La cardiologa sul K2: "Ho studiato le reazioni del corpo femminile sul tetto del mondo"

Lorenza Pratali ricercatrice dell’istituto di fisiologia clinica del Cnr: "La mia tenda medica è stata vissuta come la casa delle alpiniste. Ho cercato di dare il meglio di me in un ambiente diverso dall’ospedale"

di FRANCESCA BIANCHI -
8 agosto 2024
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Lorenza Pratali con i membri della spedizione italo-pakistana

La cardiologa pisana Lorenza Pratali ha lasciato il K2 ed è tornata in Italia, al seguito di un alpinista con trauma spinale. Ma è già pronta a ripartire per Bolzano per concludere l’ultima fase dello studio. Ricercatrice all’istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, era volata a caccia della vetta come medico della spedizione italo-pakistana tutta al femminile organizzata dal Club Alpino Italiano per ricordare i 70 anni dalla conquista italiana del K2. Oltre a strutturare e garantire tutti i presidi ("La mia tenda medica è stata vissuta come ‘una casa’ dalle alpiniste") ha raccolto tutti i dati possibili su come il corpo e la mente delle donne reagiscono all’alta quota.

Una spedizione durissima, per il meteo avverso (freddo, neve tutti i giorni e vento fino a 70 km orari) e le difficoltà fisiche che si sono presentate, che non ha permesso alle alpiniste di raggiungere la vetta, un’esperienza unica. "La tenda medica – racconta la dottoressa Pratali – è diventata un punto di riferimento, per tutto il campo base. Io ho fatto il mio lavoro di medico e anche ricercatore accompagnando le alpiniste nel loro percorso di acclimatamento. Le ho seguite da remoto in quota monitorando la saturazione e i sintomi che possono svilupparsi in alta quota e appena rientravano alla base ho sempre fatto test con ecografia cardiaca polmonare e del nervo ottico per capire come avevano risposto alle quote di acclimatamento che sono state tra 6000 e 7000 metri". Tutti dati che in ‘letteratura’ non esistono e che potranno essere elaborati proprio grazie alla spedizione italo-pakistana, preparata da un pool di dieci medici.

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Negli occhi paesaggi mozzafiato, nelle ossa notti lunghissime e fredde, giornate con "un’escursione termica tremenda". "Dal punto di vista umano – prosegue la dottoressa Pratali - la cosa più bella, che mi porterò dietro, sono stati i rapporti con le persone ma anche veder scattare la collaborazione tra alpinisti, come è successo a 8.300 metri quando il nostro alpinista maschio si è infortunato e abbiamo lavorato tutti insieme per il recupero. Questa è la ‘vera’ montagna, che sa anche essere crudele. Ho cercato di dare il meglio di me in un ambiente diverso dall’ospedale. Una bella prova". Una prova che ancora non è finita. A Bolzano Pratali inizierà la tranche finale dello studio che si svolgerà in camera ipobarica, portando le alpiniste che hanno effettuato l’acclimatamento fino a 8mila metri. Ritorno, definitivo, a casa il 12 agosto.