A sinistra, l‘illustrazione di Francesco Bianchi che accompagna l’articolo di Nora Lotti sul nuovonumero di RatPark Magazine in uscita il 21 giugno

Esce online a fine giugno il quarto numero di RatPark Magazine, rivista trimestrale di approfondimento culturale, fondata nel settembre 2022, alla cui realizzazione collaborano ragazzi e ragazze da tutta Italia, accomunati dalla passione per il progetto.

RatPark Magazine numero 4

Il magazine, snodandosi tra diverse sezioni (Politica e società, Arte, Letteratura, Musica e Sport), offre riflessioni inedite su temi e soggetti che tendono a sfuggire alla cronaca mainstream. Qui, in esclusiva, uno degli articoli che compone il numero di giugno, dedicato alla situazione allarmante in cui versano le carceri in Italia, scritto da Nora Lotti e illustrato da Francesco Bianchi. Il nuovo numero, così come i precedenti, insieme a tanti altri contenuti inediti, è disponibile - anche in edizione cartacea - su www.ratparkmagazine.com o www.instagram.com/ratpark.magazine.

Riuscire a vedere e a capire quello che c’è di là dalle mura delle carceri non è facile

Le voci che ce lo raccontano sono poche e spesso fingiamo di non sentirle per non dover ascoltare la stridente verità: Il carcere in Italia non funziona. Non funziona perché non riesce a svolgere il suo ruolo principale, quello riabilitativo, sancito dall’art. 27 della Costituzione. Il tasso di recidiva, infatti, è del 62% e un detenuto su 5 è almeno alla sua quinta carcerazione. Le ragioni che stanno dietro numeri così importanti sono tante, a partire dalla scarsità di corsi di formazione e scolastici, dalla difficoltà di ottenere contratti di lavoro che possano davvero essere impulso per la progettazione di un futuro diverso e per il superamento della mentalità chiusa presente all’esterno delle mura. Educazione e lavoro sono due pilastri della riabilitazione e del reinserimento sociale e lavorativo: Antigone, associazione che si occupa della tutela dei diritti umani nel sistema penale e penitenziario, riporta che, dei 18.654 detenuti che hanno avuto la possibilità di un inserimento professionale, la percentuale di coloro che tornano a commettere un reato è il 2%.
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La redazione della rivista

Il carcere in Italia non funziona perché non riesce a prendersi cura di noi. Ed è importante usare il termine “noi” perché il carcere ci riguarda in quanto cittadini e, quindi, rappresentanti del Paese e della sua dignità, in quanto individui, con una vita imprevedibile e un futuro incerto, in quanto esseri umani, dotati di empatia e senso di giustizia e perché un carcere più giusto genera una società più sicura. Le 85 persone, tra cui 5 donne, che si sono tolte la vita nei nostri istituti penitenziari nel corso del 2022 ce lo dimostrano chiaramente. Come sostiene Riccardo Arena nella sua rubrica Radio Carcere: “In Italia non c’è la pena di morte, ma per una pena si muore”. Dietro queste vite tagliate a metà c’è un sistema penitenziario che non riesce a prendersi cura della nostra salute, né fisica né psicologica, in cui più del 70% dei reclusi fa uso di psicofarmaci e che dispone in media di un solo medico ogni 315 detenuti. Non funziona perché non ci rispetta. Infatti, il tasso ufficiale medio di sovraffollamento è del 107.4%, un valore di fatto solo teorico poiché molto spesso, come sottolinea Antigone nel suo report annuale, lo spazio reale è inferiore a quello ufficiale a causa di lavori di ristrutturazione o dell’inagibilità di alcuni locali; senza tener conto delle realtà estreme di alcuni istituti, come Il Canton Monbello, in provincia di Brescia, in cui il tasso è di sovraffollamento è del 185%.
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L‘illustrazione di Francesco Bianchi che accompagna l’articolo di Nora Lotti sul nuovonumero di RatPark Magazine

Ma non solo non rispetta noi, non rispetta neanche la legge italiana che sancisce l’obbligatorietà di garantire 3 metri quadri calpestabili a persona. Ma questo, in 1 cella su 4, non avviene. Il carcere non funziona perché incattivisce, abbandona e dimentica. Sono le parole di chi il carcere lo vede da vicino. Mauro Palma, attuale Presidente del Garante Nazionale dei diritti delle persone private di libertà, recentemente ha pubblicato una lettera aperta rivolta a tutti i partiti politici, suggerendo “un deciso cambio di rotta, liberando la riflessione dall’enfasi dello scontro ideologico e ragionando in termini di utilità e funzionalità, nel quadro delineato dalla nostra Costituzione”.
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Il logo del magazine richiama il nome e l'esperimento sociale da cui nasce l'idea

