L’altra faccia della maternità: a Locarno i film sulle mamme controverse e imperfette

Due produzioni che esplorano l’identità femminile, le sue diverse declinazioni nel presente e i lati oscuri dell’essere genitrici, i malesseri e i diagi che non si raccontano

di GIOVANNI BOGANI
16 agosto 2024
Il thriller "Salve Maria"

Il thriller "Salve Maria" (© Lluís Tudela)

LOCARNO. La 77esima edizione del festival di Locarno, che si avvia alla conclusione, ha esplorato un vasto range di argomenti con i suoi film provenienti da tutto il mondo. Uno di questi temi riguarda le donne, l’identità femminile, le sue diverse declinazioni nel presente. In particolare, alcuni film presentano il rapporto madre/figli in maniera diversa dall’immagine tradizionale delle madri che si prendono cura in tutto e per tutto di loro.

Il thriller “Salve Maria”

La competizione internazionale, a Locarno, presenta due film che si focalizzano sulle madri e i loro sentimenti verso le famiglie, in una luce molto diversa dai consueti ritratti di genitrici piene solo di amore. Il thriller psicologico “Salve Maria”, della regista catalana Mar Coll, per esempio, esplora le nevrosi, il senso di inadeguatezza che una donna sente rispetto al suo essere mamma. “Maria, promettente scrittrice e madre di un bimbo piccolo, si imbatte in una notizia che la sconvolge: una donna francese ha affogato i suoi due figli gemelli di dieci mesi in una vasca da bagno”, dice la regista. “Questo episodio diviene, per lei, una ossessione. Da quel momento in poi, lo spettro dell’infanticidio aleggia su di lei, come una minacciosa possibilità”.

La regista Mar Coll
La regista Mar Coll

Il film è un adattamento del romanzo della scrittrice basca Katixa Aguirre “Le madri no”, e vede protagonista la trentenne Laura Weissmahr, al primo ruolo importante. “Esploro la figura controversa della madre piena di rimorsi, che vive nella paura delle sue stesse pulsioni”, dice la regista.

“Quando ho iniziato a preparare il film, io avevo un bambino di quindici mesi – ha detto Mar Coll – e la mia sceneggiatrice Valentina Viso aveva due bambine. Abbiamo parlato a lungo delle nostre frustrazioni di madri, ma anche delle nostre felicità. Abbiamo capito che la maternità è una esperienza molto viscerale, e anche molto irrazionale”. “Ho voluto fare un film che non nascesse dalla mente, ma dalle viscere”, dice ancora la regista. “Vibrante, non intellettuale, molto fisico. È un soggetto molto difficile, è un tabù nella nostra società. Ma esiste. Esiste questo pensiero, non possiamo negarlo”. Il film esplora il malessere che la madre prova, il disagio di fronte a questo bambino che vomita il latte materno, come se avesse un rifiuto della madre, proprio mentre lei è a disagio, vedendo questa creatura che si ciba – letteralmente – di lei, del suo seno.

Il film "Salve Maria"
Il film "Salve Maria"

“The Sparrow in the Chimney”

L’altro film in concorso che mostra una prospettiva diversa sulla maternità è “The Sparrow in the Chimney” di Ramon Zurcher. Il direttore del festival, Giona A. Nazzaro, lo racconta così: “Il film mostra una famiglia sul punto di esplodere o implodere”. E il regista aggiunge: “Ci sono film che raccontano donne che nascondono abissi dentro di sé. Volevo capire che cosa succede quando una madre trova degli ostacoli a reagire verso i propri figli con tenerezza e amore. Ci sono delle etichette come ‘cattiva madre’, ‘maternità rifiutata’, che io volevo esplorare, andando al di là delle etichette. Volevo tracciare personaggi più complessi. La società chiede a una madre di essere perfetta. Dovremmo smettere di giudicare le donne che non lo sono”.