"Sono una donna, non sono una santa" cantava Rosanna Fratello più di quarant'anni fa. "Anzi, sono una strega" aggiungerebbe oggi
Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior. E lo sono tutte quelle donne che oggi, come ieri, si ribellano, combattono quotidianamente gli stereotipi e le
contraddizioni di una società che ostacola una loro piena emancipazione.
La sfilata di Dior a Parigi
“Non sono uno spazio vuoto tra le tue pagine”, “Non sono solo una mamma, una moglie, una figlia.
Sono una donna”, “Il mio corpo non è un divertimento a poco prezzo. Quando dico no, è no”. Parole profonde che con le immagini coloratissime della pubblicità sessista anni Sessanta-Settanta esplodono lungo le pareti dello spazio immenso alle
Tuileries per il defilè di Dior, con la direttrice creativa
Maria Grazia Chiuri che continua a lavorare ed ad esplorare anche con la moda la femminilità e il femminismo, gli arcani di ieri che purtroppo sono di grande attualità anche oggi. Una forma mentale al maschile che sembra non trovare requie né speranze. Tuileries si colora di righe gialle e fuxia e comincia a montare la video installazione dell’artista romana Elena Bellantoni che offre il suo intelligente e acuto punto di vista sull’immagine deviata di ieri che è rimbalzata nelle teste di troppi.
"Tremate tremate, le streghe son tornate"
Collezione primavera estate 2024 Dior a Parigi (Ansa)
Ma qui da Dior tutto questo lo raccontano gli abiti, bellissimi, che Maria Grazia Chiuri ha disegnato ripensando al
percorso terribile delle donne che nei secoli scorsi
sono state chiamate streghe per condannarle, isolarle, bruciarle per la loro libertà, spesso per la loro sapienza con le erbe medicinali, la loro ribellione alle norme di una società ancora vittima di oscurantismo, anche sessuale.
La stilista di Dior pensa anche all’oggi, è inevitabile, alla
recrudescenza di violenza contro le donne, “e penso che tanti fenomeni” siano frutto di mancanza di cultura. Dobbiamo fare una riflessione tutte insieme, perché qualcosa ci è sfuggita di mano”.
La misoginia sullo sfondo
In sala alle Tuileries le grandi righe gialle e fuxia della video installazione di Elena Bellantoni si rincorrono sulle pareti, con le immagini pubblicitarie più misogine e ipocrite di un tempo che poi non è così lontano, con le frasi che ti si abbattono addosso (tutte in inglese per il parterre internazionale del defilè). Mentre le modelle sfilano in una sinfonia di neri profondi, di pizzi che velano ed esaltano senza alcun cenno di sexy, di scarpine che si allacciano con cinghiette chiuse da perle fino al ginocchio, di ciabattine (le “ciocie” del nostro meridione) di gros grain tutto sfilacciato, con
le camicie simbolo della collezione per la prossimo primavera-estate 2024 ispirata ad una scollatura di Christian Dior del 1947 con una
perfetta asimmetria e una nudità solo su una spalla: sarà il capo icona delle fans del brand che fa capo al Gruppo LVMH e che tutte le ragazze e le donne vorranno avere.
Maria Grazia Chiuri in passerella a fine sfilata (Ansa)
In ricordo dei falò per le donne di cattiva fama del Medioevo ecco gli abiti a balze che mostrano le bruciature, o le gonne a pieghe che Maria Grazia ha rilanciato con forza che stagliano tra una piega e l’altra la foto di Brigitte Niedermair che ha uno sguardo non banale sulla Tour Eiffel. E poi strappi e
lacerazioni alla maniera di Burri. Un processo alle “streghe” di ieri in passerella da Dior per esaltarne il genio e la cattiva sorte che è loro toccata perché non si sono piegate al potere centrale, un riferimento chiaro alla tanta strada ancora da fare nella società di oggi verso
una vera uguaglianza tra i sessi e l’allontanamento dagli stereotipi. “Penso che
la moda abbia la responsabilità di rendere le donne consapevoli del loro valore - dice Maria Grazia Chiuri - forti nelle loro differenze”. E allora
viva le ribelli del Medioevo e quelle di oggi.