E se è vero che le tante, sfaccettate e complesse sfide che ci troviamo di fronte non possono che essere risolte da progetti di ampio respiro e con un approccio sistemico e trasversale, molte realtà impattanti e dall’aspetto insolito hanno preso forma di fronte all’immobilismo della classe politica. Dalla collaborazione tra la giornalista di La7 Flavia Filippi, Alessandra Ventimiglia, documentarista, e Beatrice Busi Deriu, titolare di Ethicatering, un’agenzia di catering etico e sostenibile, nell’estate del 2022, nasce Seconda Chance, un’associazione che si attiva per trovare posti di lavoro per le persone detenute e favorirne il reinserimento sociale e lavorativo, grazie all’applicazione della legge Smuraglia. Quest’ultima permette ai datori di lavoro che impiegano detenuti di godere di agevolazioni contributive e, alle cooperative che assumono dipendenti per lavoro esterno, di ottenere una riduzione dei contributi previdenziali del 95%. La legge Smuraglia finora è stata applicata di fatto solo parzialmente, a causa della carenza d’informazione, sia all’interno che all’esterno del carcere, della difficoltà da parte dei detenuti di ottenere i permessi per avviare il contratto di lavoro e a causa dei pregiudizi. Tuttavia, potrebbe rappresentare un’opportunità reale per ripensare il sistema penitenziario in un’ottica nuova: come luogo di seconde chances e innesco di un circolo virtuoso in cui il tasso di recidiva e il sovraffollamento diminuiscano radicalmente e in cui si sia in grado di fornire servizi e supporto adeguati ai detenuti. Seconda Chance oggi lavora su tutto il territorio italiano grazie a volontari che, oltre alla fase di promozione del progetto, seguono le imprese e le associazioni di categoria durante l’intero processo di avviamento del contratto di lavoro. L’associazione ad oggi ha contribuito alla creazione di più di centocinquanta opportunità di lavoro per detenuti, ex detenuti, familiari di detenuti e ha avviato una collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. I feedback sono stati molto positivi sia da parte della comunità che da parte dei protagonisti del progetto.
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La copertina del numero zero di RatPark, trimestrale online indipendente che per il lancio avrà anche una copia fisica

Il progetto, riuscendo a coinvolgere molte realtà diverse, tanto le piccole e medie imprese, quanto le grandi aziende tra cui Nespresso, Conad nord-ovest e McDonald’s, sta cambiando la vita a molte persone e alle loro famiglie e, frequentemente, i volontari vengono contattati direttamente dai detenuti per entrar a far parte del progetto, a dimostrazione del fatto che la voglia di cambiare e di riprovarci è tanta, ma il sistema penitenziario, spesso, non è in grado di produrre soluzioni reali e di contribuire alla progettazione di futuri diversi. Come sostiene Flavia Filippi, per ricostruire il sistema penitenziario c’è molto da fare, dalle piccole cose, come i ventilatori nelle celle durante le calde estati, ai grandi temi, come il sovraffollamento e la salute. Dobbiamo ripartire dagli esempi virtuosi che possiamo trovare sia sul nostro territorio, come il carcere modello di Laureana di Borello in Calabria, sia a livello internazionale. L’istituto penitenziario di Halden, in Norvegia, senza dubbio, rappresenta la più concreta realizzazione del principio rieducativo del carcere. Qui ogni aspetto, dalla struttura architettonica alla sua ubicazione, fino alle relazioni che si tessono all’interno e alle dinamiche che vi hanno luogo, è costruito sulla base del principio di “normalità”, ribadendo, quindi, che la pena detentiva implica la sola restrizione della libertà e che essa non deve compromettere nessun altro diritto. La vita all’interno delle mura deve essere il più simile possibile a quella all’esterno, permettendo un reinserimento graduale.

Pensare oggi un carcere diverso è fondamentale e possibile

Quello contemporaneo è un sistema abbrutente, disumano e, in molti casi, punitivo, che vuole dividere, accentuando le differenze e le marginalità. Come sostiene Filippi, c’è moltissimo ancora da fare ma un primo passo è partire dalla legislazione già in vigore, rendendo effettivo il diritto alla sanità, il diritto ai tre metri quadrati calpestabili a persona, il diritto ad una seconda chance. Ripensare il carcere significa oggi ripensare il nostro Paese e il concetto stesso di individuo. Perché, in fondo, il grado di civilizzazione di una società si misura anche dallo stato delle sue prigioni.