Purché se ne parli. E di lui si parla da giorni, anzi da settimane. Dal momento in cui Carlo Conti ha annunciato che sarà tra i cantanti in gara al prossimo Sanremo (e come lui il suo rivale in amore e in barre Fedez): Tony Effe è nell’occhio del ciclone e da lì si gode lo show. Che di edificante non ha proprio niente.
Il dissing col Campidoglio
Il rapper, al secolo Nicolò Rapisarda, era tra gli artisti di punta del concerto di Capodanno a Roma, prima che l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Gualtieri decidesse di cancellare la sua esibizione a causa, si sono giustificati dal Campidoglio, dei contenuti sessisti, violenti e misogini dei testi delle sue canzoni. “Non si tratta di cesura, è un fatto di opportunità" aveva detto il primo cittadino, chiedendo al 33enne un passo indietro dopo che in parecchi avevano storto il naso sull'opportunità di far cantare, in una occasione istituzionale, un rapper tanto discusso.
Da qui la replica, dopo due giorni di silenzio, dello stesso Tony Effe, mentre il mondo dello spettacolo si iniziava a schierare apertamente a difesa dell’arte da qualsiasi censura: averlo prima invitato e poi escluso, per la Pegaso Management che lo rappresenta, porta a un “evidente danno di immagine" per l’artista. Ed “è innegabile che questa vicenda lo abbia esposto a una forte pressione mediatica rischiando di comprometterne la carriera", afferma ancora il manager del cantante aggiungendo un minaccioso "riservandosi ogni altra riflessione", che potrebbe suggerire persino l'ipotesi delle vie legali.
Il cartellone del Capodanno romano era stato presentato ufficialmente in Campidoglio proprio dal sindaco con il suo assessore ai Grandi Eventi, e questo non è sfuggito agli organizzatori del concerto, la Friends&Partners e la Vivo Concerti. Che si sono aggiunti alle proteste del management: "Pur nel rispetto delle decisioni del Comune di Roma dobbiamo rappresentare il nostro vivo stupore e dispiacere poiché tale decisione è stata presa in assenza di alcuna valida motivazione, dopo il raggiungimento di un accordo fra le parti e addirittura dopo l'annuncio e la conferenza stampa in cui veniva annunciata e pubblicizzata la presenza di Tony all'evento".
Il ritiro polemico di Mahmood e Mara Sattei
Intanto a pagare le spese di questa decisione è l’organizzazione dell’evento di fine anno nella Capitale, quindi lo stesso Campidoglio, che oggi ha ricevuto la notizia del ritiro anche del resto del cast annunciato per l’appuntamento, ovvero di Mahmood e Mara Sattei.
“Date le decisioni prese in merito al Capodanno di Roma, anch'io non prenderò parte all'evento. Non trovo corretto impedire a un artista di esibirsi, privandolo della sua libertà di espressione”, ha dichiarato quest’ultima su Instagram, mentre il due volte vincitore del festival di Sanremo ha protestato, con un post sui social, contro quella che definisce “censura” nei confronti del collega: “Ho aspettato fino all'ultimo poiché speravo di leggere una notizia diversa rispetto all'esclusione di Tony Effe dal Capodanno di Roma. Ritengo sia una forma di censura per cui decido anche io di non partecipare al Capodanno della Capitale. Sono fermamente convinto che qualsiasi forma d'arte possa essere discussa e criticata ma non deve esistere censura".
Cantanti schierati al fianco di Tony Effe
“Censura: spazio dove la libertà e la verità sono imbavagliati e la menzogna del potere crea il suo dizionario". Lo scrive Gaia, compagna di successi estivi di Effe col brano “Sesso e Samba” in riferimento alla vicenda dell'esclusione del rapper dal concerto di Capodanno a Roma. E come lei in questi giorni sono stati tanti i nomi del mondo della musica e dello spettacolo che si sono schierati al fianco dell’ex membro della Dark Polo Gang.
“Odio l'Italia perché si sta bene soltanto se trovi un colpevole. Smettetela di censurare il lavoro degli altri perché non lo ritenete tale e allora cercate delle scuse per darvi ragione, siete voi che non capite”: così ad esempio il rapper Lazza sul suo profilo Instagram. “Ogni volta che qualcuno del rap viene infilato in una situazione mainstream si cerca sempre di additarlo per qualcosa o farlo passare per coglione", aggiunge citando i casi non solo di Tony Effe ma anche di Geolier. "Senza contare – prosegue – che oggi tanti pensano di ospitare un rapper con l'idea di fargli un favore quando in realtà è proprio l'esatto contrario. A Woodstock - conclude - c'era gente nuda e tutta fatta, però nascondiamoci pure dietro il 'eh erano altri tempi'”.
“Penso che censurare gli artisti non sia la soluzione, l'arte deve restare un luogo di espressione. Anche quando fa discutere”, sostiene Noemi, che sarà in gara a Sanremo come Tony Effe. Emma affida il suo pensiero a una storia Instagram: “Trovo sia davvero un brutto gesto escludere Tony Effe dal concerto di Capodanno a Roma privando un ragazzo di esibirsi nella sua città. Non è una cattiva persona e non ha fatto male a nessuno. Ma è altrettanto un brutto gesto nei confronti della musica tutta e dell'arte in generale. Una forma di censura violenta che alle soglie del 2025 non si può tollerare e giustificare. Ti abbraccio Tony". E la cantante Giorgia chiosa: “La musica è espressione di libertà di chi la fa ma anche di chi l'ascolta che può scegliere se ascoltarla oppure no. La censura, la storia lo dimostra, non è mai una soluzione ma di solito l'inizio di un tunnel che non porta mai alla luce”.
Codacons: “Censura per Tony Effe? Ignoranti o in malafede”
Ma nel marasma dei commenti, di chi vuole dire la sua – dicevamo no, ‘purché se ne parli’ – sulla spinosa faccenda, il contraltare alla solidarietà tra artisti lo presiede il Codacons (lasciamo volontariamente da parte le opinioni politiche che potrebbero essere come al solito risparmiate). “Chi oggi parla a sproposito di censura commentando l'esclusione di Tony Effe dal concertone di Capodanno a Roma o è ignorante, nel senso che non conosce l'argomento di cui parla, o è in malafede", affermano.
E ancora: “Impedire di utilizzare i soldi dei cittadini per pagare artisti i cui brani contengono frasi violente contro le donne non ha niente a che vedere con la censura, considerato che gli stessi artisti possono diffondere liberamente le proprie canzoni in altri contesti o tenere concerti a pagamento per il proprio pubblico – spiega il presidente Carlo Rienzi –. Pur condividendo le critiche sulle modalità con cui il Campidoglio ha gestito la vicenda, riteniamo che impedire insulti alle donne o forme di istigazione alla violenza sia un preciso dovere non solo delle istituzioni, ma anche degli stessi artisti, i quali dovrebbero prendere le distanze dai colleghi che diffondono messaggi sbagliati ai giovani".
Una critica indirizzata alle personalità elencate sopra e ai tanti altri che avrebbero dovuto appoggiare la scelta dell’esclusione, e che invece si sono schierati all’opposto, con l’autore di quei brani. Una presa di posizione “che di fatto vanifica la battaglia che si sta conducendo in Italia contro violenza di genere, bullismo e femminicidi", conclude Rienzi.