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Home » Spettacolo » Cecco e Cipo: “La musica è terapia contro ansia e timidezza. Ma in questo periodo non basta”

Cecco e Cipo: “La musica è terapia contro ansia e timidezza. Ma in questo periodo non basta”

I ragazzi di Vinci tornano con il nuovo album "Con Permesso", e raccontano come stanno vivendo questo difficile periodo: "Vivere di musica è una scelta coraggiosa ma con la pandemia costretti a cercare entrate extra". E sul passato: "Abbiamo grandi complessi fin da piccoli, Cecco con la timidezza e io sono stato vittima dei bulli"

Giovanni Ballerini
24 Gennaio 2022
Cecco e Cipo

il nuovo album di cecco e cipo

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“Con permesso è il nostro quinto lavoro in studio. Si tratta di un progetto seminato all’incirca due anni fa, cresciuto durante il lockdown e fiorito nel 2021. Sarà pronto per essere colto in questo nuovo anno. È un disco nato in un periodo storico e personale molto delicato: voler vivere di musica mentre è in corso un’epidemia globale è una scelta coraggiosa, che non abbiamo mai messo in discussione, ma che ci ha sicuramente rallentato e, siamo onesti, ci ha portato anche a cercare qualche lavoretto che ci garantisse piccoli extra”.

cecco e cipo
Simone Ceccanti e Fabio Cipollini, in arte Cecco e Cipo, sono un duo folk di Vinci che si è fatto conoscer dal grande pubblico alle selezioni di X Factor 8

Cecco e Cipo, Simone Ceccanti e Fabio Cipollini, entrambi di Vinci, entrambi classe ’92, con sei milioni di stream su Spotify e centinaia di concerti in tutta la penisola, si stanno facendo apprezzare da un pubblico sempre più ampio che ama il loro modo di raccontare in musica, il loro storytelling. S’intitola “Con permesso” ed è appena uscito per Black Candy Produzioni, distribuzione Believe, il loro nuovo album di inediti. Per il duo toscano, che conquistò l’attenzione mediatica durante le audizioni dell’ottava edizione di X Factor, è un ulteriore passo in avanti. Il disco dimostra che il loro cantautorato bucolico si è evoluto dal punto di vista dei testi e dei ritmi.

Cipo, anche la parte musicale ha una marcia in più?
“Abbiamo avuto modo di lavorare di più sul suono, sull’arrangiamento e, grazie al produttore Samuele Cangi, sulla produzione artistica. È un lavoro meno folk pop e un po’ più british, più rock”.

Il vostro sembra un mondo bello e colorato, ma siete mai stati bullizzati in qualche modo?
“Io e Cecco in realtà siamo due persone con grandi complessi fin da piccoli. Lui si è sempre portato dietro una grandissima timidezza, che ancora oggi possiede e non gestisce molto facilmente quando si deve mettere in relazione ad altre persone. Io invece sono stato, soprattutto nel periodo delle medie, nel mirino dei bulli. Ho preso un bel po’ di botte perché ero timido e facevo fatica a socializzare. Per questo ero nell’occhio del mirino. Crescendo ho sofferto di attacchi di panico e, anche oggi con l’uscita del disco, sento in testa un ginepraio un po’ complesso. Tutto si scioglie a fare il mio lavoro preferito, la musica, che considero la cosa più bella del mondo. Anche quella l’ho sempre vissuta sinora con un po’ di ansia, ho durato un po’ fatica a scacciarla, nonostante le cose siano andate sempre bene”.

Tornano con un nuovo album, “Con Permesso” nato durante il lockdown due anni fa e che sperano possa avere successo nonostante il momento difficile e “i problemi personali”

Eppure sembrate giocosi e spensierati…
“La verità è che, fin dal passato, usiamo la musica, soprattutto quella dal vivo, come terapia. È la cosa che ci piace più fare. È una cosa che ci fa stare bene, distaccandoci da tutto il resto, dalle nostre paranoie, dai nostri complessi. L’abbiamo sottolineato anche nello Straordinario tour, che era proprio incentrato sulla musica come terapia, che è l’unica cosa che ci fa stare bene. Almeno per due settimane. Poi bisogna suonare ancora”.

Come è fare musica a Vinci?
“Prima di girare tantissimo in duo ero abituato a una vita di campagna e ancora oggi, più ci si avvicina a casa e più tutto ci sembra più bello, più rilassante. Detto questo, per fare musica a Vinci abbiamo preso con noi gli unici altri ragazzi che suonavano in città: con loro abbiamo costruito la band e siamo cresciuti insieme”.

