Quando si parla di squali è sempre difficile farlo in maniera equilibrata: letteratura, cinema, racconti e la cronaca stessa indugiano spesso su un’immagine cupa e sanguinolenta, che li descrive come animali particolarmente pericolosi per l’uomo. Di certo imbattersi in uno squalo non è un’esperienza piacevole.
Ma a fronte di pochi casi all’anno di ‘aggressioni’ da parte di questi predatori ai danni di esseri umani (secondo George Burgess, ricercatore dell’International Shark Attack File e consulente esterno della ricerca, sono 75 attacchi di squali all'anno) sono ben 80 milioni gli squali che vengono uccisi ogni anno dalla pesca, o perché intrappolati nelle reti. Di questi, 25 milioni sono esemplari minacciati di estinzione.
Sempre più squali uccisi
È quanto emerge da un nuovo studio scientifico pubblicato di recente sulla rivista Science. Un team di ricercatori dell’Università canadese di Dalhousie ha esaminato i dati del periodo 2012-2019 intervistando 22 esperti del campo: il risultato è che in questo arco temporale il tasso di mortalità sia passato da 76 a 80 milioni.
A cosa è dovuto questo dato? Gli autori dello studio ipotizzano che sia la conseguenza dei nuovi mercati della carne di squalo, dato che i divieti di finning, lo “spinnamento” letteralmente, risulterebbero efficaci solo nelle acque nazionali. Gli squali infatti muoiono anche a causa delle catture accidentali, ma la maggior parte di loro viene catturata e uccisa per le pinne, che sono considerate una prelibatezza in molte culture asiatiche (la zuppa di pinne di squalo va per la maggiore in certe parti del mondo).
Il consumo di carne e pinne in Italia
Anche in Europa la carne di squalo viene consumata in dosi massicce, e l’Italia è uno dei paesi in cui se ne consuma di più: il nostro Paese è infatti il terzo importatore mondiale di questa specie con circa 98mila tonnellate tra il 2009 e il 2021.
Ovviamente quando andiamo al supermercato non ci sembra di comprare carne di squalo, perché, per non impressionare i consumatori, viene commercializzato sotto falso nome: “gattuccio”, “palombo”, “verdesca” o “spinarolo”. Il risultato però è lo stesso, e se nel Mediterraneo vivono 48 specie di squali, ben 22 di queste (il 46%), sono in pericolo, secondo quanto denuncia Legambiente.
Il consumo di carne di squalo ha diverse conseguenze negative, in quanto gli squali sono predatori apicali, e il loro declino può portare a un aumento delle popolazioni di prede, con conseguenze negative per la biodiversità. Senza tener conto del fatto che la carne di squalo può essere contaminata da metalli pesanti, inquinanti organici persistenti e microplastiche.
Danni alla biodiversità e alla salute
Per questo il WWF, che ha lanciato una specifica campagna, raccomanda di evitare il consumo di carne di squalo e di razze. Per farlo, afferma l'associazione ambientalista, è importante familiarizzare con i nomi comuni di queste specie, leggere attentamente le etichette dei prodotti ittici e non acquistare mai prodotti privi di adeguata etichettatura.
"Il numero di animali uccisi è aumentato notevolmente a causa della pesca intensiva. Abbiamo urgentemente bisogno di migliori controlli a mare e lungo la filiera e dobbiamo proteggere in particolare le aree importanti per gli squali come le zone di crescita e di riproduzione” conclude il WWF.