Tutti contro il granchio blu, ma non è l'unica specie "aliena"

Prima di lui altri animali hanno conquistato i nostri territori, come le nutrie, lo scoiattolo grigio, la rana toro e alcune, tanto odiate, zanzare. Che impatto hanno sull'ambiente e sull'economia?

di DOMENICO GUARINO -
17 settembre 2023
Granchio blu

Granchio blu

Granchio blu, certo. Ma non solo. In fondo il famigerato crostaceo protagonista del dibattito, anche gastronomico, di quest'estate è solo una delle oltre 37mila specie aliene invasive presenti a livello globale. Animali (e piante) cioè che sono migrati dal loro habitat naturale per approdare in altri lidi, con conseguenze il più delle volte problematiche, se non tragiche, a causa dell'impatto sugli equilibri ecosistemici e sulla biodiversità. Tanto che, secondo il primo rapporto globale sul tema curato dall’IPBES, la Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, il danno prodotto ammonta ad almeno 423 mld di dollari l’anno. Con un aumento del 400% ogni decade a partire dal 1970.

La diffusione nel mondo

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Dal 2008 lungo le coste del Mediterraneo

Il rapporto mostra che il 34% degli impatti delle invasioni biologiche sono stati segnalati dalle Americhe, il 31% dall’Europa e dall’Asia centrale, il 25% dall’Asia e dal Pacifico e circa il 7% dall’Africa. Sempre secondo i dati dell’IPBES, le specie invasive sono state un fattore importante nel 60% delle estinzioni globali di animali e piante considerate nel documento. E sono l’unico fattore determinante nel 16% dei casi. Per farci un’idea del fenomeno, basti dire che almeno 218 specie aliene invasive sono state responsabili, da sole, di oltre 1.200 estinzioni locali. Il più delle volte si tratta di migrazioni che avvengono  in periodi abbastanza lunghi. Ad esempio sono anni, almeno dal 2008, che, sia pur in maniera sporadica, il granchio blu ha provato ad approdare dall’America al Mar Ionio e all’Adriatico, trovando finalmente qui un ambiente ideale per le proprie scorpacciate di cozze e vongole e mettendo in allarme l’economia della pesca.

Il granchio blu non è il primo e nemmeno l'ultimo

Ma prima di lui, i nostri territori hanno dovuto già fare i conti con altri animali colonizzatori: nutrie, scoiattolo grigio, la rana toro, e tra le piante l’ailanto e la lantana. Senza contare le zanzare: Aedes albopictus e Aedes Egypti, che per altro possono trasmettere il virus Zika, e che sono ormai da molti anni di casa anche in Europa alle latitudini più elevate.
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Anche lo scoiattolo grigio tra gli animali invasivi

Non tutte le migrazioni vegetali o animali hanno delle conseguenze catastrofiche.  Ma, se è vero che gli impatti sono anche positivi, l’85% delle conseguenze delle invasioni biologiche sulle autoctone determinano problemi seri. Soprattutto perché non abbiamo gli strumenti adeguati per difenderci da un fenomeno di queste proporzioni.

L'impatto ambientale ed economico

Fattore decisivo è però anche il fatto che spesso gli Stati sottovalutano il fenomeno fino a quando non genera effetti distruttivi sull’ecosistema locale, sull’ambiente e nell’economia di una regione. “Le specie esotiche invasive rappresentano una grave minaccia per la biodiversità e possono causare danni irreversibili alla natura, compresa l’estinzione di quelle locali e globali, e minacciare anche il benessere umano”, sostengono Helen Roy, Anibal Pauchard e Peter Stoett, co-presidenti del gruppo di lavoro che ha curato il rapporto. “Sarebbe un errore estremamente costoso considerare le invasioni biologiche solo come un problema di qualcun altro”, aggiunge Pauchard. “Sebbene le specie specifiche che infliggono danni varino da luogo a luogo, si tratta di rischi e sfide con radici globali ma impatti molto locali, che affrontano persone in ogni paese, di ogni provenienza e in ogni comunità – anche l’Antartide è colpita”.