Un annuncio che ha scosso – di nuovo – il mondo patinato di Hollywood: Blake Lively ha presentato, nel fine settimana appena trascorso, una denuncia contro Justin Baldoni, e una serie di attrici e colleghe della 37enne, tra cui America Ferrera, Amber Tamblyn e Alexis Bledel, hanno sostenuto pubblicamente la statunitense nella sua azione legale. Lively ha accusato il regista e co-protagonista di “It Ends With Us” di molestie sessuali, di aver avviato una campagna di calunnie per “distruggere” la sua reputazione e di aver provocato, con questo suo comportamento, un “grave malessere emotivo” a lei e alla sua famiglia.
Viene quindi citato anche il marito Ryan Reynolds, per aver partecipato a una riunione in cui l'attrice avrebbe intimato alla controparte maschile del film di “non mostrarle più immagini di donne nude né menzionare la sua presunta dipendenza da porno o le sue conquiste sessuali”, di non parlare più dei genitali di membri della troupe, di chiederle informazioni sul suo peso e lo avrebbe pregato di non continuare a menzione il suo defunto padre, Ernie Lively. E, cosa ancora più scottante, la 37enne durante la riunione avrebbe chiesto a Baldoni di non aggiungere ulteriori scene di sesso alla sceneggiatura, che lei stessa aveva visionato e approvato prima dell'inizio delle riprese. Una serie di gravi accuse che i difensori di Baldoni definiscono “categoricamente false”.
La pensano diversamente invece Ferrera, Tamblyn e Bledel, che hanno recitato con la californiana nel film del 2005 “Quattro amiche e un paio di jeans”, e che domenica hanno rilasciato una dichiarazione congiunta su Instagram in cui affermano: “Come amiche e sorelle di Blake da oltre 20 anni, siamo solidali con lei mentre combatte contro la campagna per distruggere la sua reputazione”. E ancora, nella dichiarazione e congiunta: “Durante le riprese di It Ends with Us, l'abbiamo vista trovare il coraggio di chiedere un posto di lavoro sicuro per sé e per i colleghi sul set, e siamo inorridite nel leggere le prove di uno sforzo premeditato e vendicativo che è stato seguito per screditare la sua voce”. Dalla parte di Lively si è schierata anche Colleen Hoover, autrice del romanzo da cui è stato tratto il film, che le ha mostrato il suo sostegno descrivendola come “onesta, gentile, solidale e paziente dal giorno in cui ci siamo incontrate. Grazie per essere esattamente l'essere umano che sei. Non cambiare mai. Non appassire mai”, ha scritto in un post sui social.
Gli avvocati dell’attrice affermano che la denuncia fa seguito a un incontro avvenuto all'inizio dell'anno per affrontare “ripetute molestie sessuali e altri comportamenti inquietanti” da parte del produttore del film. “La cosa più sconvolgente – dichiarano ancora Bledel, Ferrera e Tamblyn –è lo sfruttamento senza ritegno delle storie di sopravvissute alla violenza domestica per mettere a tacere una donna che ha chiesto sicurezza. L'ipocrisia è sbalorditiva”. E infine: “Siamo colpite dall'evidenza che anche se una donna è forte, famosa e dotata di risorse come la nostra amica Blake, può subire ritorsioni violente per aver osato chiedere un ambiente di lavoro sicuro. Siamo ispirate dal coraggio di nostra sorella nel difendere se stessa e gli altri”.