Pochi lo sanno, ma il baseball per ciechi è una disciplina ideata in Italia dal bolognese Alfredo Meli e portata per la prima volta sul campo nel 1994. Da allora si è diffusa a livello globale, coinvolgendo numerosi Paesi e dando vita a un avvincente campionato mondiale.
Nel 2024, l’Italia si è classificata seconda proprio ai Mondiali, confermando il suo ruolo di eccellenza in questo, che non è solo uno sport, ma un’occasione a disposizione degli ipovedenti per esprimersi in libertà, un viaggio emotivo che celebra l’inclusività e il potere del lavoro di squadra.
A questa disciplina, per cui è in corso l’iter per l’ammissione ai Giochi Paralimpici, è stato dedicato il cortometraggio “Campo Libero” della regista Cristina Principe, che racconta lo straordinario mondo degli atleti ipovedenti e i della squadra Fiorentina BXC di baseball adattato.
Il docufilm, che racconta in 15 minuti la finale del campionato di BXC, il baseball giocato da disabili visivi, viene presentato in anteprima lunedì 13 gennaio, alle 18, al Lyceum Club Internazionale di Firenze. Alla speciale première parteciperanno, oltre alla regista Cristina Principe e al direttore della fotografia Pierfrancesco Bigazzi, Donatella Lippi (ordinario di Storia della Medicina, delegata della Rettrice al Coordinamento delle Relazioni Esterne e presidente Lyceum Club Internazionale di Firenze), Maria Paola Monaco (delegata della Rettrice all’Inclusione e Diversità e allo Sport), Eva Trevisan (vicepresidente AIBXC, atleta di softball per la società Blue Girls Bologna, membro della nazionale italiana ai Giochi Olimpici di Atene 2004), Giuditta Carretti (assegnista di ricerca al DMSC dell’Università degli Studi di Firenze) ed infine lo staff tecnico e atleti della squadra Fiorentina BXC.
Ma, lasciamo la parola alla giovane e motivata regista, che recentemente è stata premiata al New York Tri-State Film Fest per “Tesi”, un cortometraggio documentario che svela l'anima e il percorso artistico del compositore pistoiese Riccardo Tesi, grande virtuoso di uno strumento antenato della fisarmonica, come l’organetto diatonico.
Cristina, come è nato il progetto? “Ho conosciuto questi ragazzi per puro caso. Quando ho visto cosa fanno, mi sono convinta che fosse necessario spargere la voce e sostenere anche chi, a sua volta, sostiene tutto il progetto. Le persone che lavorano a contatto con Fiorentina Baseball per Ciechi sono tutti volontari e svolgono una ricerca che necessita fondi. È importante sottolineare è che questa metodologia sportiva è nata in Italia, per poi essere esportata in tutto il mondo, ma in America i ciechi giocano diversamente”.
Qui come si gioca? “In autonomia. Per l’atleta cieco tutto il residuo visivo è portato a zero perché gioca con delle maschere che oscurano totalmente il campo visivo. Tutti hanno lo stesso grado di visibilità, ovvero niente. Prendono la palla in una mano, la mazza nell’altra. Battono da soli e poi corrono verso la prima e la seconda base. Tra le due basi viene lanciata una traccia sonora, un’indicazione spaziale che li guida. Il suono è l'elemento chiave attraverso il quale i ragazzi capiscono la direzione. Nell’economia del gioco anche lo staff tecnico è poi molto importante”.
Come ha costruito il cortometraggio? “E’ uno spaccato della partita, della finale di campionato di BXC. Ci guida Vanessa, una delle principali atlete della squadra di Firenze, che si prepara autonomamente e poi va verso il campo dove si svolge la finale di campionato fra Fiorentina BXC e i ragazzi della Roma All Blinds capitanati da Marco Corazza”.
Non c’è fiction nello svolgimento di questo corto? “No, è un documentario. Vanessa, i sui compagni di squadra e gli avversari giocano davvero e la composizione delle squadre è quella reale. Alla fine questo docufilm fa riflettere e penso anche emozionare, ma non è assolutamente triste: si vuole slegare dal binomio tristezza-disabilità. I giocatori vivono la vita con tantissima leggerezza, scherzano tanto anche con gli allenatori e fra loro. È un gioco molto leggero, divertente e anche dinamico a livello di ritmo, che indaga ed espande per questi ragazzi il concetto di libertà. Vanessa parla di ciò che le dà il baseball e di ciò che le permette di fare questa attività. Come la corsa: lei non potrebbe mai correre in uno spazio a meno che non avesse al suo fianco degli assistenti o comunque delle persone di cui si fidasse. Grazie al Baseball BXC entrano in gioco i concetti di fiducia, di libertà, di rispetto reciproco”.
Come avete organizzato la première di lunedì 13 gennaio? “Presentiamo in anteprima questo lavoro, insieme a Donatella Lippi, che è una ricercatrice e presidente del Liceum, e l'associazione italiana Baseball per Ciechi, con Eva Trevisan che è la presidente della squadra Fiorentina BXCe. Insomma lo staff, l'allenatrice e altre figure. Parleremo anche del tema della divisibilità visiva legata allo sport, citando anche la ricerca realizzata su questi ragazzi da Giuditta Caretti che è la preparatrice atletica nonché ricercatrice. Sarà un evento tutto fondo”.
Intanto avete iscritto il cortometraggio a dei festival? “Sì, stiamo lavorando affinché lo proiettino in più festival possibili, in modo da far conoscere questa pratica sportiva e il lavoro che ci sta dietro a un vasto pubblico”.
Come va avanti la collaborazione con Pierfrancesco Bigazzi? “Bene. Con Pierfrancesco lavoriamo insieme da tempo, su più lavori, in particolare per produzioni indipendenti, come l'altro mio cortometraggio documentario ‘Tesi’. Anche in quello lui si è occupato della fotografia e io ho fatto la regia. Ormai ci facciamo da spalla a vicenda, lavoriamo bene insieme e la collaborazione funziona molto bene. Pierfrancesco ha un occhio anche da regista, è una persona molto sensibile. Si è affezionato tantissimo ai ragazzi del baseball e li ha seguiti quanto me praticamente. Quindi sì sì, sicuramente questo binomio funziona bene”.