E ora alla soglia dei 30 anni ci credete sul serio?
“Per forza, dopo cinque album sarebbe un delitto dubitare di noi. Siamo contenti di questo momento, anche se avremo preferito arrivarci con un po’ meno di problemi personali. Spero davvero che questo album sia una piccola svolta, che si senta il lavoro che ci abbiamo messo per farlo e di ripartire presto a suonare”.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
"Con permesso è il nostro quinto lavoro in studio. Si tratta di un progetto seminato all'incirca due anni fa, cresciuto durante il lockdown e fiorito nel 2021. Sarà pronto per essere colto in questo nuovo anno. È un disco nato in un periodo storico e personale molto delicato: voler vivere di musica mentre è in corso un'epidemia globale è una scelta coraggiosa, che non abbiamo mai messo in discussione, ma che ci ha sicuramente rallentato e, siamo onesti, ci ha portato anche a cercare qualche lavoretto che ci garantisse piccoli extra".
cecco e cipo
Simone Ceccanti e Fabio Cipollini, in arte Cecco e Cipo, sono un duo folk di Vinci che si è fatto conoscer dal grande pubblico alle selezioni di X Factor 8
Cecco e Cipo, Simone Ceccanti e Fabio Cipollini, entrambi di Vinci, entrambi classe ’92, con sei milioni di stream su Spotify e centinaia di concerti in tutta la penisola, si stanno facendo apprezzare da un pubblico sempre più ampio che ama il loro modo di raccontare in musica, il loro storytelling. S’intitola "Con permesso" ed è appena uscito per Black Candy Produzioni, distribuzione Believe, il loro nuovo album di inediti. Per il duo toscano, che conquistò l’attenzione mediatica durante le audizioni dell’ottava edizione di X Factor, è un ulteriore passo in avanti. Il disco dimostra che il loro cantautorato bucolico si è evoluto dal punto di vista dei testi e dei ritmi. Cipo, anche la parte musicale ha una marcia in più? "Abbiamo avuto modo di lavorare di più sul suono, sull’arrangiamento e, grazie al produttore Samuele Cangi, sulla produzione artistica. È un lavoro meno folk pop e un po’ più british, più rock". Il vostro sembra un mondo bello e colorato, ma siete mai stati bullizzati in qualche modo? "Io e Cecco in realtà siamo due persone con grandi complessi fin da piccoli. Lui si è sempre portato dietro una grandissima timidezza, che ancora oggi possiede e non gestisce molto facilmente quando si deve mettere in relazione ad altre persone. Io invece sono stato, soprattutto nel periodo delle medie, nel mirino dei bulli. Ho preso un bel po’ di botte perché ero timido e facevo fatica a socializzare. Per questo ero nell’occhio del mirino. Crescendo ho sofferto di attacchi di panico e, anche oggi con l’uscita del disco, sento in testa un ginepraio un po’ complesso. Tutto si scioglie a fare il mio lavoro preferito, la musica, che considero la cosa più bella del mondo. Anche quella l’ho sempre vissuta sinora con un po’ di ansia, ho durato un po’ fatica a scacciarla, nonostante le cose siano andate sempre bene".
Tornano con un nuovo album, "Con Permesso" nato durante il lockdown due anni fa e che sperano possa avere successo nonostante il momento difficile e "i problemi personali"
Eppure sembrate giocosi e spensierati… "La verità è che, fin dal passato, usiamo la musica, soprattutto quella dal vivo, come terapia. È la cosa che ci piace più fare. È una cosa che ci fa stare bene, distaccandoci da tutto il resto, dalle nostre paranoie, dai nostri complessi. L’abbiamo sottolineato anche nello Straordinario tour, che era proprio incentrato sulla musica come terapia, che è l’unica cosa che ci fa stare bene. Almeno per due settimane. Poi bisogna suonare ancora". Come è fare musica a Vinci? "Prima di girare tantissimo in duo ero abituato a una vita di campagna e ancora oggi, più ci si avvicina a casa e più tutto ci sembra più bello, più rilassante. Detto questo, per fare musica a Vinci abbiamo preso con noi gli unici altri ragazzi che suonavano in città: con loro abbiamo costruito la band e siamo cresciuti insieme". E ora alla soglia dei 30 anni ci credete sul serio? "Per forza, dopo cinque album sarebbe un delitto dubitare di noi. Siamo contenti di questo momento, anche se avremo preferito arrivarci con un po’ meno di problemi personali. Spero davvero che questo album sia una piccola svolta, che si senta il lavoro che ci abbiamo messo per farlo e di ripartire presto a suonare".
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