Save Our Souls: “Oggi serve coraggio per parlare di temi sociali. Noi li cantiamo”

È uscito “Macte Animo!” il quarto album del gruppo lombardo, in cui parla di sicurezza sulla strada e nel lavoro e di prevenzione nella vita di tutti i giorni. “Ci vuole coraggio oggi a interessarsi di tematiche sociali”, dice il leader della band Bruco

di GIOVANNI BALLERINI
14 gennaio 2025
Marco Daniele Ferri, in arte Bruco (SOS-Save Our Souls)

Marco Daniele Ferri, in arte Bruco (SOS-Save Our Souls)

“Pensiamo che, come band, siamo sempre stati abbastanza vicini a tematiche sociali”. Altro che gangsta rap. A differenza di tanti trapper, con i loro (spesso) testi esplicitamente violenti, c’è chi preferisce cantare la sicurezza stradale e sul lavoro. È il caso dei SOS - Save Our Souls, una band popolare sia in Italia che all’estero (grazie ai tanti concerti di questi anni e la partecipazione a festival e concorsi come Sanremo Rock) che unisce l’energia del rock con un impegno concreto su argomenti cari e sensibili per la società. La band lombarda torna sulla scena con l’album “Macte Animo!”, appena uscito per SA Project / Believe.

Nati nel 1993 da un’idea di Marco Daniele Ferri, in arte Bruco, che ne è tuttora il frontman e il bandleader, gli SOS - Save Our Souls tengono molto a questo nuovo disco, che in latino significa “Coraggio!” e raccoglie i brani più significativi del gruppo usciti negli ultimi anni, sul tema della sicurezza sulla strada e nel lavoro e di prevenzione nella vita di tutti i giorni.

Bruco, come è nato questo vostro impegno? “Il primo brano che ho scritto come autore si intitolava ‘Guerra no’ e parlava di un periodo che purtroppo è molto simile a quello che stiamo vivendo oggi. Nel corso degli anni alcuni album sono stati un po' più leggeri, ma ho avuto la fortuna di conoscere delle persone che erano molto sensibili a tematiche più impegnate. Anche da questo è nata ‘Ancora Vivere’ che, come sottolinea anche un bel video, sconsiglia l'utilizzo del cellulare in automobile. Grazie a pezzi come questi ho capito che c’era una sensibilità all'interno di noi che andava un po' riscoperta, soprattutto abbracciando tematiche che nessuno oggi ha voglia di affrontare”.  

Fra queste anche quella della guerra? “Sì, perché stranamente oggi davvero pochi si mettono a cantare e a scrivere di quello che sta succedendo. Le guerre vengono ignorate dalla musica. Forse tutti vogliono far vedere quello che è alla base della vita finta a cui diamo vita sui social: tutti belli felici, contenti, sempre con il portafoglio pieno etc. Noi SOS pensiamo che in realtà il mondo ha anche le sue peculiarità e le sue dinamiche che meritano di essere raccontate, anche se non sono sempre cose positive o felici”.

È il caso del nuovo singolo “Con gli occhi aperti” in cui raccontate a sicurezza in maniera positiva? “Certo. È l’occasione per narrare in modo diverso la salute e sicurezza sul lavoro. Parla di una caduta dall'alto, che in termine tecnico si chiama near miss, una situazione di rischio che si è risolta senza danno alla salute. Un non incidente, qualcosa che fortunatamente è andato a buon fine, ma che deve far riflettere, deve far accendere un campanellino, perché probabilmente c’è qualcosa di sbagliato nelle procedure o nelle situazioni, però finisce tutto bene. Poi si capisce che la persona si salva perché utilizzava il casco, l'imbragatura. È stata soltanto una percezione di un attimo fortunatamente”.

Macte Animo!
Macte Animo!

Come mai avete chiamato il vostro quarto album Macte Animo? “Perché oggi bisogna avere coraggio, lo dicevamo prima. Ci vuole coraggio a interessarsi di tematiche sociali, a portare avanti la musica dal vivo in un mondo in cui tutto è digitale e tutto sembra finto, insomma costruito un po' ad arte. Lo stesso vale anche quando si va ad affrontare il tema della salute sociale. Noi crediamo che bisogna prendere coscienza che non è un problema di regole: la formazione è una questione culturale. E se ha bisogno di avere stimoli e strumenti, noi cerchiamo di darglieli attraverso la musica. Ascoltando un brano musicale, guardando un video, venendo a un concerto, può scattare quella riflessione che ti aiuta a pensare che mettere la cintura di sicurezza anche quando sei nel lato posteriore sia importante. E bisogna avere il coraggio di allacciarla”.

Nei vostri concerti fate un po' come Village People e sfoggiate i caschetti da cantiere e gli scarponi antinfortunistici, come fate sulla copertina del nuovo disco? “Dal vivo no. Ma, nel finale del videoclip metto il caschetto. Alcune volte ci è capitato di fare lo stesso, quando abbiamo fatto degli eventi all'interno di aziende, per dare il buon esempio. Avevamo le scarpe antinfortunistiche, il giubbetto, per dare il messaggio giusto fino alla fine. Però dal vivo siamo rockettari. Il nero è il nostro colore preferito, per le magliette, il chiodo”.

Anche con il look rockettaro collaborate attivamente con aziende, con vari progetti? “In questi anni abbiamo avuto la possibilità di portare il nostro messaggio, la nostra musica e quindi questi messaggi all'interno di contesti anche importanti, partendo dal Teatro Brancaccio di Roma, al Teatro Filodrammatici di Milano, all'Agenzia Spaziale Italiana Roma, abbiamo fatto due bellissimi eventi, in primo davanti a 300 ragazzi delle scuole.Cerchiamo di collaborare con quegli enti o quelle aziende o quelle persone che hanno la nostra stessa sensibilità, purtroppo ne servirebbero di più. Per questo mi auguro che questo nuovo disco possa alimentare la discussione, stimolare a creare ancora più spazi. E mi auguro che anche altri artisti, magari anche più affermati di noi, seguano questi input, e possano dare voce a queste tematiche”.

Voi lo fate variando ritmo a ogni pezzo, non ce n'è uno uguale? “Assolutamente sì. È chiaro che la nostra matrice è rock, ma ci piace anche il pop e la musica italiana è chiaramente il nostro riferimento. Io poi sono un grande patito di musica metal, oltre al jazz. Amo la musica dei Metallica, ma anche come canta Frank Sinatra. Per il singolo volevo un brano che suonasse un po' Black Sabbath, un po' oggi, con chitarroni pesanti, quindi ho lavorato su un arrangiamento di quel tipo. Alla fine “Con gli occhi aperti”è forse il pezzo più cattivo che ho scritto negli anni, cattivo nel senso di più grintoso”.

Come farete la promozione dell’album? “Stiamo definendo gli ultimi dettagli per il nuovo tour e una serie di eventi promozionali, che dovrebbero partire a febbraio da Milano. Stiamo scegliendo anche proprio tipologie di locali che siano adatti allo spettacolo che vogliamo mettere su, perché vogliamo favorire l'interazione con il pubblico, in modo da favorire all'interno del concerto momenti in cui la sensibilizzazione e la riflessione su determinati temi sarà ben presente.Mi auguro davvero che questi live si trasformino in strumenti utili alla diffusione della cultura della sicurezza. Sul lavoro, ma anche sulla strada”.